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La poesia di Neruda recitata nel film de Il Postino è un colpo al cuore

il postino poesia pablo neruda ode al mareLa poesia di Neruda recitata nel film de Il Postino è un colpo al cuore - misteriditalia.it

La poesia “Ode al mare” di Pablo Neruda, recitata nel film Il Postino , diventa un dialogo sull’emozione e sul potere delle metafore.

Ci sono sequenze cinematografiche che si imprimono nella memoria più per ciò che suggeriscono che per ciò che mostrano. Nel film Il Postino, diretto da Michael Radford e ricordato anche per l’ultima interpretazione di Massimo Troisi, la poesia assume un ruolo centrale, diventando un ponte inatteso tra due mondi.

Quello del poeta esule Pablo Neruda e quello del postino Mario Ruoppolo, uomo semplice e curioso, capace però di una sensibilità sorprendente. Una delle scene più celebri del film si svolge sulla spiaggia nera di Procida. Luogo sospeso e silenzioso che diventa teatro di un incontro letterario destinato a lasciare un segno profondo.

Il Postino, quando la poesia incontra lo stupore

Nella quiete della riva, Neruda recita in spagnolo alcuni versi della sua Ode al mare, componimento presente nella raccolta delle “poesie elementari”. Lo fa con naturalezza, come se le parole sgorgassero direttamente dal paesaggio di fronte a lui. Mario ascolta in silenzio, colpito più dal ritmo che dal significato, e lascia affiorare una reazione che sorprende lo stesso poeta. Quel semplice “Strano”, pronunciato quasi sottovoce, apre un dialogo che diventa uno dei punti più intensi dell’intera pellicola.

Neruda, con affetto e ironia, lo invita a spiegarsi. Ed è in quel momento che il postino riesce a tradurre l’emozione in immagine: dice di sentirsi come una barca sbattuta dalle parole. Una metafora istintiva e potentissima, che restituisce esattamente l’effetto dei versi ascoltati. Neruda ne rimane colpito, come se in quell’osservazione spontanea si nascondesse un frammento della verità poetica.

Il ritmo dell’“Ode al mare”, con il suo alternarsi di “sì” e “no”, ricorda il moto continuo delle onde. Un’oscillazione che restituisce la natura mutevole e irrequieta dell’elemento marino. È questa ripetizione a generare in Mario quella sensazione di movimento, quasi un trasporto fisico, come se il mare stesso gli parlasse attraverso le versioni.

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Il Postino, quando la poesia incontra lo stupore – misteriditalia.it

La scena, nella sua semplicità, contiene una riflessione profonda sul senso della poesia. In un momento precedente del film, Neruda aveva spiegato a Mario che i versi non vanno “spiegati”, perché ogni interpretazione rischia di velare l’emozione originaria. Eppure è proprio l’ingegno del postino a offrire al poeta un nuovo sguardo sul suo stesso testo, un’interpretazione non intellettuale ma vissuta, che restituisce la vibrazione primordiale della parola poetica.

Quando Mario chiede, quasi timoroso, se tutto il mondo possa essere metafora di qualcos’altro, la poesia si allarga oltre la pagina. La domanda, semplice e vertiginosa, coglie Neruda di sorpresa. Quel dubbio apre uno spazio di riflessione in cui la letteratura diventa una chiave per leggere la realtà, non un territorio separato ma una lente che amplifica la vita quotidiana.

Qui nell’isola
il mare
e quanto mare
esce da sé stesso
in ogni momento,
dice di sì, di no,
di no, di no, di no,
dice di sì nell’azzurro,
nella spuma, nel galoppo,
dice di no, di no.

Non può stare tranquillo,
mi chiamo mare, ripete
battendo su una pietra
senza ottenere di convincerla,
allora
con sette lingue verdi
di sette cani verdi,
di sette tigri verdi,
di sette mari verdi,
la percorre, la bacia,
la inumidisce
e si colpisce il petto
ripetendo il suo nome.

Oh mare, come ti chiami,
oh compagno oceano,
non perdere tempo e acqua,
non scuoterti tanto,
aiutaci,
siamo i piccoli
pescatori,
gli uomini della riva,
abbiamo freddo e fame,
sei il nostro nemico,
non colpire così forte,
non gridare a questo modo,
apri la tua cassa verde
e offri a tutti noi
tra le mani
il tuo regalo d’argento:
il pesce di ogni giorno.

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