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Telefonate mute call center: cosa devi fare per difenderti. Hai tante opzioni ma non te lo dicono

TelefonateTelefonate mute call center: cosa devi fare per difenderti - misteriditalia.it

Le telefonate mute sono sempre più frequenti: ecco come difendersi tra reclami al Garante, denunce e blocchi ufficiali.

Ogni giorno, decine di migliaia di cittadini italiani segnalano di ricevere numerose chiamate indesiderate, spesso prive di interlocutore. Sono le cosiddette telefonate mute, generate in automatico da call center che mirano a contattare più numeri contemporaneamente, nella speranza che un operatore si liberi in tempo. Quando non succede, il destinatario risponde ma resta in silenzio. Un fenomeno sempre più frequente che sta generando disagio, fastidio e in alcuni casi anche veri e propri disturbi documentabili. Ma quali strumenti esistono per difendersi?

Cosa sono davvero le telefonate mute e perché vengono fatte

Le telefonate mute si presentano come chiamate provenienti da numeri non riconosciuti o apparentemente italiani, che non conducono a nessuna conversazione: una volta alzata la cornetta, non c’è voce, né rumore, solo il silenzio. Chi subisce questo tipo di disturbo spesso sospetta una truffa o un tentativo di verifica della presenza in casa. Ma in realtà il fenomeno ha radici nel telemarketing aggressivo.

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Nella maggior parte dei casi si tratta di chiamate generate da sistemi automatizzati – misteriditalia.it

Secondo quanto riportato dallo stesso Garante per la privacy, nella maggior parte dei casi si tratta di chiamate generate da sistemi automatizzati interni ai call center. I software compongono più numeri di quelli che gli operatori possono effettivamente gestire, così da aumentare la probabilità di entrare in contatto con qualcuno. Quando però nessun operatore è libero in quel momento, la telefonata “va a vuoto” e rimane muta.

Il destinatario si trova quindi in attesa, senza sapere cosa stia succedendo. Alcuni sistemi più avanzati riescono a riprodurre un cosiddetto “comfort noise”, cioè suoni ambientali come squilli o voci in lontananza, per evitare il silenzio assoluto. Ma resta il fatto che si tratta di un utilizzo improprio dei dati personali, spesso in violazione delle normative italiane ed europee.

Nel tempo, questa pratica è cresciuta fino a diventare una delle principali cause di reclamo da parte dei cittadini. Il Garante ha fissato dei limiti precisi: non si possono superare tre chiamate mute ogni 100 andate a buon fine, e dopo una chiamata silenziosa, il numero dell’utente non può essere ricontattato prima di cinque giorni. Eppure, queste regole vengono spesso ignorate, portando il problema su scala nazionale.

Difendersi legalmente: denunce, reclami e strumenti utili

La prima forma di tutela è segnalare il comportamento molesto. La legge consente di sporgere querela per molestie o disturbo alle persone se le chiamate sono talmente numerose da creare disagio. Si tratta di un reato punibile su denuncia con ammenda fino a 516 euro o, nei casi più gravi, con l’arresto fino a sei mesi. Servono però prove concrete, come i tabulati telefonici che dimostrano la quantità e la frequenza delle chiamate.

La giurisprudenza ha più volte chiarito che la querela deve essere presentata contro il legale rappresentante del call center, il quale può essere ritenuto responsabile delle condotte del proprio sistema automatico. Oltre alla denuncia penale, è anche possibile costituirsi parte civile e richiedere un risarcimento danni per lo stress subito, purché documentabile. Alcuni utenti sono riusciti a far valere il diritto al silenzio ottenendo risarcimenti anche per danni non patrimoniali.

Al di fuori del tribunale, esiste la possibilità di presentare reclamo al Garante per la protezione dei dati personali, un’autorità indipendente che ha il compito di vigilare sull’uso corretto delle informazioni personali. Il reclamo non prevede un risarcimento diretto, ma può portare a ispezioni, sanzioni e sospensioni dell’attività da parte dell’ente.

Nel corso degli ultimi anni, il Garante ha ordinato la confisca di intere banche dati utilizzate in modo scorretto da alcune società. In altri casi, ha imposto il blocco dei numeri che continuavano a violare le disposizioni sulla privacy. La segnalazione può essere effettuata online, direttamente dal sito ufficiale dell’Autorità.

Un ulteriore strumento di difesa è rappresentato dal Registro pubblico delle opposizioni, un elenco al quale ogni cittadino può iscriversi gratuitamente per revocare il consenso alla ricezione di chiamate commerciali. Una volta registrato, il proprio numero non potrà più essere utilizzato per scopi pubblicitari da parte di call center italiani.

L’iscrizione si può effettuare compilando un modulo online, chiamando un numero verde o inviando una mail. Dopo 15 giorni, l’effetto diventa attivo. Tuttavia, ci sono limiti importanti: il divieto non si applica ai call center esteri e non annulla i consensi futuri dati per nuovi contratti o fidelity card. È quindi essenziale leggere bene le clausole privacy prima di firmare qualunque adesione commerciale. Infine, anche se meno efficace contro numeri nuovi o mascherati, si possono usare app di filtro per le chiamate, disponibili su tutti gli smartphone, che aiutano a riconoscere e bloccare numeri segnalati da altri utenti.

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