Cultura

Charlie Chaplin, la poesia sulla vita che ti farà riflettere ed emozionare. “Quando ho cominciato ad amarmi davvero”

Un’attenta analisi storica e letteraria svela che la paternità di questo testo non è riconducibile al celebre artista, ma si tratta di un’operaIl testo originale e la sua diffusione virale (www.misteriditalia.it)

La poesia intitolata “Quando ho cominciato ad amarmi davvero” continua a riscuotere grande successo sul web.

Un’attenta analisi storica e letteraria svela che la paternità di questo testo non è riconducibile al celebre artista, ma si tratta di un’opera con radici diverse e più recenti, che ha viaggiato tra lingue e culture fino a raggiungere la fama globale.

La poesia in lingua inglese, conosciuta come “As I began to love myself”, esprime un percorso di crescita personale e di amore per sé stessi, toccando temi quali autenticità, rispetto, maturità, fiducia in sé, semplicità, amor proprio, umiltà, benessere e saggezza. Il testo sottolinea l’importanza di vivere nel presente, liberandosi dalle catene del passato e dalle ansie per il futuro, e invita a vedere nei conflitti e nelle difficoltà non ostacoli, ma occasioni di rinascita e trasformazione.

Ecco alcuni versi chiave della versione originale inglese:

“As I began to love myself I found that anguish and emotional suffering are only warning signs that I was living against my own truth… Today I know, this is ‘AUTHENTICITY’.”

La poesia è stata tradotta in italiano come “Quando ho cominciato ad amarmi davvero”, mantenendo intatto il suo potere emotivo e la sua capacità di evocare riflessioni profonde sul rapporto con sé stessi e con gli altri.

“Quando ho cominciato ad amarmi davvero”: traduzione del testo italiano

“Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono reso conto che il dolore e la sofferenza emotiva servivano a ricordarmi che stavo vivendo in contrasto con i miei valori. Oggi so che questa si chiama autenticità.
Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, ho capito quanto fosse offensivo voler imporre a qualcun altro i miei desideri, pur sapendo che i tempi non erano maturi e la persona non era pronta, anche se quella persona ero io.

Oggi so che questo si chiama rispetto.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, ho smesso di desiderare una vita diversa e ho compreso che le sfide che stavo affrontando erano un invito a migliorarmi.

Oggi so che questa si chiama maturità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, ho capito che in ogni circostanza ero al posto giusto e al momento giusto e che tutto ciò che mi accadeva aveva un preciso significato. Da allora ho imparato ad essere sereno.

Oggi so che questa si chiama fiducia in sé stessi.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, non ho più rinunciato al mio tempo libero e ho smesso di fantasticare troppo su grandiosi progetti futuri. Oggi faccio solo ciò che mi procura gioia e felicità, ciò che mi appassiona e mi rende allegro, e lo faccio a modo mio, rispettando i miei tempi. Oggi so che questa si chiama semplicità.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono liberato di tutto ciò che metteva a rischio la mia salute: cibi, persone, oggetti, situazioni e qualsiasi cosa che mi trascinasse verso il basso allontanandomi da me stesso.

All’inizio lo chiamavo «sano egoismo», ma oggi so che questo si chiama amor proprio.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, ho smesso di voler avere sempre ragione. E cosi facendo ho commesso meno errori.

Oggi so che questa si chiama umiltà.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono rifiutato di continuare a vivere nel passato o di preoccuparmi del futuro. Oggi ho imparato a vivere nel momento presente, l’unico istante che davvero conta.

Oggi so che questo si chiama benessere.

Quando ho cominciato ad amarmi davvero e ad amare, mi sono reso conto che il mio Pensiero può rendermi miserabile e malato. Ma quando ho imparato a farlo dialogare con il mio cuore, l’intelletto è diventato il mio migliore alleato.

Oggi so che questa si chiama saggezza.

Non dobbiamo temere i contrasti, i conflitti e i problemi che abbiamo con noi stessi e con gli altri perché perfino le stelle, a volte, si scontrano fra loro dando origine a nuovi mondi. Oggi so che questa si chiama vita.”

Nonostante la poesia sia spesso accompagnata dall’immagine di Charlie Chaplin e da brevi biografie che ne celebrano la sensibilità e la filosofia di vita

La controversia sull’attribuzione a Charlie Chaplin(www.misteriditalia.it)

Nonostante la poesia sia spesso accompagnata dall’immagine di Charlie Chaplin e da brevi biografie che ne celebrano la sensibilità e la filosofia di vita, non esistono fonti attendibili che confermino la sua paternità. La diffusione di questa falsa attribuzione sembra essere iniziata nei primi anni 2000, quando il testo, tradotto e rielaborato più volte, ha cominciato a circolare sui blog, sui social network e su vari siti web, accompagnato da un’aura nostalgica legata all’immagine del comico inglese.

Un’indagine approfondita, come quella condotta da Dan Evon per il sito di fact checking Snopes, evidenzia che la poesia ha origini ben diverse: si tratta infatti di una traduzione da un testo portoghese scritto da Iva Sofia Golcalves Lima, che a sua volta aveva adattato un’opera inglese intitolata “When I Loved Myself Enough”, scritta da Kim McMillen e pubblicata postuma dalla figlia Alison nel 1996.

La versione portoghese, più sintetica e accattivante, ha conquistato il pubblico nei primi anni 2000 e da lì è stata tradotta nuovamente in inglese, perdendo progressivamente i tratti dell’originale. L’attribuzione a Chaplin è comparsa casualmente nel 2007, probabilmente come espediente per aumentare la viralità del testo.

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