Nel panorama della lingua italiana, uno degli aspetti che genera dubbi è la formazione corretta del plurale di numerosi sostantivi.
Nonostante l’insegnamento scolastico iniziale possa aver dato un’impressione di semplicità, la realtà è ben diversa: la presenza di eccezioni, regole particolari e usi evolutivi rendono spesso difficile orientarsi senza incorrere in errori. In questo articolo approfondiremo le forme plurali più frequentemente sbagliate dagli italiani, con particolare attenzione a termini come ciliegie, valigie, arance e piogge, e all’uso corretto dei plurali nei nomi composti e nei forestierismi.
Una delle difficoltà più comuni riguarda i sostantivi che terminano in -cia e -gia, per esempio ciliegia e valigia. La regola generale, adottata dalla metà del Novecento e tuttora valida, stabilisce che la i si mantiene nel plurale solo se la c o la g sono precedute da una vocale. Pertanto:
- acacia diventa acacie
- ciliegia diventa ciliegie
- camicia diventa camicie
- valigia diventa valigie
Anche quando la i è accentata, come in farmacía, si conserva nel plurale: farmacie.
Al contrario, se la c o la g sono precedute da consonante, la i cade:
- goccia → gocce
- arancia → arance
- pioggia → piogge
- provincia → province
Questa regola si estende anche ai nomi che terminano in -scia, come coscia → cosce e fascia → fasce.
Nonostante la chiarezza della regola, la forma senza la i in plurale, per esempio ciliege o provincie, è ancora diffusamente attestata in testi antichi, targhe storiche e persino in letteratura, come nel titolo “Un cappello pieno di ciliege” di Oriana Fallaci. È un segno di una tendenza in evoluzione che, pur non essendo ufficiale, riflette un uso più semplificato che incontra consensi in alcune aree linguistiche.
Plurali irregolari e nomi composti: le insidie della grammatica
Oltre ai plurali regolari, la lingua italiana presenta sostantivi con forme al plurale invariabili o irregolari che vanno necessariamente memorizzate:
- pescespada resta pescespada
- serie, specie, crisi, analisi sono invariabili
- bue → buoi
- dio → dèi
- tempio → templi
- osso può diventare ossa o ossi a seconda del contesto
- miglio diventa miglia (unità di misura) o migli (cereale)
- lenzuolo diventa lenzuoli (pezzi singoli) o lenzuola (intera biancheria)
I nomi composti rappresentano un altro campo minato. La formazione del plurale dipende dal rapporto grammaticale tra le due parole. Per esempio, il plurale di capotreno è capitreno perché “capo” ha funzione di soggetto principale. Invece, caporedattore diventa caporedattori, poiché “capo” funge da attributo. Regole simili si applicano a capoluogo → capoluoghi e capoverso → capoversi, mentre caposaldo diventa capisaldi per la natura aggettivale del secondo elemento.
I nomi composti da un sostantivo e un aggettivo formano il plurale cambiando la desinenza di entrambi i termini: cassaforte → casseforti, caposaldo → capisaldi, terracotta → terrecotte. L’unica eccezione è palcoscenico che diventa palcoscenici.
Nei composti da verbo e nome maschile varia solo il secondo elemento: grattacapo → grattacapi, coprifuoco → coprifuochi. Nel caso il nome sia femminile, il composto resta invariato: portacenere rimane portacenere.

Forestierismi e plurale: l’invarianza prevalente (www.misteriditalia.it)
Negli ultimi decenni l’italiano ha accolto numerosi termini stranieri, soprattutto dall’inglese, e spesso si commettono errori nel formare il plurale. Parole come computer, film, toast, browser e meme non cambiano forma al plurale, rimanendo invariabili. L’uso di plurali anglicizzati come fans o goals si è affermato soprattutto sui social network, ma tecnicamente non sono corretti in italiano.
Regole generali e suggerimenti per non sbagliare
- Nel dubbio, ricordare che le parole in -cia e -gia mantengono la i se precedute da vocale, altrimenti la perdono.
- Imparare a memoria i plurali irregolari più comuni.
- Nei nomi composti, identificare la funzione grammaticale dei componenti per determinare il corretto plurale.
- Evitare di aggiungere la “s” inglese ai forestierismi entrati nell’italiano, a meno che non siano ormai assorbiti come fan al plurale fans nei contesti informali.
- Prestare attenzione alle variazioni regionali e alle forme storiche che possono però non essere più corrette secondo la grammatica moderna.
Queste indicazioni, aggiornate alle ultime tendenze linguistiche e confermate dalle principali istituzioni e accademie, aiutano a districarsi fra i plurali più insidiosi della lingua italiana, migliorando la precisione e la qualità della comunicazione scritta e orale.
I plurali delle parole in -cia e -gia: la regola e le eccezioni (www.misteriditalia.it)











