Questo monologo del regista e attore Roberto Benigni è un inno alla vita da leggere ogni giorno se cercate l’amore vero.
Roberto Benigni ha dedicato una riflessione intensa e appassionata al senso della poesia, trasformando il suo discorso in un vero e proprio manifesto.
Con ironia e profondità, l’attore e regista toscano invita a considerare la poesia non come un tema esterno, ma come un’esperienza interiore che appartiene a ciascuno.
Il monologo di Roberto Benigni è un inno alla vita e alla ricerca dell’amore
Il testo si apre con un monito: non affrontare subito l’amore, il tema più difficile, ma attendere la maturità di una vita intera. Nel frattempo, ogni argomento può diventare poetico: il mare, il vento, un termosifone o un tram in ritardo. Non esiste infatti una cosa più poetica di un’altra, perché la poesia non è fuori, ma dentro. È lo sguardo che rende poetico il mondo, e ognuno può trovarla in sé stesso. Benigni sottolinea l’importanza della scelta delle parole. La bellezza nasce dalla selezione, dalla pazienza nel trovare il termine giusto.
L’immagine di Eva che sfoglia tutte le foglie di fico del paradiso terrestre prima di scegliere quella perfetta diventa metafora della cura necessaria al lavoro poetico. La poesia non è improvvisazione, ma ricerca meticolosa. Il discorso si concentra poi sull’innamoramento, definito come condizione indispensabile: senza amore tutto è morto, con l’amore tutto si muove e prende vita. Da qui l’invito a dilapidare la gioia, a sperperare l’allegria, a far soffiare la felicità in faccia alla gente. Solo chi è felice può trasmettere felicità, e persino il dolore, per essere comunicato, deve passare attraverso una condizione vitale.
La sofferenza diventa parte integrante della poesia. Patire, stare male, soffrire non devono spaventare, perché il mondo intero soffre. La poesia nasce anche dal dolore, che è universale. Non serve inseguire la novità, definita come la cosa più vecchia che ci sia: ciò che conta è la capacità di vedere oltre. I poeti non guardano, vedono. Infine, Benigni invita a un rapporto diretto con le parole, quasi autoritario. Bisogna farsi obbedire, punirle se non rispondono, trattarle come creature vive. La conclusione è radicale: “Forza, cancellate tutto!”. Un invito alla libertà, alla distruzione creativa, al non attaccarsi troppo a ciò che si scrive. La poesia è movimento.

Roberto Benigni, il monologo che è diventato un inno alla ricerca dell’amore – Misteriditalia.it
“Su, su, svelti, veloci, piano, con calma, non vi affrettate.
Non scrivete subito poesie d’amore che sono le più difficili, aspettate almeno un’ottantina di anni.
Scrivete su un altro argomento, che ne so… sul mare, vento, un termosifone, un tram in ritardo.
Non esiste una cosa più poetica di un’altra. La poesia non è fuori, è dentro.
Cos’è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu.
Vestitele bene le poesie.
Cercate bene le parole, dovete sceglierle.
A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola.
Scegliete, perchè la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere, da Adamo ed Eva. Lo sapete quanto c’ha messo Eva prima di scegliere la foglia di fico giusta? Ha sfogliato tutti i fichi del paradiso terrestre.Innamoratevi.
Se non vi innamorate è tutto morto.
Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto.
Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria.
Siate tristi e taciturni con l’esuberanza.
Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.
Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.Siate felici.
Dovete patire, stare male, soffrire.
Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre.
E se non vi riesce, non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto.
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia.
E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa, da così, buttatevi in terra, mettetevi così.
E’ da distesi che si vede il cielo. Guarda che bellezza, perchè non mi ci sono messo prima?!
Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono.
Fatevi obbedire dalle parole.
Se la parola è “muro” e “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara!
Questa è la bellezza come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre..
Forza, cancellate tutto!”
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