Aokigahara, nota come la “Foresta dei Suicidi”, è un luogo dove mito e realtà si intrecciano tra silenzio, natura e memoria collettiva.
Ai piedi del Monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi, si estende una distesa verde scura di oltre trenta chilometri quadrati. È Aokigahara, conosciuta in Giappone come Jukai , “il mare di alberi”. La sua origine è geologica: la foresta è nata su un terreno di lava solidificata dopo l’eruzione del Fuji nell’864. Gli alberi, cresciuti su un terreno irregolare e ricco di minerali, formano un intreccio adatto che assorbe la luce e il suono, creando un’atmosfera di quiete assoluta.
Proprio questo silenzio, unito alla particolare conformazione del terreno che interferisce con le bussole per via del ferro magnetico, ha contribuito a costruire l’aura di mistero che circonda Aokigahara. Ma la sua fama non deriva solo dalla natura: nel corso dei decenni, la foresta è divenuta un simbolo tragico legato al tema del suicidio in Giappone.
Tra mito e dolore: come nasce una reputazione, cosa succede a Aokigahara
La reputazione di Aokigahara come “foresta dei suicidi” è il risultato di una sovrapposizione complessa tra realtà sociale e narrazione culturale. Il Giappone, storicamente, ha un delicato rapporto con il tema del suicidio, spesso visto almeno in epoche passate come gesto di dignità o di spiazione. Tuttavia, nel dopoguerra e con la crescente pressione sociale, il fenomeno ha assunto connotazioni più drammatiche.
A cementare l’immaginario legato ad Aokigahara sono state alcune opere letterarie. Il romanzo Kuroi Jukai (Il nero mare di alberi) di Seichō Matsumoto, pubblicato nel 1961, racconta la storia di due amanti che scelgono la foresta come luogo del loro ultimo atto. Più tardi, nel 1993, il controverso Manuale completo del suicidio di Wataru Tsurumi citò Aokigahara come “luogo ideale per morire”, amplificando ulteriormente il mito.

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Negli anni successivi, l’aumento dei casi registrati ha portato le autorità locali ad intervenire. Oggi, lungo i sentieri principali, cartelli con messaggi di incoraggiamento invitano i visitatori a riflettere e cercare aiuto. “La tua vita è un dono prezioso” recita uno di essi, seguito da numeri di emergenza e contatti per la prevenzione.
Aokigahara ha ispirato artisti, registi e musicisti di tutto il mondo. È apparsa in film come La foresta dei sogni di Gus Van Sant, che ne offre una visione introspettiva e poetica, e in opere horror come Jukai La foresta dei suicidi , dove il soprannaturale si mescola alle leggende locali degli yūrei , gli spiriti inquieti. Anche la musica ha evocato il suo fascino oscuro, con gruppi che ne hanno fatto simbolo di isolamento e malinconia.
Oggi la foresta è visitabile, ma il turismo è regolato da precise norme di rispetto. Sentieri tracciati conducono a luoghi di straordinaria bellezza naturale, come la Grotta del Ghiaccio e la Grotta del Vento, antiche cavità laviche formatesi durante l’eruzione del Fuji. Le autorità invitano a non allontanarsi dai percorsi ea vivere l’esperienza in modo consapevole, ricordando che Aokigahara è anche un luogo di memoria.
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