Il caso Calabresi è ormai archiviato, almeno dal punto di vista della giustizia. Resta il caso Sofri. Un uomo solo, Adriano Sofri, da più di sette anni sta scontanto la sua pena. Che sia innocente lo dice lui e lo credono in molti, compresi noi. Che sia caduto in un gigantesco trappolone tiratogli dall’associazione fomata da alcuni settori del PCI con alcuni settori dei carabinieri - associazione già collaudata nella vicenda del 7 aprile (anche lì trattavasi di estemisti) - è un fatto non dimostrato e indimostrabile, ma più che mai plausibile. Motivo: le vendette sono piatti che si servono sempre freddi. E di vendette da fare contro quei rompicoglioni di Lotta Continua ed il suo massimo esponente ce ne erano a iosa.

Anche le nostre, però, sono solo parole. Le sentenze dicono altro. Le stranezze di quesi processi, però, dicono altro ancora.
In un paese discusso come gli Stati Uniti, un processo dove elementi basilari per l’accusa e la difesa come l’auto del delitto distrutta poco prima che cominci il processo, i proiettili spariti e la gestione autonoma dei carabinieri, per 17 giorni, di un testimone, senza che la magistratura ne venga informata, non avrebbero neppure fatto cominciare la lunga vicenda giudiziaria che invece ha inchiodato Sofri e compagni, mettendo in libertà un assassino reo confesso.
Aldo Cazzullo, giornalista del Corriere della Sera, già autore di un libro su Lotta Continua, con la prudenza e la cautela che lo contraddistinguono, torna sulla storia di Adriano Sofri, per la giustizia italiana il mandante dell’omicidio Calabresi.
Cazzullo affronta la vicenda con un’oggettività disarmante. Dice e non dice. Lascia intuire, ma poi si defila. Ci resta un dubbio: perché Cazzullo ha scritto un libro sul caso Sofri?

Aldo Cazzullo

IL CASO SOFRI

Mondadori – 165 pagine, 12 euro

Baldoni e Provvisionato, giornalisti entrambi, ma provenienti da due storie politiche e culturali agli antipodi, si incontrano sul finire degli anni ’80 e danno vita ad un lavoro dalle caratteristiche inedite: LA NOTTE PIŁ LUNGA DELLA REPUBBLICA. Sinistra e destra. Ideologie, estremismi, lotta armata, una ricognizione senza veli e senza pregiudizi, tra le vite di un paio di generazioni che hanno pagato sulla loro pelle la strategia della tensione, messa in opera da chi aveva interesse a radicalizzare l’antagonismo politico-ideologico tra la destra e la sinistra, per blindare il sistema e assestare il potere al centro dello schieramento politico.
Dal movimento studentesco alla nascita dei gruppi della sinistra extraparlamentare; dall’avvento del partito armato al caso.

Moro fino alla sconfitta delle Brigate rosse; dalla strage di Acca Larentia allo spontaneismo armato della destra radicale e poi lo stragismo, il golpismo, i delitti politici, le trame dei corpi dello Stato, gli intrighi di Palazzo.
Oggi, agli inizi del terzo millennio, la notte più lunga della Repubblica è davvero finita?
Solo alcuni degli angoli oscuri "degli anni di piombo" sono stati illuminati. Ma molte sono le ferite ancora aperte. Numerosi i misteri di Stato ancora da chiarire, come pure i passaggi, ancora in ombra, che hanno consentito la ripresa, sul piano nazionale, di un terrorismo spietato (i delitti D’Antona e Biagi).
Anche i movimenti giovanili sono cambiati, a sinistra come a destra. Ma mentre la prima può contare su un fenomeno nuovo e ancora tutto da analizzare, quello della contestazione No global, la seconda si dibatte in una crisi d’identità senza precedenti.
Come se non bastasse, dopo la tragedia dell’11 settembre 2001, cresce e si afferma un nemico planetario di straordinaria potenza: il terrorismo di matrice islamica.
E allora è davvero necessario chiedersi: A che punto è la notte?
Non spetterebbe a noi dirlo, visto che uno degli autori, Provvisionato, è il direttore di questo sito, ma A che punto è la notte? è davvero un libro unico nel suo genere. Indispensabile per chi ha vissuto quegli anni, ma fondamentale per chi quegli anni vuole davvero cercare di capire.

Adalberto Baldoni e Sandro Provvisionato

A CHE PUNTO E’ LA NOTTE?

Vallecchi – 538 pagine, 22 euro

Nessuno ha ancora capito se Michele Giuttari, poliziotto fiorentino, esterni maggiormente la sua fantasia quando scrive libri noir o quando guida, ormai da anni, il pool investigativo anti mostro di Firenze.
Certamente in questo Scarabeo, sua opera terza, la trama non è né delle più originali, né, soprattutto, delle più avvincenti, mentre è sempre di Giuttari la teoria, davvero fantastica, sulla cooperativa di mostri che fino al 1985 commise, se non tutti gli otto duplici delitti nelle campagne fiorentine, almeno buona parte di essi. Teoria peraltro avallata da una serie di sentenze della magistratura.
Eppure questo romanzo, piuttosto noioso, va segnalato perché si inserisce a pieno titolo nel filone dei noir scritti da poliziotti e magistrati, una tendenza tipicamente italiana perché altrove, negli USA soprattutto, sono gli avvocati ad aver inventato la fortunata serie dei legal thriller.
La trama del libro, ambientata ovviamente a Firenze e dintorni, riecheggia molto vagamente la vicenda del mostro, ma lascia intravedere sullo sfondo dell’intreccio l’idea fissa di Giuttari per le sette, le conventicole e gli ambienti chiusi e decisamente folli.
Da notare che, rispetto all’opera precedente - Assassini a Firenze, sfortunato libro distribuito in allegato al settimanale Panorama - la scrittura di Giuttari (bravo l’editor della Rizzoli?) è decisamente migliorata. Scarabeo, almeno, non sembra un mattinale di Questura.

Michele Giuttari

SCARABEO

Rizzoli – 331 pagine, 15 euro

Un romanzo straordinario, già uscito nel 1994 e passato assurdamente inosservato. E’ la storia, romanzata ma non troppo, di Andrei Chikatilo, il mostro antropofago di Rostov, autore di 52 omicidi in quella che era ancora l’Unione Sovietica.
David Grieco, dalle multiformicapacità, perché oltre a scrivere è anche attore e regista, trasforma la storia grondante sangue di uno dei più spietati serial killer della storia del crimine mondiale in un personaggio messo a nudo nella sua quotidianità. E’ lui Il comunista che mangiava i bambini, titolo felicissimo, a cui si contrappone il suo cacciatore, il commissario Vadim Timurovic Lesiev, comunista anche lui. Uno scontro a due che si consuma davanti alle quinte slabbrate e consunte dell’URSS in disfacimento, la fine di un regime che rivela le miserie di tanti uomini e la ferocia di tanti altri.
Ora il libro è diventato un film, diretto dallo stesso autore: Evilenko, con un sempre efficace Malcom Mc Dowell (Arancia meccanica) nella parte del mostro.
Libro e film sono da non perdere.

David Grieco

IL COMUNISTA CHE MANGIAVA I BAMBINI

Ed. L’Unità – 199 pagine, in edicola a 4,90 euro

Genova 2001 è stato una affare di figli, soprattutto. Figli che scoprivano o vivevano o tornavano alla politica. Si può essere in disaccordo con i No global, avversare il movimento, criticare le loro scelte, ma nessuno può negare la generosità di quei figli. Ma provate a mettervi nei panni di una madre, la madre di Sara, che per due lunghi - immaginiamo eterni - giorni di sua figlia non sa più nulla. Sa solo che dal lago di Como è partita per Genova per manifestare contro il G8 dei potenti. Due giorni passati tra ospedali, posti di polizia, carceri. Nulla. Per due giorni - come se non fossimo in Italia, ma nell’Argentina di Videla o nel Cile di Pinochet - Sara è sparita. Nell’ultima telefonata aveva detto: "Passo a prendere lo zaino alla scuola Diaz e torno a casa". Alla Diaz Sara, assieme al zuo zaino, aveva trovato una canea di mangallenatori di professione, assetata di vendetta. Dalla Diaz a Bolzaneto, poi la galera. E tutto questo nell’Italia democratica del 2001?
La mamma di Sara, Enrica Bartesaghi, in questo Genova, il posto sbagliato, racconta di quell’odissea. Suo e di sua figlia Sara. Un diario appassionato e appassionante sulla perdita di un’innocenza. Quella di Enrica, convinta - come tanti, purtroppo - di vivere in uno stato pienamente democratico, rispettoso dei diritti dei suoi cittadini, dove il diritto ha una certezza e la polizia è chiamata a tutelarlo.
Enrica Bartesaghi, oggi, presiede il Comitato Verità e Giustizia per Genova.
I proventi di questo libro a questo comitato saranno devoluti.

Enrica Bartesaghi

GENOVA, IL POSTO SBAGLIATO.
La Diaz, Bolzaneto, il carcere: diario di una madre

Prefazione di Giulietto Chiesa

Non Luoghi Libere Edizioni, 214 pagine, 12 euro

Accade quasi sempre, nel ricostruire vicende che presentano lati oscuri o comnque ancora da interpretare fino in fondo, che si scoprano somiglianze, ricorsi, curiose ricorrenze, quelle, cioè, che comunemente si chiamano coincidenze.
Chi ama qualificare con l’epiteto di "dietrologo" chiunque non si accontenti delle verità "ufficializzate" nei verbali di polizia, nelle carte giudiziarie o negli atti del Parlamento, inorridirà di fronte all’accostamento Genova 1960 - Genova 2001.
Ad accomunare due volte Genova - questo il titolo del bel libro di Adalberto Baldoni - c’è qualcosa di molto sottile ed impecettibile e cioè che la storia italiana è stata usata da più parti come una sorta laboratorio, all’interno del quale sperimentare delicati passaggi politici o anche, più semplicemente, nuovi assetti della politica.
Ed eccoci a Genova. Due volte Genova perché - per uno strano destino - la stessa città, a distanza di 41 anni, è stata usata come laboratorio per un passaggio politico indispensabile a fini di potere. Un passaggio politico da verificare non in vitro, ma sulla nuda pelle della piazza. Un passaggio di fase riuscito a Genova nel 1960 (il congresso del MSI nella città medaglia d’oro della Resistenza, la repressione poliziesca all’insorgere della piazza, la caduta del governo Tambroni, l’avvio della stagione del centro-sinistra), fortunatamente fallito, sempre a Genova, nel 2001 (una svolta autoritaria in seno alle forze dell’odine; l’annientamento di un movimento di massa; l’annullamento del dissenso; un modo "nuovo" di tenere l’ordine pubblico).
Baldoni, con pazienza certosina, va a cogliere i fili che tessono le due tele genovesi e scopre che non è tutto vero ciò che appare. A Genova - è la conclusoione del libro - è successo già due volte.

Adalberto Baldoni

DUE VOLTE GENOVA. Luglio 1960 – luglio 2001: fatti, misfatti, verità nascoste

Prefazione di Sandro Provvisionato

Vallecchi, 308 pagine, 18,50 euro

Un diluvio di notizie, di verbali, di indiscrezioni, di analisi politiche ed economiche su uno dei più spaventosi crack che un’azienda italiana abbia mai subito: il crollo della Parmalat e la misera fine della famiglia Tanzi hanno tenuto per mesi le prime pagine dei giornali. Ma il grande pubblico, in realtà, poco o nulla ha capito del perché, ma anche del come, uno dei gioielli dell’economia nazionale abbia potuto disintegrarsi sotto una montagna di debiti nello spazio di un mattino.
Quelli che proproniamo sono due dei migliori libri usciti "a caldo" sulla fine dell’impero alimentare di Parma. Veri e propri manuali del malaffare.

Cingolo

LO SCHEMA TANZI. Una milking cow chiamata Parmalat

Il Riformista – 129 pagine, 4 euro

Un diluvio di notizie, di verbali, di indiscrezioni, di analisi politiche ed economiche su uno dei più spaventosi crack che un’azienda italiana abbia mai subito: il crollo della Parmalat e la misera fine della famiglia Tanzi hanno tenuto per mesi le prime pagine dei giornali. Ma il grande pubblico, in realtà, poco o nulla ha capito del perché, ma anche del come, uno dei gioielli dell’economia nazionale abbia potuto disintegrarsi sotto una montagna di debiti nello spazio di un mattino.
Quelli che proproniamo sono due dei migliori libri usciti "a caldo" sulla fine dell’impero alimentare di Parma. Veri e propri manuali del malaffare.

Gabriele Capolino, Fabrizio Massaro e Paolo Panerai

PARMALAT. La grande truffa

Class editori, 366 pagine, 2,90 euro

Dopo Mambo italiano e Kriminal tango - che ci raccontavano storie italiane di cronaca nera di altri decenni - arriva questo Bang Bang, scritto dalla coppia Fasanotti/Gandus, giornalisti di Panorama, interamente dedicata agli anni cosidetti di piombo, gli anni Settanta per intenderci.
Altri gialli veri ben raccontati che però con il periodo buio del terrorismo hanno, a prima vista, poco a che fare. Ma a ben vedere anche questi 12 casi omicidiari (come scriverebbe un questurino) sono specchio dei tempi in cui sono avvenuti. A dimostrazione che ogni epoca ha la sua tipologia di delitti. Come non notare, fin da subito, che un filo nero (o rosso) lega alcune delle vicende di sangue raccontate in questo libro? Dal boia di Albenga al massacro del Circeo fino alle accuse mosse a Massimo Carlotto e ai dubbi sull’assassinio di Pier Paolo Pasolini non c’è forse, sullo sfondo, un certo clima politico di quegli anni?
Fasanoti/Gandus rievocano con lievità, e un sapiente dosaggio di giallo-noir, storie ormai dimenticate. Chi ricorda più il massacro della famiglia Graneris? Oppure chi saprebbe dire nome e cognome del biondino della spider rossa? E i sequestri di persona?
L’ultima storia e dedicata all’orrenda fine riservata a Peppino Impastato, non molto tempo fa rievocata dal bel film di Marco Tullio Giordana, I cento passi.

Pier Mario Fasanotti e Valeria Gandus

BANG BANG. Gli altri delitti degli anni di piombo (1970-1980)

Introduzione di Adriano Sofri

Marco Tropea Editore – 319 pagine, 17 euro

Ancora un bel libro da Nuovi Mondi Media, brillante ed intelligentemente aggressiva casa editrice bolognese.
Il tema: la guerra, quella di aggressione all’Iraq, naturalmente. La suggestione diventa la guerra intesa come prodotto commerciale e quindi, in quanto tale, da vendere non al miglior offerente, ma ai consumatori in generale. Come è stato possibile a Bush e ai suoi acoliti convincere il popolo americano che la guerra all’Iraq era indispensabile? Quante bugie sono state raccontate per "vendere" quella guerra? E’ bastata la menzogna delle armi di distruzione di massa mai trovate? O è stato necessario aggiungere quella dei legami (inesistenti) tra Saddam ed Osama? Salvo poi scoprire che proprio quella guerra sta originando un’impensabile saldatura tra la resistenza dei laici dell’ex regime e il terrorismo religioso di Al Qaida?
C’è da dire che Vendere la guerra non è un pamphlet di propaganda contro la propaganda utilizzata come arma d’inganno di massa. Il libro ha solide basi di ricerca: gli autori, Sheldon Rampton e John Stauber, sono due studiosi hanno minuziosamente analizzato le notizie lanciate dai media televisivi americani, le conferenze stampa, la stessa impaginazione dei giornali americani per capire come è stato possibile pianificare una spedizione militare come fosse un prodotto da lanciare sul mercato.

Sheldon Rampton e John Stauber

VENDERE LA GUERRA. La propaganda come arma d’inganno di massa

Nuovi Mondi Media – 176 pagine, 16 euro

La guerra da un altro punto di vista, quello degli affari, della moneta sonante, degli investimenti a reddito elevatissimo.
La guerra in Iraq è stata fatta per annientare le armi di distruzione di massa di un regime superarmato? Per sconfiggere il terrorismo internazionale? Per recidere amicizie percolose del rais di Baghdad? Oppure per fare un bel regalo agli iracheni: la democrazia con tutti i suoi ammenicoli, torture comprese?
No! è l’assunto di questo libro: la guerra aveva solo un’intenzione: fare di uno Stato un mercato ad esclusivo beneficio delle aziende statunitensi più legate all’amministrazione Bush e di quelle europee dei Paesi più docilmente scodinzolanti con gli USA.
Un libro da leggere tutto di un fiato e che con estremo rigore fornisce dati, cifre e nomi di un affare clamoroso chiamato Iraq. E dove l’Italia è dentro fino al collo. Ecco spiegato perché i soldati italiani in Iraq devono restarci. A difendere con la loro vita gli affari altrui.

EUROBUSINNESS IN IRAQ

Con interventi di Manlio Dinucci e Valentino Parlato

Manni – 101 pagine, 9 euro

"Gli americani ci hanno liberato dal giogo del nazi-fascismo". Questa vulgata un po’ stringata, sommaria e decisamente semplicistica varrebbe a giustificare l’eterna gratitudine, non solo nostra, ma dell’Europa intera al gigante a stelle e strisce. Un grazie che dovrebbe equivalere, vita natural durante., ad una soggezione totale ai voleri di Washington.
Ma davvero l’America è sempre stata un esempio di democrazia? Davvero incarna il bene assoluto?
Lo strapotere economico e militare di questo paese non ha spesso condannato all’inferno i Paesi più deboli e vulnerabili o semplicemente quelli che avevano deciso di scegliere una strada diversa per arrivare alla democrazia senza l’ombra del Golia yankee?
Mauro Pasquinelli e l’editore Massari ci regalano questo pamphlet molto didascalico che racconta gli angoli più dell’America e della sua concezione imperialistica del mondo proprio ora che una nuova forma di colonialismo sta per essere esportata in medioriente. L’elenco dei Paesi che non devono dire grazie agli USA è sterminato: leggere per credere.

Mauro Pasquinelli

IL LIBRO NERO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA.
Storia c
riminale degli USA (genocidi, invasioni, torture e terrorismo di Stato…)

Massari editore, 304 pagine, 12 euro

C’è un’inchiesta giudiziaria aperta in Sicilia ormai da quasi 12 anni. Riguarda i cosidetti "mandanti occulti" delle stragi mafiose del 1992 - di quelle cioè che uccisero i magistrati Falcone, Morvillo e Borsellino, più sette uomini e una donna delle loro scorte – e dei massacri della primavera-estate 1993. E’ un’inchiesta inquieta e, all’apparenza, inconcludente, già per due volte archiviata e per la terza volta riaperta. Un’inchiesta che disegna - dietro le mani di Brusca che schiaccia il telecomando di Capaci, dei mafiosi che imbottiscono di tritolo la cinquecento fatta esplodere all’arrivo di Borsellino e dei poliziotti che lo proteggevano e di Riina che entrambi i massacri ordinò - menti particolari.

Un’inchiesta, purtroppo, minata dal solito, eterno, immarcescibile vizio di troppi magistrati italiani: quello di costruire prima gli scenari - i teoremi - di quanto potrebbe essere accaduto e poi piegare a quegli stessi scenari gli accadimenti reali, i sospetti, le intuizioni.
Alfa e Beta e la storia dell’inchiesta aperta dalla procura di Caltanissetta a carico di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, accusati del reato di "concorso in strage per finalità terroristica e dell’eversione dell’ordine democratico", un modo altisonante per dire che potrebbero essere loro i "mandanti" non solo delle stragi di Capaci e via d’Amelio, ma anche di quelle del 1993.
Il libro parte dalla pubblicazione del decreto di archiviazione per dimostrare l’esatto contrario, ossia che quell’inchiesta non andava archiviata. Il risultato è, ovviamente, opinabile e a noi personalmente non convince, perché dà per scontato che i "pentiti" quando "collaborano" con i magistrati recitino il Vangelo. Ma il tentativo di Simone Falanca è onesto e risponde ad un tipo di giornalismo d’inchiesta che dovrebbe trovare più adepti.

Simone Falanca

ALFA E BETA. Cosa c’entrano Berlusconi e Dell’Utri con la stagione delle bombe del 1992-93?

Fratelli Frilli Editori – 225 pagine, 13 euro

Gli archivi americani si aprono e la storia d’Italia si complica e si rinnova. A dimostrazione che abbiamo vissuto e ancora viviamo in una Repubblica a sovranità limitata.
La storia del bandito Giuliano e della strage di Portella della Ginestra appartiene a un passato lontano. La giustizia con la G maiuscola su queste vicende non può ormai dire più nulla. Ma forse proprio perché riguarda, in buona parte, il modo stesso in cui è nata la nostra storia repubblicana - non a caso la strage di Portella è stata chiamata "l’infanzia delle stragi" - essa continua a restare viva. Come dimenticare che la strage di Portella è la prima strage di Stato? Come nascondere che quella vicenda fu accompagnata da ingobili complicità e palesi insabbiamenti?
Vincenzo Vasile, giornalista dell’Unità, cronista di razza, è andato a frugare negli archivi d’oltreoceano aperti dal presidente Clinton per trovare conferme eccezionali ad una tesi da tempo perseguita da altri studiosi (in testa il bravisimo Giuseppe Casarrubea) che delle vicende del banditismo in Sicilia e della figura di Giuliano si sono occupati.
Il risultato è raggelante: Salvatore Giuliano non fu un semplice bandito, ma una semplice pedina (da eliminare a gioco finito) di una più ampia strategia. La solita. Quella degli apparati dello Stato per favorire politicamente l’assestamento al centro della neonata Repubblica italiana.

Vincenzo Vasile

SAVATORE GIULIANO. BANDITO A STELLE E STRISCE

Baldini Castoldi Dalai Editori – 326 pagine, 14,60 euro

La tesi è suggestiva e appartiene al filone nobile della ricerca storica revisionista italiana. Nobile perché non si propone fini politici, ma intende analizzare la storia sulla base di conoscenze lontane dal political correct tanto squalloidamente in voga ai nostri giorni.
Ardita è la tesi che dietro il caso Moro spunti l’ombra del comunismo di matrice filo-sovietica, ma indubbiamente interessante è l’analisi di quella zona grigia dove per anni si è mosso un plotone di resistenti ad oltranza, di gente che ha vissuto il doppio binario togliattiano, nel mito di una rivoluzione impossibile.
Che sia esistito un filo rosso che abbia legato alcuni settori partigiani al filone della lotta armata in Italia è cosa risaputa. Più interessante è visitare i santuari - come Radio Praga - che per lungo tempo sono rimasti intatti e frequentati, oltre la cortina di ferro, come si diceva una volta.
La storia dei fuoriusciti italiani, dei comunisti che nel dopoguerra si erano macchiati in Italia di reati di sangue merita di essere scandagliata e raccontata. Turi lo fa molto bene, quando non scivola in stereotipate dietrologie, davvero tirate per i capelli.

Rocco Turi

GLADIO ROSSA. Una catena di complotti e delitti dal dopoguerra al caso Moro

Marsilio, 344 pagine, 16 euro

Un libro che aspettavamo da molto tempo. Vencer o morir, scritto da Rolo Diez - giornalista che vive ora in Messico è che è stato costretto a lasciare il suo Paese a causa della sua militanza attiva contro la feroce dittatura militare - non è solo il racconto di un governo oppressivo e criminale, ma anche e soprattutto una chiave per capire come e perché è nata e si è sviluppata in Argentina la più aberrante forma di terrorismo di Stato.
L’Argentina degli ultimi decenni del XX secolo risulta così passata al microscopio e indagata nelle sua grande e anomala peculiarità politica: il peronismo, cultura e dottrina traversale, che riesce a generare la lotta armata della sinistra e, allo stesso tempo, gli squadroni della morte, la caccia agli intellettuali e la distruzione della Meglio gioventù del Paese ad opera delle forze della destra.
Una lettura agile e stimolante per comprendere cosa sono state organizzazioni armate come i Montoneros, l’ERP, il PRT, le FAP e le FAR, ma anche come è potuto accadere che in pochi anni 30 mila argentini siano desaparecidos nel nulla.
Diez è uno dei pochi scrittori latino-americani che abbiamo capito davvero che riordinare i fatti è l’unica vera medicina alla malattia del suo Paese. Un Paese che dove la caduta della dittatura militare non ha segnato una vera e propria svolta politica. E neppure un riscatto popolare.

Rolo Riez

VENCER O MORIR. Lotta armata e terrorismo di Stato in Argentina

Il saggiatore – 446 pagine, 19 euro

Finalmente un libro che ci porta nel cuore di quella che è stata, e ancora è, la lotta di liberazione del popolo irlandese contro il dominio britannico, ma soprattuto un libro che racconta la storia dell’IRA, gruppo armato dalle mille tendenze.
La vera storia dell’IRA rappresenta, a nostro giudizio, il primo libro tradotto in italiano che tenti uno studio sistematico e appofondito su questa organizzazione, sulle sue azioni militari, ma anche e soprattutto sulle sue radici politico-ideologico-religiose.
Il libro parte da lontano, dal 1916, dalla Pasqua di sangue, per arrivare ai giorni nostri, attraverso la contrapposizione, stratificata nel tempo, di una componente dell’Irlanda del nord alla Gran Bretagna. Le vicende interne all’IRA sono scandagliate in modo impietoso, ma con grande acume storico. Compresi i tradimenti, gli isterismi, le follie, gli estremismi, ma anche l’estremo rigore, di una formazione armata che nel tempo non è mai stata uguale a se stessa.

Richard English

LA VERA STORIA DELL’IRA.
Il nazionalismo, la violenza, il socialismo, la religione e i segreti

Newton & Compton Editori – 415 pagine, 17,90 euro

Un pamphlet agile e veloce che vale come promemoria per quanto stava per accadere, ma che non deve mai più succedere.
NO è un dossier raccolto da Josè Mazzei e Ugo Maria Tassinari, quest’ultimo collaboratore di prestigio di Misteri d’Italia, durante le giornate di lotta della gente di Scansano Jonico contro la decisione del governo di creare, sotto il suo territorio, un deposito di scorie radioattive.
Una cronaca minuziosa di quanto è accaduto, ma soprattutto l’analisi di una mobilitazione di massa trasversale senza precedenti che ha portato 600 mila persone, cioè l’intera popolazione di una regione, a muoversi compatta per contrastare una decisione di vertice odiosa e criminale.

Josè Mazzei e Ugo Maria Tassinari

NO al deposito nucleare

A cura di Immaginapoli per UPI Basilicata

Ci sono libri che nascono con un loro destino, quello di rimanere nell’ombra perché libri difficili, libri scomodi per la politica e quindi, di conseguenza, libri scmpodi per il mercato anche quando l’editore si professa alternativo nella sua stessa ragione sociale.
E’ la storia di questo libro dedicato ad uno scandalo che affonda le sue radici nella Prima Repubblica, ma i cui effetti continuano nella seconda, tant’è che il Parlamento Italiano ha giudicato utile dedicargli un’apposita commissione di inchiesta. E’ lo scandalo Telekom Serbia: 1.500 miliardi finiti delle casse di Milosevic, durante uno degli ultimi governi di centro-sinistra. Scritto da un giovane militante radicale, Giulio Manfredi, Telekom Serbia si rivela un libro spinoso fin dal sottotitolo che è: Presidente Ciampi, nulla da dichiarare? Già perché l’attuale capo dello Stato italiano, all’epoca dello scandalo, era ministro del Tesoro e né lui, né il presidente del Consiglio dell’epoca, Romano Prodi, né il sottosegretario agli Esteri, Piero Fassino, forse, non "potevano non sapere".
Edito, in un primo momento, da Stampa Alternativa, il libro non ha ma conosciuto una libreria. Anche chi è alternativo (a cosa?) a volte non ha il cuore all’altezza delle intenzioni.
E così se volete leggerlo dovete ordinare il libro in questa maniera, facendo un versamento di 10 euro sul Ccp 12529012, intestato a:
Piccola Soc. Coop. Nuovi Equilibri a r.l.
Strada Tuscanese, Km 4,800
01100 Viterbo

Giulio Manfredi

TELEKOM SERBIA. Presidente Ciampi, nulla da dichiarare?

Stampa Alternativa (edizione speciale fuori commercio) – 247 pagine, 10 euro

Un duplice efferato assassinio senza misteri, ma misterioso proprio per la sua efferatezza e per la giovanissima età degli assassini.
La terrificante vicenda di Erika De Nardo, 16 anni e di Omar Mauro Favaro, 17 anni - che il 21 febbraio 2001 uccisero la madre di lei, Susy Cassini, 45 anni e il figlio dodicenne (fratello di Erika), Gianluca - è ora un libro di analisi criminologica.
Una ricostruzione attenta, per certi versi minuziosa, per spiegare i tanti perché di un delitto anomalo, quello di Novi Ligure, avvnuto in un ambiente famigliare e culturale apparentemente normale. Le analisi scientifiche, il movente del doppio omcidio, la personalita dei due ragazzi killer vengono interpretate nel libro con un certo rigore e qualche pretesa di andare oltre al clamore e allo sconcerto.

Fabio Fox Gariani

ERIKA E OMAR. Un’indagine criminologica completa

Scena del crimine– 192 pagine, 8 euro