Anna Laura Braghetti, figura centrale della stagione più tragica del terrorismo rosso, è deceduta all’età di 72 anni dopo una lunga malattia.
Ex componente della colonna romana delle Brigate Rosse, è stata protagonista del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro, evento che ha segnato profondamente la storia politica del nostro Paese. La notizia è stata diffusa dalla famiglia che ha annunciato funerali in forma strettamente privata, sottolineando come Braghetti sia stata circondata dall’affetto dei suoi cari fino all’ultimo momento.
Nata a Roma nel 1953, Anna Laura Braghetti entrò in contatto con la sinistra extraparlamentare negli anni Settanta, transitando da Lotta Continua alle Brigate Rosse. Nel 1978, all’età di 25 anni, assunse un ruolo di primo piano nell’operazione simbolo dell’organizzazione terroristica: era infatti l’intestataria dell’appartamento di via Montalcini 8, nel sud-est della Capitale, dove Aldo Moro venne tenuto prigioniero per 55 giorni.
L’abitazione, formalmente intestata a Braghetti, ospitava altri militanti delle Brigate Rosse che si alternavano nella custodia dello statista Democristiano. Durante la prigionia, la giovane brigatista, su ordine di Mario Moretti, fu incaricata di trascrivere gli interrogatori a cui Moro veniva sottoposto, ruolo che la pose al centro di una vicenda drammatica e complessa.
Dopo l’esecuzione di Moro, Braghetti entrò in clandestinità, assumendo il nome di battaglia “Camilla” e partecipando a numerose azioni violente della colonna romana. Tra queste, il 3 maggio 1979, durante l’irruzione alla sede della Democrazia Cristiana in piazza Nicosia, aprì il fuoco contro una volante della polizia, causando la morte degli agenti Antonio Mea e Piero Ollanu. Successivamente, il 12 febbraio 1980, prese parte all’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Vittorio Bachelet, sparando per prima sulle scale dell’Università La Sapienza.
Arresto, detenzione e percorso di revisione personale
L’arresto avvenne il 27 maggio 1980; per le sue azioni fu condannata all’ergastolo e trascorse in carcere oltre vent’anni senza usufruire di sconti di pena. Nel corso della detenzione, Braghetti avviò un profondo percorso di riflessione e revisione personale. Non fece ricorso al pentitismo, ma abbandonò gradualmente l’ideologia rivoluzionaria che l’aveva spinta alla violenza, dedicandosi a progetti educativi e sociali all’interno delle carceri italiane.
Fu durante gli anni di prigionia che conobbe figure come Francesca Mambro, ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari, con la quale collaborò nella scrittura di “Nel cerchio della prigione”. Importante fu anche l’incontro con padre Adolfo Bachelet, fratello del magistrato ucciso, che avviò un dialogo costruttivo con molti protagonisti della stagione delle stragi.
La libertà condizionale le fu concessa nel 2002, e da allora Braghetti si dedicò completamente all’impegno sociale, lavorando con l’Arci e coordinando progetti europei rivolti al reinserimento di ex detenuti e persone vulnerabili. La sua attività si concentrò in particolare sul sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli ospitati in case famiglia.

Un’eredità controversa tra memoria e impegno sociale (www.misteriditalia.it)
Anna Laura Braghetti ha cercato, negli ultimi decenni, di chiudere un capitolo doloroso della sua vita. Nel 2005 pubblicò “Il prigioniero”, scritto con la giornalista Paola Tavella, in cui raccontò la sua esperienza nel sequestro Moro, libro che ispirò anche il film “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio, dove il suo ruolo venne interpretato dall’attrice Maya Sansa.
Nonostante l’impegno sociale e la revisione del suo passato, la figura di Braghetti rimane controversa. L’avvocato Valter Biscotti, legale dei familiari degli agenti uccisi a via Fani, ha sottolineato che “non era una crocerossina” e che, pur avendo intrapreso un percorso di ripensamento, è stata protagonista di alcuni degli episodi criminali più efferati delle Brigate Rosse, come l’omicidio Bachelet.
Dall’altra parte, Francesca Mambro, sua compagna di prigionia e coautrice, ha voluto ricordarla come una “sorella” e ha evidenziato “i trenta anni di dedizione verso chi soffre”, mettendo in luce il lavoro instancabile di Braghetti nelle case famiglia e tra le persone in difficoltà.
Il fratello Gianluca Peciola, parlamentare e collaboratore di Avs, ha raccontato che anche negli ultimi giorni di vita Anna Laura “era sempre con il pensiero rivolto a risolvere i problemi degli altri, a trovare un posto protetto per chi non ne aveva”. Una testimonianza di una trasformazione umana che ha accompagnato la sua terza vita, lontana dalla militanza armata.
La carriera nelle Brigate Rosse e il ruolo nel sequestro di Aldo Moro (www.misteriditalia.it)












