Se c’è un luogo oscuro e protetto dove da più di un secolo si dipanano incessantemente trame innominabili questo luogo è il Vaticano, il piccolo stato papale al centro della città di Roma, capitale d’Italia.

Dalla misteriosa morte di Pio XII a quella altrettanto cupa di Giovanni Paolo I, Papa Luciani, il pontefice che rideva, fino alle eterne macchinazioni dell’Opus Dei, passando per lo scandalo dello IOR - la banca di esclusiva proprietà del capo della Chiesa - l’attentato a Giovanni Paolo II, la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, la strage delle guardie svizzere, gli inquinamenti dei servizi segreti di mezzo mondo.

E poi ancora l’uso dell’ultimo segreto di Fatima a copertura di una trama inestricabile che definisce il ruolo assolutamente politico della Chiesa di Roma.

Vittorio Di Cesare e Sandro Provvisionato tornano a scrivere assieme su un argomento delicato quanto sconvolgente, rivelando le oscure e feroci lotte che si combattono all’ombra della cupola di San Pietro e nel chiuso della cinta delle mura vaticane, spesso impenetrabili per gli stessi organi inquirenti italiani.

Un breve saggio ad uso di coloro che credono ancora che male e bene siano entità assolutamente separate.

Vittorio Di Cesare e Sandro Provvisionato

VATICANO ROSSO SANGUE. Dalle trame dell’Agente G al rapimento di Emanuela Orlandi. Cento anni di casi irrisolti all’ombra di San Pietro

Editoriale Olimpia - 134 pagine, 13,50 euro

Non tutto è chiaro negli avvenimenti che cominciano l’11 settembre 2001 e che per ora, passando per gli attacchi all’Afghanistan e all’Iraq, arrivano alle crescenti minacce all’Iran della spasmodica ricerca dell’atomica. A cominciare proprio dagli avvenimenti di quel giorno di settembre di cinque anni fa quando, nonostante i mille tentativi di negarlo, si registrò un ruolo attivo in tutti i quattro gli attentati all’America, degli stessi servizi segreti occidentali, Cia e Mossad (il servizio segreto israeliano) in testa.

L’ex magistrato Ferdinando Imposimato - che quei servizi segreti ben conosce per averli dovuti frequentare quando indagò sull’attentato a Papa Giovanni Paolo II - torna a scrivere di scenari inquietanti dove il grigio è il colore predominante.

In questo La grande menzogna, Imposimato incide con il bisturi la piaga purulenta rappresentata dalla reazione USA alla grande minaccia del terrorismo islamico, un nemico che sembra costruito ad arte per poter frenare il declino dell’impero americano e rilanciare il suo espansionismo.

Nel libro di Imposimato si intravede con grande chiarezza la tela dell’inganno che viene intessuta in medioriente e che ruota proprio attorno alla mai risolta questione palestinese. Da qui la scoperta del ruolo che, tacitamente e segretamente, esercita proprio il Mossad, il piccolo grande cervello dell’intelligence mondiale.

Un bella introduzione di Clementina Forleo, il giudice che ha scelto di applicare la legge sempre e comunque, senza cedere alle pressioni della propaganda, completa un libro molto bello.

Ferdinando Imposimato

LA GRANDE MENZOGNA. Il ruolo del Mossad, l’enigma del Nigergate, la minaccia atomica all’Iran

Prefazione di Clementina Forleo

Koinè nuove edizioni - 174 pagine, 14 euro

Del libro di Luca Telese, giornalista con un passato di sinistra, ora al Giornale, si è scritto cos’ tanto che è diventato un piccolo caso editoriale.

Il suo Cuori neri è un libro bello e molto documentato che ricostruisce le 21 morti di militanti politici della destra estrema e non avvenuti nel decennio più duro che il nostro dopoguerra abbia mi conosciuto.

Si tratta in gran parte di delitti dimenticati, di delitti spariti nell’alveo della cronaca perché le vittime di quei delitti erano giovani oscuri, ma soprattutto “neri”, nel senso che, soprattutto in quegli anni, l’opinione pubblica ritenne che fossero schierati sul versante maledetto e sbagliato, quello del neofascismo, un versante residuale della storia e di conseguenza perdente.

Telese indaga in quei delitti con passione maniacale, cedendo purtroppo spesso a delle lungaggini che finiscono con l’appesantire la lettura del libro.

Ma la documentazione è eccellente e alla fine il quadro di insieme di una generazione perduta, o meglio di una parte, quella di destra, di una generazione perduta ne emerge con vigore e limpidezza.

Luca Telese

CUORI NERI. Dal rogo di Primavalle alla morte di Ramelli. 21 delitti dimenticati degli anni di piombo.

Sperling & Kupfer editori - 797 pagine, 18 euro

Dopo il molto bello Colpire al cuore, la storia di Guido Rossa, operaio comunista assassinato dalle Brigate rosse, Giancarlo Feliziani torna ad occuparsi degli anni di piombo, mettendo a fuoco una delle stragi più dimenticate di quell’epoca che si apre con piazza Fontana per chiudersi, appunto, con la strage di Brescia. Un massacro, se possibile, ancora più inquinato dalla presenza di depistaggi e imbrogli dei corpi dello Stato, a partire da quella piazza lavata del sangue degli otto morti e dei 94 feriti tanto per coprire subito ogni indizio, ogni traccia di quella micidiale bomba.

Anche la strage di piazza della Loggia a Brescia è una strage fascista, ma in questo massacro appare ancora più evidente il ruolo omertoso e deviante dello Stato, a cominciare dalla presenza di un uomo in divisa, un ufficiale dei carabinieri, che farà carriera in fretta e lascerà le sue impronte nella lotta sporca al terrorismo, nella gestione dei “pentiti” di mafia, perfino nell’industria dei sequestri di persona.

Feliziani ha però un maniera originale di raccontare questa strage, anche questa a tutt’oggi impunita. Un modo di accostarsi alla vicenda fatto di rigore ed estrema delicatezza. Un modo di raccontare che porta alla memoria il buon giornalismo di una volta, quando il clamore delle storie era solo un sottofondo allo svolgersi della ricerca della verità. Quando nessuno osava accostare il microfono alle labbra della madre della vittima per chiedergli: “Signora, lei perdona gli assassini di suo figlio?”.

Giancarlo Feliziani

LO SCHIOCCO. Storie dalla strage di Brescia

Prefazione di Carlo Lucarelli

Limina - 163 pagine, 13,50 euro

E’ molto raro che a distanza di quasi 30 anni un libro venga ripubblicato. Accade alle opere dei grandi autori, difficilmente ad un libro che affronta la cronaca del suo tempo. Ancor più difficile se, al momento di uscire in libreria, il libro passò quasi inosservato.

Sarebbe stato questo il destino di Il segreto della Repubblica - scritto nel 1978 da Fulvio e Gianfranco Bellini, se non fosse arrivato un giornalista molto attento e caparbio, Paolo Cucchiarelli, a battersi per una sua riedizione.

Qual è il segreto della Repubblica che quando uscì in pochi vollero scoprire e una strana coincidenza di disinteresse, a destra come a sinistra, volle ignorare? E’ il segreto politico della strage di piazza Fontana, un patto segreto siglato, 11 giorni dopo la bomba alla banca dell’Agricoltura di Milano, tra Aldo Moro (che quando il libro uscì era prigioniero delle Brigate rosse) e Giuseppe Saragat, all’epoca rispettivamente ministro degli Esteri e Presidente della Repubblica. Un patto per occultare un tentativo di golpe istituzionale favorito, manco a dirlo, dagli americani. Un patto politico che fece sì che un’infinità di inchieste giudiziarie e di processi finisse con l’arenarsi sulla spiaggia del non luogo a procedere e delle assoluzioni.

Ora il segreto torna ad essere svelato. Un grazie a Paolo.

Fulvio e Gianfranco Bellini

IL SEGRETO DELLA REPUBBLICA. La verità politica sulla strage di piazza Fontana

A cura di Paolo Cucchiarelli

Selene edizioni - 183 pagine, 13 euro

A Gianni Flamini una generazione di giornalisti - che si chiamavano “pistaroli” perché cercavano di indagare i lati più oscuri della nostra storia - deve moltissimo. Un minuzioso patrimonio di conoscenza innanzitutto. I quattro volumi del suo Partito del Golpe, pubblicato tra l’81 e l’85, è a tutt’oggi una fonte inesauribile di notizie.

Gianni Flamini, dopo essersi cimentato con il terrorismo altoatesino e gli intrighi dei servizi segreti italiani nel sud Tirol con il bellissimo Brennero connection, torna a scrivere di misteri più marcatamente italiani in questo L’amico americano. Dove si vede che anche il terrorismo italiano non è stato solo e soltanto un fenomeno autoctono, ma una trama in cui, fin dall’immediato dopoguerra, sono sempre state forti le presenze e le interferenze dei servizi segreti americani.

Gianni Flamini

L’AMICO AMERICANO. Presenze e interferenze straniere nel terrorismo in Italia

Editori riuniti - 207 pagine, 16 euro

Benito Li Vigni è stato uno stretto collaboratore del re italiano del petrolio Enrico Mattei, il presidente dell’ENI assassinato nel 1962 in un attentato in volo. La sua esperienza di alto dirigente dell’ENI lo ha portato ad interessarsi di petrolio e delle guerre che attorno all’oro nero si scatenano.

In questo In nome del petrolio, Li Vigni ricostruisce con cura la presenza italiana in Iraq proprio in nome del controllo delle fonti energetiche di quel paese.

Si comincia con l’italietta di Mussolini che riesce a penetrare in Iraq con una presenza minoritaria ma significativa attraverso acquisizioni ottenute dagli inglesi. Si prosegue con il sottile quanto determinato lavoro proprio di Enrico Mattei che sta per scalzare dall’Iraq le grandi compagnie anglo-americane quando lo ferma quel provvidenziale attentato. E si arriva fino all’intervento militare italiano nell’Iraq devastato dalla guerra, ancora una volta anglo-americana, favorito dal governo Berlusconi che, guarda caso, insedia il contingente italiano proprio a Nassiriya, nell’area di concessione petrolifera accordata all’ENI negli anni Novanta da Saddam Hussein.

Un libro molto istruttivo.

Benito Li Vigni

IN NOME DEL PETROLIO. Da Mussolini a Berlusconi gli affari italiani in Iraq

prefazin

Editori riuniti - 380 pagine, 20 euro

La guerra in Iraq, è ormai assodato, è una guerra disastrosa. Al di là di come si possa pensarla, anche il segretario di stato americano Condoleeza Rice è stata costretta ad ammettere gli innumerevoli errori commessi in questi tre anni di attacco ad un Paese che nulla c’entrava con il fondamentalismo islamico e che non possedeva arsenali di armi di distruzione di massa, vero pretesto per una guerra assurda. Il solo obiettivo di aver detronizzato il dittatore Saddam Huissein non basta a giustificare le sofferenze e le umiliazioni inflitte ad un popolo ed il disastro geo-politico creato dagli anglo-americani, con complicità anche italiana, in tutta l’area.

Questa collezione di documenti raccolti da Reporters sans frontieres ci permette di capire come l’Iraq sia stato un obiettivo sbagliato, come i diritti umani in Iraq, già violati da Saddam, siano ora visibilmente calpestati dai sedicenti liberatori, come le donne di Baghdad siano ora esposte a violenze sessuali e rapimenti, come l’esercito americano a Falluja abbia indossato le divise del più bieco nazismo, indossate anche nei campi di concentramento in cui sono state trasformate le prigioni irachene.

Un libro per riflettere non solo sulla nefandezza della guerra, ma sugli orrori di questa guerra d’aggressione all’Iraq.

Documenti raccolti e presentati da REPORTERS SANS FRONTIERES

IL LIBRO NERO DELLA GUERRA IN IRAQ

Prefazione di Robert Ménard

Postfazione Olivier Webe

 

Newton & Compton editori - 254 pagine, 9,90 euro

Lo ha incontrato in carcere per ben sei volte e con lui ha tenuto una fitta corrispondenza. La giornalista Ilaria Cavo quindi ben conosce Donato Bilancia, il serial killer della Liguria che tra il 1997 ed il 1998 ha ucciso 17 persone.

Da questa esperienza la Cavo ha tratto un libro su un omicida seriale che sicuramente poteva essere fermato prima, ma che un’altra volta l’approssimazione del nostro apparato investigativo ha lasciato che agisse indisturbato.

Ma chi è davvero Donato Bilancia? Cosa lo ha spinto ad uccidere tante volte? Perché lo faceva? Ancora oggi sono molti i criminologi che non riescono a spiegare il disegno della sua follia omicida e la casualità del suo agire.

Raccogliendo tutti gli elementi possibili la giovane giornalista di Porta a Porta ci consegna un ritratto a tutto tondo, con molte sfumature, di un criminale lucido e perverso che in più occasioni ha cercato di farsi passare per malato, senza riuscirci.

Ilaria Cavo

DICIASSETTE OMICIDI PER CASO. Storia vera di Donato Bilancia, il serial killer dei treni

Mondatori - 209 pagine, 15 euro

La città eterna ed i suoi delitti, la capitale d’Italia ed i suoi misteri, i fattacci accaduti a Roma in un periodo di tempo forse troppo ampio (si comincia, addirittura nel 1870, anno della presa di Porta Pia) e che rende un po’ asfittica la narrazione.

Roma Criminale è una sorta di vademecum del delitto in salsa romana. C’è ovviamente un po’ di tutto, compresi i delitti politici (l’attentato a Togliatti, il caso Moro, l’omicidio D’Antona, chissà perché si sorvola su Pecorelli), ma anche i fatti di sangue più disparati compresi la morte allo stadio Olimpico del tifoso laziale Vincenzo Paparelli e l’epopea dello sfregiatore del tuscolano “Joe Lametta”.

Nonostante l’enorme guazzabuglio la lettura è scorrevole e serve a rinfrescare la memoria, anche se una certa vocazione al romanzo noir dei due autori non aiuta a capire il clima ed il contesto in cui questa enorme massa di delitti è avvenuta.

Straordinario, invece, l’impianto fotografico che, questo sì, ci precipita davvero nella Roma del tempo e dei suoi delitti.

Cristiano Armati e Yari Selvetella

ROMA CRIMINALE

Newton & Compton editori – 476 opagine, 14,90 euro

Ancora Roma e ancora la cronaca nel libro della Palombi Roma in nera che raccoglie una serie di testi scritti, tra gli altri, da Corrado Augias, Carlo Lucarelli e Antonio Padellaro.

Anche in questo libro, al di là delle firme d’autore, il racconto della Roma in cronaca nera risulta spezzettato, a tratti superficiale, a volte confuso. Ma anche qui sono le foto la parte migliore del libro. Foto già viste, ma che nel loro insieme danno alla storia della Roma velata dagli orpelli del sangue e dei delitti un fascino straordinario.

L’anima più oscura della città eterna - come recita la quarta di copertina - resta troppo sullo sfondo.

Un’occasione mancata.

ROMA IN NERA. I grandi delitti tra cronaca, storia e costume

Testi di: Armati, Augias, Enzensberger, Lucarelli, Padellaro, Rava e Selvetella

Palombi editore - 245 pagine, 15 euro

E sempre a proposito di Roma ecco, invece, un libro straordinario, scritto da un cronista di razza come Costanzo Costantini, testimone privilegiato della Roma degli anni Cinquanta e Sessanta.

Il suo Sangue sulla dolce vita non è una semplice, stereotipata raccolta di episodi magari copiata da altri libri o leggiucchiata sui giornali dell’epoca, ma è vita vissuta. Vi si narra di una Roma che non c’è più ma che c’è stata e che era assurta a simbolo di una vita spensierata, niente affatto spericolata: la Roma della dolce vita, dell’edonismo, del divertimento.

Costantini stappa, nazi lacera e fa a pezzi, la maschera di questa città delle favole per portare alla luce le meschinerie, le piccolezze, il vero volto di una città malata e che nel suo seno covava delitti atroci: la decapitata di Castelgandolfo, il caso Montesi, dove cronaca e politica si aggrovigliano, il delitto Martirano, l’orrenda fine di Christa Wanninger.

Una Roma pagana, dal fascino decadente, raccontata dalla magica penna di un grande giornalista.

Costanzo Costantini

Sangue sulla dolce vita

L’Airone editrice - 128 pagine, 10 euro

Se Roma criminale è una raccolta un po’ strampalata, questo Milano criminale, dello stesso editore, ma scritto da Andrea Accorsi e Daniela Ferro, è un libro da non mancare.

Milano, la Milano criminale prima ancora che da bere, viene raccontata in modo magistrale attraverso le sue storiacce, con riflessioni acute e una buona dose di introspezione. Ne viene così fuori non una mera raccolta di episodi, ma una trama sottile che si dipana pagina dopo pagina.

Si comincia nel 1903 per finire agli epigoni della mala cittadina, attraverso una lunga cavalcata fatta anche di atmosfere.

Da rimproverare all’editore l’avarizia nelle foto, di cui aveva voluto scialare nel decisamente più modesto Roma criminale.

Andrea Accorsi e Daniela Ferro

Milano criminale

Prefazione di Achille Serra

Introduzione di Orazio Sorrentin

Newton & Compton editori - 341 pagine, 14,90 euro

Un lavoro documentaristico redatto con profonda conoscenza da Otello Lupacchini, magistrato romano, già gip del tribunale di Roma.

Questo Il ritorno delle Brigate rosse sviscera fino al fondo il fenomeno del nuovo terrorismo rappresentato dal riaffacciarsi sulla scena, dopo 11 anni di silenzio, di un gruppo limitato di guerriglieri metropolitani, appassionati di analisi politiche decisamente retrò e preda di demoni del passato che si spinge fino a commettere tre delitti anomali.

L’omicidio D’Antona ed il delitto Biagi, con la dolorosa appendice dell’assassinio del poliziotto Petri, sono infatti al centro del libro che cerca di spiegare la sanguinosa illusione delle nuove Brigate Rosse, ma che mette in evidenza anche la loro pochezza politica coniugata ad una pericolosa e folle capacità di fuoco.

Con l’arresto del gruppo Lioce il terrorismo italiano è finito? La domanda aleggia su tutto il lavoro di Lupacchini, ma la risposta non può essere categorica.

Otello Lupacchini

IL RITORNO DELLE BRIGATE ROSSE. Una sanguinosa illusione

Koinè nuove edizioni - 336 pagine, 16 euro

Questo libro è un bel diario. Il diario di una presa di coscienza ambientalista di un abitante della val di Susa alle prese con il demenziale progetto della TAV, il treno al alta velocità, che dovrebbe bucare chilometri e chilometri di montagna per collegare l’Italia alla Francia senza che dietro a questo progetto vi sia né una vera esigenza di trasporto, né, soprattutto, qualcosa di diverso di una vera speculazione miliardaria (in euro) sulla pelle viva della gente che abita la valle.

La storia che Oscar Margaira ci racconta è una storia vera, vissuta giorno dopo giorno. Una storia che dura ormai da ben 14 anni e che ha al centro un’intera popolazione accusata di anti-modernismo (come se la modernità viaggiasse sui binari della TAV…), ma che invece cerca di opporsi con tutte le sue forze allo sfruttamento del proprio territorio e alle logiche dell’affarismo imperante.

Un libro dedicato a quelli che, come novelli futuristi della peggior fascistica memoria, sono sempre pronti a lodare la velocità. E non sono capaci di fermarsi a riflettere, usando il loro cervello.

Oscar Margaira

ADESSO O MAI PIU’. Diario della formazione di una coscienza ambientalista e di un impegno civile contro il progetto di Alta Velocità Ferroviaria in Valle di Susa.

Edizioni del graffio - 176 pagine, 10 euro

Se per il Vajont - e poi per la sua tragedia annunciata - la cronista della valle era Tina Merlin, niente è più facile da dire che per la Val di Susa e il suo “no” alla TAV la cronista di riferimento è Chiara Sasso che da 15 anni, al fianco della popolazione del territorio, si batte contro una visione velocistico-centrico del progresso umano.

Chiara Sasso ha scritto per le i Cantieri carta- edizioni Intra moenia questa cronaca di una lotta che - contrariamente a quanto si crede - vede in gioco non solo gli interessi vitali di una comunità, ma soprattutto i destini di una collettività nazionale che chiede progresso senza speculazioni, emancipazione e crescita senza affarismi.

Leggendo No TAV è facile capire quali siano gli interessi che si nascondono dietro il progetto di una linea ferroviaria ad alta capacità di trasporto che non risolverà il problema del trasporto su gomma, ma porterà tanti soldi nelle tasche di faccendieri senza scrupolo. Altrimenti perché se due tratti del traforo sarà in territorio francese e uno in territorio italiano, l’Italia pagherà due terzi del costo e la Francia uno?

E’ il guaio vero è che il colore politico delle ditte che partecipano all’appalto non c’entra.

Chiara Sasso

NO TAV. Cronache dalla Val di Susa

Introduzione di Pierluigi Sullo

Intervento di Claudio Cancelli

Cantieri Carta - edizioni Intra Moenia, 143 pagine, 10 euro

Era l’opera che mancava e che finalmente smaschera il fanta-progetto dell’ammodernamento dell’Italia attraverso le Grandi Opere.

Si intitola le Grandi Opere del cavaliere ed è stato scritto da Ivan Cicconi, già capo della segreteria tecnica quando al ministero dei Lavori Pubblici (oggi si chiama delle Infrastrutture) sedeva Nerio Nesi e autore in passato di un bellissimo Il Futuro di Tangentopoli.

Cicconi, con minuziosa pazienza, ricostruisce tutto l’iter che, anche attraverso percorsi legislativi perversi, hanno seguito i progetti che prevedono la costruzione in Italia di opere faraoniche quanto inutili: non solo la TAV Torino-Lione, ma anche il Ponte sullo stretto di Messina e il demenziale MOSE per la difesa di Venezia dalle acque alte che serve solo a portare nuovi fondi statali nelle tasche della sempre in crisi Fiat.

Cicconi smonta pezzo per pezzo questi progetti dimostrando come in realtà, nonostante l’intervento dei privati, sarà sempre lo Stato a pagare opere che non servono a nulla se non a rimpinguare gli affari di chi nelle Grandi Opere è chiamato ad intervenire.

Ivan Cicconi

LE GRANDI OPERE DEL CAVALIERE

Prefazione di Marco Travaglio

Koinè nuove edizioni – 188 pagine, 15 euro

Ha conosciuto la notorietà difendendo l’imputato più eccellente d’Italia, quel Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio e senatore a vita, accusato in due distinti processi di omicidio, ma anche di associazione con la mafia. Ha raggiunto il successo facendolo assolvere in entrambi i processi e attraversando tre gradi di giudizio difficilissimi.

Può piacere o meno, a seconda dell’atteggiamento che si ha verso il suo assistito, ma l’avv. Giulia Bongiorno è un fior di legale. Aria da eterna ragazza timida e scontrosa, la Buongiorno è il difensore che qualsiasi imputato vorrebbe avere perché non indulge alla teatralità, ma lavora sodo sulle carte per scoprire leggerezze e contraddizioni di una giustizia come quella italiana non sempre scrupolosa e indipendente.

In questo suo Nient’altro che la verità in cui racconta proprio i giorni dei processi Andreotti, l’avvocato ha il predominio sulla studiosa, ma la scrittrice li batte entrambi dal momento che il libro si legge come un giallo, anzi come un vero legal thriller.

Giulia Buongiorno

NIENT’ALTRO CHE LA VERITA’. Come il processo Andreotti ha cambiato la mia vita

Rizzoli - 335 pagine, 16,50 euro

Un giorno Piercarlo Giorgi, che conosce il giornalismo ma anche l’editoria, decide di concedersi un periodo di vacanza in Kenia, a Malindi, a casa di un amico. Un momento di relax che gli costerà caro: la nascita di un amore, l’amore per un paese, l’amore per un continente, l’Africa.

Da quella vacanza che diventa una scoperta affettuosa, un incontro con la semplicità di gente non contaminata dalle storture del nostro mondo, è nato questo Rincorrendo un sogno africano, un libro che è diventato un piccolo caso editoriale.

Poche pagine di pura poesia, un libro delicato, molto intimo, ma non buonista e astratto.

Giorgi, in fondo, forse non lo sa ma sta cercando se stesso negli occhi di chi incontra e alla fine ci riesce. Ci comunica sentimenti, ma soprattutto riesce a comunicare intensità difficili da scoprire restando fermi a guardare se stessi.

Piercarlo Giorgi

Rincorrendo un sogno africano

Sovera - 121 pagine, 12 euro

Uomo dalle mille sfaccettature, Marcello Inghilesi è uno che ama scrivere e che scrive bene. Per questo è sempre un piacere leggere i suoi brevi racconti, minuziosi, intimistici, ma sempre densi di ironia.

Marcello è stato un po’ tutto, soprattutto un importante dirigente di aziende di Stato e come dirigente dell’ICE, l’Istituto per il Commercio estero, ha anche conosciuto - da innocente, come è stato poi ampiamente riconosciuto dalla magistratura - anche l’offesa del carcere nell’epopea disastrosa di Tangentopoli e dell’ancora poco chiara inchiesta denominata “mani pulite”. Quel periodo orrendo, Inghilesi - che le mani le ha sempre avute più che pulite - lo ha raccontato nel suo precedente libro, Il volo del Kiwi.

Ora in questo Piccole storie ci racconta novelle, le stesse, ammette, che ai suoi figli non ha mai avuto il tempo di raccontare. Sono piccoli, arguti, racconti dai quali traspare quella vena toscanaccia ma colta. Sembra di sentirlo parlare Marcello. Proprio come piace a noi che un po’ lo conosciamo. E gli vogliamo bene (s.p.).

Marcello Inghilesi

Piccole storie

Debatte editore - 115 pagine, 5 euro

Con Carl Bernstein, Bob Woodward è stato uno dei maggiori giornalisti investigativi di tutti i tempi. I due, allora giovani cronisti del Washington Post, ebbero la forza, con la loro inchiesta giornalistica, di abbattere un presidente degli Stati Uniti, quel Richard Nixon che paragonato all’attuale capo della casa Bianca, Gorge W. Bush, appare come un gigante della politica e soprattutto della moralità della politica.

Ma, si sa, tutto è relativo. E nel 1972, quando esplose il caso Watergate, Bernestein e Woodward, in un infinita serie di articoli, riuscirono a scoprire e a denunciare quella trama che aveva spinto Nixon, detto “Dirty Dick”, “Riccardino l’imbroglione” a spiare i suoi rivali democratici durante la campagna elettorale per la corsa al suo secondo mandato alla Casa bianca.

Com’è finita lo sappiamo: Nixon fu costretto a lasciare la sua dimora presidenziale in anticipo.

Era rimasto un dubbio: chi era “Gola Profonda”, l’uomo che nel buio di un garage aiutava Bob Woodward (impersonato dall’attore Robert Redford nel film Tutti gli uomini del Presidente, mentre il collega Bernstein era Dustin Hoffman) a portare avanti la sua inchiesta giornalistica?

In questo La talpa del Watergate, l’ormai anziano ex cronista svela tutti i retroscena e soprattutto ci dice chi era, per davvero, “Gola Profonda”: nientepopodimenoche il numero due della CIA, W. Mark Felt.

Bob Woodward

LA TALPA DEL WATERGATE. Finalmente le rivelazioni di Gola Profonda

Con un intervento di Carl Bernstein

Sperling & Kupfer editori - 247 pagine, 18 euro

Mentre, dopo l’IRA irlandese, anche l’ETA basca si accinge ad un processo di disarmo che, speriamo, possa condurre alla soluzione di un altro grave problema etnico nel seno dell’Europa, ci sembra importante leggere questo Storia politica di Euskadi Ta Askatasuna e del Paesi baschi.

E’ la storia di un’organizzazione armata che dal 1959 non ha mai cessato di sparare, provocando quasi 800 vittime. L’ETA è stata ieri una spina nel fianco della dittatura fascista del generalissimo Francisco Franco e oggi un problema da risolvere della ancora troppo giovane democrazia spagnola.

La stessa anomala esistenza di ETA nel panorama pacificato europeo trae origine da una cultura, quella basca, con radici antichissime che non è possibile ignorare se davvero si crede nella libertà dei popoli in una libera Europa.

Giovanni Lagonegro, studioso profondo della storia basca, analizza in questo libro la nascita del movimento irredentista, le sue strategie, ma anche le sue storture, superando comunque una visione manichea e fatta di luoghi comuni.

Giovanni Lagonegro

STORIA POLITICA DI EUSKADI TA ASKATASUNA E DEI PAESI BASCHI

Introduzione di Luca Cavalli-Sforza

Prefazione di Eva Forrest

L’altra storia Tranchida - 605 pagine, 30 euro