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Coppia in crisi: il sesso è davvero un obbligo? La legge risponde

Coppia in crisi: il sesso è davvero un obbligo?Il sesso è davvero un obbligo in questi casi? - misteriditalia.it

Queste evoluzioni giurisprudenziali definiscono un quadro normativo in cui il rispetto della libertà e della dignità personale dei coniugi rimane al centro.

Il tema della crisi di coppia e del ruolo del sesso nel matrimonio continua a suscitare dibattiti giuridici e sociali di grande rilievo.

Recenti interpretazioni della giurisprudenza, a livello europeo e nazionale, hanno fatto chiarezza sull’obbligo o meno di intrattenere rapporti sessuali all’interno del vincolo matrimoniale, con importanti implicazioni per la disciplina della separazione e del divorzio.

La pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo sul rifiuto dei rapporti sessuali

La sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) nel caso “H.W. c. Francia” (ricorso n. 13805/2021), emessa nel 2025, rappresenta un punto di svolta. La Corte ha stabilito che il rifiuto di avere rapporti sessuali non può essere considerato un obbligo imprescindibile del matrimonio e che l’addebito della separazione può essere giustificato solo se tale rifiuto è persistente e causa un danno grave all’equilibrio della convivenza.

Nel caso specifico, la giurisprudenza francese aveva attribuito la colpa della separazione al coniuge che aveva rifiutato i rapporti, in virtù di una normativa che considera gli atti intimi come doveri coniugali con conseguente diritto al risarcimento.

Coppia in crisi: il sesso è davvero un obbligo?

Cosa ha asserito la Corte europea – misteriditalia.it

La Corte europea ha però contestato questa impostazione, definendola una ingerenza ingiustificata nella sfera privata e sessuale degli individui, e ha sottolineato come tale normativa possa limitare la libertà sessuale e compromettere la tutela contro la violenza domestica e il cosiddetto “marital rape” (violenza sessuale all’interno del matrimonio).

L’ordinamento italiano e il dovere di assistenza morale e materiale nel matrimonio

A differenza della legislazione francese, l’ordinamento italiano adotta una posizione più flessibile e meno rigida riguardo ai doveri coniugali, in particolare sulla sfera sessuale. Il Codice civile italiano prevede che i coniugi debbano prestarsi assistenza morale e materiale, ma senza imporre un obbligo specifico e coercitivo di rapporti sessuali.

La Corte di Cassazione ha confermato più volte che il rifiuto di avere rapporti sessuali può essere motivo di addebito della separazione solo se si tratta di un comportamento continuativo, ingiustificato e che minaccia gravemente la convivenza. In assenza di tali condizioni, un rifiuto occasionale non giustifica di per sé la separazione né comporta automaticamente conseguenze economiche come la perdita del diritto al mantenimento.

La sentenza n. 19112/2012 della Suprema Corte ha ribadito che il “persistente rifiuto di intrattenere rapporti affettivi e sessuali” può ledere la dignità e la personalità del partner, configurando una violazione del dovere di assistenza morale sancito dall’articolo 143 del Codice civile. Tuttavia, la valutazione deve essere attentamente bilanciata e non può essere generica o automatica.

L’importanza del consenso continuo e della tutela della libertà sessuale

Un elemento fondamentale emerso dalle pronunce è il principio secondo cui il consenso sessuale deve essere permanente, esplicito o tacito, e può essere revocato in ogni momento all’interno del matrimonio. La concezione del consenso come un atto unico al momento delle nozze è superata, e questo ha importanti riflessi anche nella lotta contro la violenza sessuale domestica.

La decisione della Corte europea ha inoltre evidenziato come l’interpretazione rigida che equipara i rapporti sessuali a un dovere legale possa ostacolare il riconoscimento e la punizione dei casi di “marital rape”, complicando la distinzione tra rapporto legittimo e abuso sessuale nel contesto coniugale.

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