Un capolavoro scomparso che continua a tormentare storici e investigatori: un mistero lungo ottant’anni tra furti nazisti, copie superstiti e ipotesi mai confermate.
C’è un volto che da oltre ottant’anni è ricercato dai collezionisti e dagli appassionati dell’arte. Si tratta del dipinto, olio su tavola, di Raffaello Sanzio risalente al Cinquecento. Un’opera che viene collegata al nazismo perché proprio durante gli anni bui del nazismo di essa non c’è più traccia. Ritratto di giovane uomo, questo è il nome che gli è stato attribuito, ha un fascino che va oltre la tecnica pittorica ma che si fonde con la sua storia intrisa di mistero. Per secoli ha brillato nella Collezione Czartoryski di Cracovia, prima di scomparire nel caos dell’occupazione nazista. Un dipinto celebrato come uno dei ritratti più intensi del Rinascimento e che oggi sopravvive soltanto in copie e fotografie d’epoca.
Per decenni è stato cercato senza risultati, regalando in cambio una delle più misteriose storie del Novecento. Purtroppo anche un secolo che verrà ricordato con un’onta incancellabile (per quanto si cerchi di cancellarne la memoria da chi ancora oggi ne glorifica le gesta abominevoli) in cui intere culture vennero depredate sistematicamente. L’opera di Raffaello, trafugata nel 1939, diventa così simbolo di un patrimonio strappato e disperso. La domanda rimane sospesa: dove si trova? Esiste ancora? Nel frattempo la sua leggenda cresce di anno in anno, alimentata da nuovi studi e dalla consapevolezza che un’opera così importante non smette mai davvero di essere dimenticata.
Il capolavoro perduto di Cracovia
Il Ritratto di giovane uomo, realizzato attorno al 1516-1517, è considerato uno degli esempi più raffinati della ritrattistica raffaellesca. Raffigura un giovane aristocratico di tre quarti, avvolto da un’eleganza pacata: capelli lunghi, sguardo ipnotico e abiti preziosi anche se non in maniera eccessiva.

Tra copie e ricerche senza fine, il mistero del “Ritratto di giovane uomo” continua ad affascinare gli studiosi – Wikipedia-misteriditalia
La postura e la luce rivelano quella capacità di Raffaello di dare vita ai soggetti senza bisogno di gesti teatrali: basta un volto per raccontare un’intera storia. Per lungo tempo si è persino ipotizzato che il soggetto potesse essere lo stesso Raffaello, giovane e fiero, immortalato in un autoritratto idealizzato. Una teoria mai confermata, ma sufficiente a rendere l’opera ancora più affascinante.
Nel corso dei secoli il quadro fu ammirato, studiato, copiato da artisti come Van Dyck. Ma tutto cambiò nel 1939, quando le truppe naziste invasero la Polonia e misero mano alla preziosa Collezione Czartoryski. Il dipinto fu sequestrato per ordine di Hans Frank, governatore generale della Polonia occupata. Per anni rimase nelle sue disponibilità, spostato da una residenza all’altra mentre i gerarchi nazisti accumulavano arte europea come bottino di guerra.
Non è chiaro se sia stato distrutto durante i bombardamenti finali, venduto clandestinamente o nascosto da qualcuno che ancora oggi lo conserva segretamente. Gli storici dell’arte hanno perlustrato archivi, testimonianze e depositi privati senza mai trovare una traccia concreta. Oggi possiamo osservarlo soltanto attraverso copie o fotografie in bianco e nero, restaurate digitalmente. Ma nessuna riproduzione riesce a restituire la magia del pennello originale. Il mistero continua e così anche la sua ricerca: anche in questo modo l’opera continua in un certo senso a vivere.
Il quadro perduto di Raffaello, trafugato dai nazisti, resta un mistero che da Cracovia si estende al mondo intero-misteriditalia










