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La storia di Donato Bilancia: il serial killer più spietato della storia crime italiana

Attivo tra il 1997 e il 1998, Bilancia è stato responsabile di 17 omicidi in Liguria e nel basso Piemonte, guadagnandosi soprannomi come Mostro della Liguria,La vita e la genesi del serial killer (Fonte_Raiplay.it)(www.misteriditalia.it)

Il nome di Donato Bilancia rimane tra i più inquietanti della cronaca nera, associato a una delle figure più spietate del Paese.

Attivo tra il 1997 e il 1998, Bilancia è stato responsabile di 17 omicidi in Liguria e nel basso Piemonte, guadagnandosi soprannomi come Mostro della Liguria, serial killer delle prostitute e serial killer dei treni. La sua vicenda ha segnato profondamente l’opinione pubblica, le forze dell’ordine e la psicologia criminale italiana.

Nato a Potenza il 10 luglio 1951, Bilancia, soprannominato “Walter”, trascorse l’infanzia tra Campania, Piemonte e infine Liguria, stabilendosi nel quartiere genovese di San Fruttuoso. La sua crescita familiare fu segnata da un ambiente difficile e degradato, con un rapporto conflittuale con i genitori e un forte legame solo con il fratello maggiore Michele. Umiliazioni e derisioni, come l’essere sbeffeggiato dal padre per la scarsa virilità e gli episodi di enuresi notturna, contribuirono a plasmare una personalità fragile e tormentata.

Abbandonata la scuola prima della terza media, Bilancia entrò in contatto con ambienti criminali già da giovane, accumulando precedenti per furto, rapina, detenzione abusiva di armi e tentati sequestri. Negli anni ’80 iniziò a delinquere in autonomia e sviluppò una dipendenza dal gioco d’azzardo, che lo portò a ingenti debiti e a vivere in condizioni precarie, come il sottoscala di Genova.

Un evento traumatico fu il suicidio del fratello Michele nel 1987, che si gettò sotto un treno con il figlio piccolo in braccio. Donato attribuì la colpa alla cognata, sviluppando da allora un profondo risentimento verso le donne, che si tradusse in aggressioni, minacce e molestie nei confronti di prostitute e altre donne.

La spirale di violenza: dagli omicidi iniziali alle vittime sui treni

La sua carriera criminale di assassino seriale iniziò nell’autunno del 1997, scatenata da una vendetta personale contro due biscazzieri, Giorgio Centanaro e Maurizio Parenti, che lo avevano derubato alle bische clandestine. Il 16 ottobre 1997 uccise Centanaro soffocandolo, ma il decesso venne inizialmente archiviato come morte naturale. Poco dopo, il 24 ottobre, assassinò Parenti e la moglie Carla Scotto nella loro abitazione, utilizzando una pistola Smith & Wesson calibro .38, arma che avrebbe poi usato per tutti i delitti successivi.

Il timore di ritorsioni da parte della malavita lo spinse a continuare la sua scia di sangue, uccidendo coppie di coniugi, cambiavalute, metronotte e altre persone in modo apparentemente casuale. Tra le vittime vi furono anche prostitute, a cui Bilancia riservava particolare violenza, alimentata dal suo odio verso il genere femminile. Questi omicidi, perpetrati in Liguria e nel basso Piemonte, terrorizzarono le comunità locali.

Un passaggio cruciale nella sua escalation fu l’inizio degli omicidi sui treni, evento che suscitò un allarme sociale senza precedenti. Il 12 aprile 1998, a bordo dell’intercity La Spezia-Venezia, Bilancia uccise l’infermiera Elisabetta Zoppetti sparandole in bagno, un episodio che scosse profondamente l’opinione pubblica per la natura pubblica e imprevedibile del crimine. Nei giorni successivi, continuò a colpire su treni regionali e nelle aree circostanti, con vittime come la babysitter Maria Angela Rubino.

Le indagini si concentrarono sulle tracce lasciate dall’assassino, tra cui il DNA rinvenuto su alcune vittime, e sulle auto usate

L’arresto, il processo e la detenzione(Fonte_Raiplay.it)(www.misteriditalia.it)

Le indagini si concentrarono sulle tracce lasciate dall’assassino, tra cui il DNA rinvenuto su alcune vittime, e sulle auto usate per commettere i delitti. Un elemento decisivo fu la denuncia di un amico di Bilancia, Giuseppino “Pino” Monello, che si accorse di una serie di multe per mancato pagamento di pedaggi autostradali riferibili a un veicolo che risultava ancora intestato a lui, ma usato da Bilancia.

Il 6 maggio 1998 Donato Bilancia fu arrestato a Genova. Durante il processo confessò tutti i 17 omicidi, anche quello di Centanaro, inizialmente ritenuto una morte naturale. Il tribunale di Genova lo condannò a 13 ergastoli e a 16 anni per tentato omicidio, con tre anni di isolamento diurno.

Durante la detenzione, Bilancia mostrò un carattere contraddittorio: fragile e violento, ma anche coinvolto in attività ricreative e culturali in carcere, come la partecipazione a un gruppo teatrale e lo studio universitario in turismo culturale. Tuttavia, nel 2020 contrasse il Covid-19 nel carcere di Padova e, rifiutando le cure, morì il 17 dicembre alla età di 69 anni.

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