I Misteri

L’Italia e il mistero del tesoro mai ritrovato: la leggenda di Alarico

Re AlaricoIl mistero del tesoro di Re Alarico - Misteriditalia.it

Una delle più grandi leggende del nostro Paese: il tesoro del Re Alarico, che fine ha fatto? Tra storia e mito.

Nel cuore della Calabria, affacciata sulle acque del fiume Busento e incorniciata dai monti della Sila, si conserva un racconto che unisce storia e leggenda: il mistero del tesoro di Alarico.

Nonostante i numerosi tentativi di indagare e di riportare alla luce questa antica eredità, il tesoro del re visigoto rimane ancora avvolto nel mistero, alimentando un fascino senza tempo nella città di Cosenza.

La leggenda del tesoro di Alarico: storia e mito nella Calabria antica

Nel 410 d.C., Alarico I, re dei Visigoti, dopo aver saccheggiato Roma, si diresse verso sud con un bottino di valore inestimabile che si dice comprendesse oro, argento, reliquie sacre e, secondo alcune fonti, addirittura la Menorah del Tempio di Gerusalemme. Alla sua morte, nei pressi dell’antica Cosentia (l’odierna Cosenza), la leggenda narra che il suo esercito deviasse il corso del fiume Busento per seppellirlo insieme al tesoro nel letto asciutto del fiume. Dopo la cerimonia, l’acqua fu fatta tornare al suo corso originario, cancellando ogni traccia della tomba e del bottino. Per mantenere il segreto, tutti gli schiavi che avevano partecipato alla sepoltura furono uccisi.

Questa narrazione, tramandata dallo storico Iordanes circa un secolo e mezzo dopo gli eventi, descrive un tesoro immenso: si parla di circa 25 tonnellate d’oro, 150 tonnellate d’argento, monili, arredi sacri e altri oggetti di valore inestimabile. Nel 2015, il progetto di riportare alla luce il tesoro di Alarico fu rilanciato dall’allora sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, che annunciò l’avvio di scavi esplorativi lungo il Busento. L’intento era quello di valorizzare la leggenda attraverso la creazione di un Museo di Alarico, capace di rafforzare l’identità culturale locale e attrarre turismo.

Tuttavia, l’iniziativa si scontrò rapidamente con la burocrazia e le rigide normative italiane. Dopo pochi giorni, la Soprintendenza archeologica della Calabria bloccò i lavori per mancanza delle necessarie autorizzazioni. Il Ministero dei Beni Culturali definì il progetto privo di basi scientifiche solide, sottolineando come la leggenda si fondi esclusivamente sulle fonti storiche tardive e non su prove archeologiche concrete. Anche l’Ordine dei Geologi della Calabria intervenne, segnalando l’assenza di una relazione geologica obbligatoria per ogni intervento nel letto del fiume.

Nonostante i ripetuti tentativi di Occhiuto, incluso un incontro con il ministro della cultura dell’epoca, il progetto non ottenne mai l’approvazione definitiva. Il sogno di riportare alla luce un tesoro tanto amato dal folklore locale rimane dunque sospeso tra speranze e vincoli normativi. Nonostante l’assenza di prove archeologiche certe, la figura di Alarico e il suo leggendario tesoro continuano a vivere nella cultura e nell’immaginario di Cosenza. All’incrocio tra il Crati e il Busento, una monumentale statua contemporanea raffigurante Alarico a cavallo domina il paesaggio urbano, diventando un simbolo della città.

Il centro storico di Cosenza celebra il mito con murales, installazioni artistiche e percorsi culturali che invitano i visitatori a immergersi in un’atmosfera sospesa tra passato e fantasia. Questa eredità culturale si è trasformata in un potente attrattore turistico, capace di valorizzare il patrimonio storico e artistico locale. Negli ultimi anni, si sono fatte strada anche alcune ipotesi alternative riguardo alla possibile ubicazione del tesoro.

Alcuni studiosi hanno suggerito che il bottino potrebbe trovarsi più a nord, nel Cilento, aprendo nuovi scenari di ricerca e alimentando ulteriormente il fascino attorno al mistero. Nonostante la mancanza di prove certe, il racconto del tesoro di Alarico rappresenta oggi un patrimonio identitario di forte impatto, capace di unire storia, mito e cultura nel cuore della Calabria.

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