La poesia di Quasimodo “Colore di pioggia e di ferro” svela fragilità e domande dell’animo umano, ancora attuali.
Ci sono versi che attraversano i decenni senza incrinarsi, come se il tempo non riuscisse a sfiorarli. Nascono in un’epoca precisa, ma conservano un’energia capace di parlare anche alle generazioni lontane. Succede con alcune poesie di Salvatore Quasimodo, che sembrano fatte di vento, pietra e memoria: elementi che non invecchiano, ma si trasformano insieme a noi.
“Colore di pioggia e di ferro” appartiene a questa categoria rara. È un testo che non offre risposte, ma ne suggerisce di nuove. A volte la poesia ha questa forza: riesce a nominare ciò che proviamo quando le parole ci mancano, come un’eco che arriva da molto lontano e che riconosciamo d’istinto. Capita soprattutto quando il mondo intorno appare fragile, scosso da conflitti e incertezze che ricordano scenari già vissuti.
Nel 1949, anno in cui Quasimodo inserì questi versi nella raccolta La vita non è sogno, l’Europa stava cercando di rialzarsi dalle macerie della guerra. Eppure, la sensazione che emerge non è solo legata al passato. È quella domanda insistente che accompagna ogni generazione: cosa resta dell’uomo quando tenta di capire il dolore che lo circonda?
Una curiosità che colpisce chi studia la vita del poeta riguarda proprio la sua formazione irregolare. Quasimodo nacque lontano dai salotti culturali, crebbe tra stazioni ferroviarie e viaggi improvvisi per seguire il lavoro del padre. Forse è anche per questo che le sue poesie hanno un ritmo mobile, come se fossero state scritte durante un passaggio, guardando il mondo scorrere dal finestrino.
Un dialogo tra la precarietà e la ricerca di senso
Quasimodo parte da parole comuni — morte, silenzio, solitudine — e le espone nella loro nudità, quasi fossero oggetti che abbiamo sempre sotto gli occhi ma che raramente osserviamo davvero. Il motivo è più semplice di quanto si pensi: siamo soliti leggere la vita attraverso immagini provvisorie, come le chiama lui, filtrate dalla nostra paura o dal nostro bisogno di certezze.
Il tempo, “colore di pioggia e di ferro”, scorre sulle pietre e sulle persone senza spiegare nulla. È un tempo duro, metallico, in cui il poeta sente ancora il rombo della violenza appena passata. Quel “ronzio di maledetti” evoca il peso dei ricordi, delle colpe, delle responsabilità che gli uomini continuano a interrogare senza trovare una risposta definitiva.

Un dialogo tra la precarietà e la ricerca di senso – misteriditalia.it
Questo piccolo dettaglio — la domanda posta a chi ha le mani sporche di sangue — fa davvero la differenza. Non è solo un’immagine simbolica: è il tentativo di capire come spiegare alle nuove generazioni ciò che è successo, e cosa potrebbe ancora accadere. La poesia allora diventa quasi una testimonianza civile, una voce che non vuole lasciarsi dissolvere dal silenzio.
La sua attualità è evidente. Anche oggi, mentre assistiamo a nuove guerre e tensioni globali, quelle domande restano sospese. Quasimodo non offre soluzioni, ma ci invita a guardare quelle ombre senza distogliere lo sguardo, sapendo che solo così potremo dare un senso a ciò che continuamente ci sfugge.
Chi legge “Colore di pioggia e di ferro” avverte un richiamo sincero, quasi un invito a fermarsi un momento e ascoltare il proprio tumulto interiore. La poesia non consola e non giudica, ma mostra con delicatezza quanto sia umano sentirsi spaesati. Ed è proprio questa onestà emotiva a renderla ancora necessaria, oggi come allora.
“Colore di pioggia e di ferro” — Salvatore Quasimodo
Dicevi: morte, silenzio, solitudine;
come amore, vita. Parole
delle nostre provvisorie immagini.
E il vento s’è levato leggero ogni mattina
e il tempo colore di pioggia e di ferro
è passato sulle pietre,
sul nostro chiuso ronzio di maledetti.
Ancora la verità è lontana.
E dimmi, uomo spaccato sulla croce,
e tu dalle mani grosse di sangue,
come risponderò a quelli che domandano?
Ora, ora: prima che altro silenzio
entri negli occhi, prima che altro vento
salga e altra ruggine fiorisca.
La poesia di Quasimodo che racconta l'animo umano e le sue fragilità più di qualunque altra cosa - misteriditalia.it












