Tra il 1978 e il 1983 Dennis Nilsen uccise almeno 12 giovani. Scopri uno dei casi più inquietanti della cronaca britannica.
Negli anni a cavallo tra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta, Londra attraversava una stagione complessa, segnata da tensioni sociali, crisi economica e marginalità diffuse. In questo contesto prese forma una delle vicende criminali più disturbanti della storia britannica: quella di Dennis Nilsen, passato alla cronaca come “il Macellaio di Muswell Hill”. Un uomo dall’apparenza ordinaria, inserito nel tessuto urbano, capace per anni di agire senza destare sospetti, trasformando la propria abitazione in un luogo di morte.
Nilsen, nato in Scozia nel 1945, aveva alle spalle un’infanzia segnata da isolamento emotivo e un’esistenza adulta apparentemente stabile. Ex militare, poi agente di polizia e infine impiegato statale, conduceva una vita solitaria, scandita dal lavoro e da relazioni sporadiche. Proprio quella solitudine, unita a un bisogno ossessivo di controllo e compagnia, sarebbe emersa come uno dei tratti centrali nella ricostruzione dei suoi crimini.
Chi era Dennis Nilsen: il Macellaio di Muswell Hill
Tra il 1978 e il 1983, Dennis Nilsen uccise almeno dodici giovani uomini, per lo più incontrati casualmente in pub, stazioni o per strada. Molte vittime provenivano da contesti fragili: senzatetto, ragazzi di passaggio, persone difficilmente rintracciabili. Tutti gli omicidi avvennero all’interno dei suoi appartamenti nel nord di Londra, prima a Cricklewood e poi nel quartiere di Muswell Hill, da cui deriva il soprannome con cui è passato alla storia.
Il dato che più colpì l’opinione pubblica non fu soltanto il numero delle vittime, ma la durata indisturbata della sua attività criminale. Nilsen riuscì per anni a nascondere le tracce, approfittando dell’anonimato urbano e dell’assenza di denunce immediate. Solo nel febbraio del 1983, a seguito di un’anomala ostruzione delle tubature condominiali, la polizia scoprì frammenti umani che portarono rapidamente al suo arresto.

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Durante l’interrogatorio, Nilsen confessò con freddezza, parlando apertamente dei delitti e del proprio movente: la paura della solitudine e l’incapacità di costruire relazioni durature. Una spiegazione che non attenuò l’orrore, ma che offrì agli investigatori uno spaccato inquietante di una mente disturbata, priva di empatia ma lucidamente consapevole delle proprie azioni.
Condannato all’ergastolo nel 1983, Nilsen trascorse il resto della sua vita in carcere, dove morì nel 2018. Non chiese mai la libertà e non ritrattò le proprie confessioni. Il suo caso sollevò interrogativi profondi sul funzionamento dei sistemi di controllo sociale, sulla vulnerabilità delle persone ai margini e sulla capacità delle grandi città di intercettare il disagio prima che degeneri.
A distanza di decenni, la storia del Macellaio di Muswell Hill resta una ferita aperta nella memoria britannica. Non solo per la brutalità dei crimini, ma per ciò che racconta di una solitudine invisibile, cresciuta nel silenzio di una metropoli che, per troppo tempo, non seppe ascoltare.
Il Macellaio di Muswell Hill: il killer che trasformò Londra in un incubo - @gaylestv fonte instagram - misteriditalia.it










