La poesia “Anima mia” di Nazim Hikmet, tra lirismo e impegno civile, viene riletta oggi con nuovo romanticismo
Nel vasto panorama della poesia del Novecento, Nazim Hikmet si distingue come uno dei più pregnanti e innovativi poeti turchi, la cui opera è stata tradotta in più di cinquanta lingue e continua a permeare la cultura contemporanea. Oggi ripercorriamo la profondità emotiva e la tenerezza di una sua lirica celebre, “Anima mia”, inserendo il testo nel contesto biografico e culturale aggiornato del poeta, oltre a chiarire eventuali confusione legate al titolo, spesso associato anche ad altre forme d’arte.
Nato a Salonicco nel 1902, allora parte dell’Impero Ottomano, Hikmet apparteneva a una famiglia di origini aristocratiche con radici complesse che abbracciavano culture circasse, polacche, serbe e francesi. Formatosi in un ambiente ricco di stimoli artistici e letterari, ebbe precocemente contatti con poeti e intellettuali. Dopo aver aderito inizialmente al nazionalismo di Atatürk, si spostò verso il comunismo, influenzato soprattutto dagli ideali della Rivoluzione Russa.
La sua vita fu segnata da numerose traversie: incarcerazioni, esilio, persecuzioni politiche e tentativi di assassinio. Condannato a quasi trent’anni di carcere per attività politiche sovversive, trascorse lunghi anni in prigione, periodo durante il quale scrisse molte delle sue poesie più intense e rivoluzionarie. La sua opera rappresentò una rottura radicale con la tradizione poetica ottomana, introducendo versi liberi e uno stile colloquiale che influenzarono profondamente la letteratura turca moderna.
Grazie a una mobilitazione internazionale, con il sostegno di figure come Pablo Picasso, Jean-Paul Sartre e Pablo Neruda, fu liberato nel 1950 e costretto all’esilio in Unione Sovietica, dove visse fino alla sua morte nel 1963. Nonostante la dura repressione subita, Hikmet mantenne sempre una poesia intrisa di speranza, amore e impegno civile.
L’intimità di “Anima mia” nella poesia di Nazim Hikmet
La poesia “Anima mia” si presenta come un invito delicato e suggestivo rivolto alla persona amata. Con versi che sembrano sussurrare, Hikmet conduce il lettore in un’atmosfera di dolce abbandono e di amore protettivo. Il poeta utilizza ripetutamente l’imperativo — “chiudi gli occhi”, “immergiti”, “abbandonati” — ma non in modo autoritario, bensì come un tenero appello a lasciarsi andare, ad affidarsi completamente all’amore che avvolge e protegge.

La poesia Anima Mia – (misteriditalia.it)
Il testo evoca un’immagine di pace e purezza, con l’amata che si immerge “nuda e vestita di bianco” nel sonno e viene accolta dal “più bello dei sogni”. Il richiamo finale alla “fiamma verde” che arde negli occhi marroni dell’amata può essere interpretato sia come una sfumatura reale dell’iride, sia come un simbolo della forza interiore e della passione vitale che animano la donna. Questa doppia valenza rivela la capacità del poeta di fondere tenerezza e ammirazione, rendendo la poesia non solo un canto d’amore, ma anche un omaggio alla potenza e alla complessità dell’essere umano.
Oggi, a più di sessant’anni dalla sua scomparsa, Nazim Hikmet resta una figura imprescindibile per chi si occupa di poesia e impegno civile. La sua capacità di fondere lirismo e politica, tenerezza e rivoluzione, continua a ispirare poeti, scrittori e artisti in tutto il mondo. Le sue poesie, tradotte e pubblicate in numerose edizioni italiane, sono parte integrante del patrimonio letterario globale.
Nel 2002, in occasione del centenario della nascita, il governo turco gli restituì simbolicamente la cittadinanza, riconoscendo così il valore universale della sua arte e della sua lotta. La poesia “Anima mia”, con la sua dolcezza e profondità, incarna perfettamente l’anima di un poeta che ha saputo cantare l’amore con la forza di chi ha vissuto le contraddizioni del suo tempo, offrendo al lettore non solo versi ma un’esperienza umana intensa e autentica.
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