Nel corso del tempo, il trattamento può infatti subire sospensioni o riduzioni in base a precise condizioni stabilite dalla normativa vigente.
La pensione di reversibilità rappresenta un sostegno economico fondamentale per i familiari superstiti di un pensionato deceduto, ma non è un diritto assoluto e incondizionato.
Aggiornamenti recenti, tra cui la circolare INPS n. 64 del maggio 2024 e alcune sentenze della Corte di Cassazione, hanno chiarito ulteriormente i criteri di erogazione, revoca e decurtazione della pensione di reversibilità.
Destinatari e condizioni per la pensione di reversibilità
La pensione di reversibilità spetta principalmente al coniuge superstite o al partner unito civilmente. Sono inclusi anche:
- Il coniuge separato, se iscritto all’ente previdenziale prima del decesso o titolare di assegno di mantenimento con addebito.
- Il coniuge divorziato con assegno divorzile e iscrizione previdenziale antecedente al decesso.
- I figli minorenni o maggiorenni fino a 26 anni, se studenti e fiscali a carico del defunto.
- I figli maggiorenni inabili al lavoro.
- I genitori inabili o ultrasessantacinquenni.
- Fratelli e sorelle non coniugati e inabili, se precedentemente a carico del pensionato.
- I nipoti maggiorenni inabili, come stabilito dalla recente circolare INPS.
Non rientrano tra i beneficiari parenti più lontani come zii o cugini, né coloro che non dimostrano condizioni di inabilità o carico economico.
Cause di cessazione e sospensione della pensione di reversibilità
Il diritto alla pensione può essere revocato in presenza di specifiche circostanze, come:
- Il nuovo matrimonio del coniuge superstite.
- Il superamento dello stato di inabilità che aveva giustificato l’erogazione.
- Il raggiungimento della maggiore età da parte dei figli e l’inizio di un’attività lavorativa.

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- Il compimento del 26° anno di età o l’interruzione degli studi da parte dei figli.
- Il percepimento di un nuovo trattamento pensionistico da parte dei genitori titolari.
- Il matrimonio di fratelli o sorelle non coniugati titolari del beneficio.
Va sottolineato che in alcuni casi il beneficio può essere riattivato, per esempio se si ripristina lo stato di inabilità.
Riduzioni e limiti di reddito nella pensione di reversibilità
La pensione di reversibilità non viene sempre corrisposta per intero. Il coniuge vedovo, ad esempio, ottiene una quota pari al 60% dell’importo originario se non ci sono figli minori o inabili; in presenza di tali condizioni, le percentuali variano secondo parametri INPS.
Le riduzioni d’importo si applicano in caso di redditi personali del beneficiario superiori a determinate soglie. Per l’anno 2024, l’INPS ha fissato i seguenti scaglioni:
- Fino a 23.345,79 euro annui: nessuna decurtazione.
- Da 23.345,80 a 31.127,72 euro: riduzione del 25%.
- Da 31.127,73 a 38.909,65 euro: riduzione del 40%.
- Oltre 38.909,66 euro: riduzione del 50%.
La Corte Costituzionale ha inoltre stabilito che la decurtazione non deve mai superare il valore dei redditi aggiuntivi percepiti dal beneficiario. Questo sistema garantisce un equilibrio tra diritto al sostegno e capacità economica del beneficiario stesso.
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