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Quando è diffamazione sui social e quando invece no? La legge risponde

diffamazione social cosa dice la leggeQuando è diffamazione sui social e quando invece no? La legge risponde - misteriditalia.it

Un commento può sembrare innocuo, ma online il confine tra opinione e reato è sottile. Quando scatta davvero la diffamazione sui social? La legge traccia una linea precisa.

Un post scritto di fretta, una recensione impulsiva, un commento lasciato sotto un video: sui social network basta poco perché una parola di troppo diventi un problema serio. La sensazione diffusa è che online tutto sia concesso, ma la realtà giuridica è molto diversa. La libertà di espressione esiste, ma incontra un limite preciso: la tutela della reputazione altrui. Capire quando un contenuto diventa diffamazione e quando invece rientra nel diritto di critica è fondamentale, soprattutto alla luce delle conseguenze legali previste dalla legge italiana.

Cos’è la diffamazione sui social network

La diffamazione sui social si verifica quando qualcuno offende la reputazione di un’altra persona diffondendo contenuti lesivi in sua assenza. A rendere particolarmente delicata la questione è la natura stessa delle piattaforme digitali: ciò che viene pubblicato può raggiungere un pubblico vastissimo in pochi istanti e restare online a lungo, moltiplicando il danno.

Post, commenti, storie, video e persino recensioni possono diventare strumenti di diffamazione se veicolano accuse false, insulti o affermazioni denigratorie. È proprio questa capacità di diffusione rapida e incontrollata che spinge il legislatore a considerare la diffamazione online una forma aggravata rispetto a quella tradizionale.

Il riferimento normativo è l’articolo 595 del Codice Penale, che disciplina il reato di diffamazione. Quando l’offesa avviene tramite mezzi di comunicazione di massa, come i social network, la legge prevede sanzioni più severe. Il motivo è evidente: il danno all’immagine della vittima può essere molto più ampio e duraturo rispetto a un’offesa pronunciata in un contesto privato.

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Cos’è la diffamazione sui social network – misteriditalia.it

Le conseguenze possono essere sia penali sia civili. Oltre alle pene previste dalla legge, chi subisce una diffamazione può chiedere un risarcimento economico proporzionato al pregiudizio subito, soprattutto se l’offesa ha avuto ripercussioni professionali o personali.

Affinché un contenuto pubblicato sui social possa essere considerato diffamatorio, devono essere presenti tre elementi fondamentali. Senza anche solo uno di questi, il reato non si configura. Il primo requisito è la lesione dell’onore e della reputazione. Non basta un’opinione negativa o una critica: l’affermazione deve essere offensiva, denigratoria o falsa. Un giudizio espresso in modo civile, anche se severo, rientra nel diritto di critica e non è diffamazione.

La diffamazione si distingue dall’ingiuria perché l’offesa avviene senza che la vittima sia presente o possa percepirla in tempo reale. Sui social questo elemento è quasi sempre presente, poiché chi viene attaccato scopre il contenuto solo successivamente, quando ormai è stato visto da altri utenti.

Il terzo elemento è la diffusione a terzi. Perché ci sia diffamazione, il contenuto deve essere accessibile almeno a due persone oltre all’autore. Un messaggio privato tra due individui non è diffamazione, ma se lo stesso contenuto è pubblicato su una bacheca, in un gruppo o condiviso con più utenti, il reato può configurarsi immediatamente.

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