Fondata nel 1472, è una delle banche più antiche del mondo. Ma negli ultimi decenni è diventata un simbolo di scandalI finanziari, morti inspiegabili e verità dense di silenzi. Cosa si cela davvero dietro la caduta di Monte dei Paschi?
Il glorioso passato e l’inarrestabile declino
La Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) nasce nel 1472 come banco di Monte di Pietà a Siena. Una nascita che la rende la banca più antica ancora in attività al mondo.
Per secoli simbolo della tradizione finanziaria senese, della stabilità e della storia d’Italia. Eppure, tra gli anni 2000 e 2010, quel simbolo ha iniziato a deragliare.
Acquisizioni troppo costose (come quella della Banca Antonveneta), bilanci gonfiati, esposizioni fuori misura: elementi che avrebbero creato una voragine.
E quando la voragine si è vista, è esplosa in un fragore che ha scosso Siena, l’Italia e il sistema bancario europeo.
Il suicidio che non convince
Il 6 marzo 2013: all’alba, nella sede storica di MPS in via Rocca Salimbeni a Siena, viene trovato morto David Rossi, capo della comunicazione della banca. Ufficialmente un suicidio. Eppure i dubbi sono subito molti: nove ferite “non compatibili con l’impatto”, filmati cancellati, testimonianze di urla e rumori strani poco prima della caduta. Una commissione d’inchiesta parlamentare ha concluso che permangono “zone d’ombra” nella ricostruzione.
Nel frattempo, decine di altri “suicidi” o morti sospette tra manager, funzionari e dirigenti vicini alla banca hanno alimentato un alone di mistero: erano coincidenze o fili di una trama più grande?
Dossier, documenti mancanti e segreti bancari
Tra le carte processuali e i fascicoli bancari emergono elementi inquietanti. I documenti della banca indicano che MPS aveva conti off-balance, derivati oscuri, passività che venivano sistematicamente sottovalutate.
Nel rapporto della Commissione parlamentare è scritto che: “Le vicende che hanno riguardato MPS nel periodo 2008-2013 presentano connotati di estrema complessità, che impongono uno studio approfondito delle responsabilità”.
Eppure, alcune aree dell’indagine sono state archiviate o classificate come “riservate”: la fusione con Antonveneta, la vigilanza della Banca d’Italia, le operazioni sui derivati e le relazioni con gli organi politici. Un silenzio che, in un sistema democratico, pesa come un macigno.
I buchi neri della vigilanza
Chi doveva monitorare MPS durante il declino? Le autorità di controllo bancaria, nazionali ed europee. Eppure, nell’arco di anni, i segnali – aumento dei crediti deteriorati, bilanci falsati, acquisizioni costose – sono stati ignorati o trattati con gradualità.
Un editoriale del “Corriere della Sera” definì la vicenda come “10 anni che hanno sconvolto Siena e l’Italia”. L’idea che una banca con 540 anni di storia potesse arrivare a un collasso così rapido ha spinto molti a cercare risposte oltre il semplice “errore imprenditoriale”.
Forse una regia occulta? Forse un sistema che ha tollerato o favorito il disastro?
Il contesto politico e gli intrecci più oscuri
La crisi di MPS non è stato solo un fatto economico. Le ramificazioni politiche – finanziamenti a partiti, nomine strategiche, rapporti tra potere locale e finanza – hanno interrogato la pubblica opinione.
Siena era – ed è – un micro-cosmo dove banca, partito e territorio si intrecciano. Il fatto che il fallimento della banca abbia implicazioni nazionali è parte del mistero: chi aveva l’interesse a mantenere la stabilità? E a che prezzo?
E quando si parla di “interessi”, si parla anche di segreto di Stato, perché i risparmiatori, la stabilità finanziaria nazionale, il sistema bancario europeo erano in gioco.
Cosa resta irrisolto

David Rossi, un suicidio che non convince (Instagram ci_italia)
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Perché David Rossi ha avuto quei piedi nudi sulla finestra? Perché non aveva orologio? Perché alcune telecamere della banca non hanno registrato quella notte?
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Qual è il reale peso dei derivati “toxici” che la banca aveva in pancia? Quanti erano nascosti e a che fine?
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Perché certi documenti chiave non sono ancora resi pubblici?
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E soprattutto: chi ha pagato il conto finale? I risparmiatori, lo Stato, la collettività. Ma l’unica risposta convincente sembra mancare.
Perché questo mistero è speciale
Perché non riguarda solo una banca che fallisce, Riguarda la fiducia di un popolo, Riguarda la verità che uno Stato dovrebbe dare ai suoi cittadini.
Quando la banca più antica d’Italia entra in crisi in modo misterioso, genera più interrogativi che numeri. E quei interrogativi non possono essere archiviati come un semplice capitolo contabile.
La Banca Monte dei Paschi di Siena è ancora viva, ma la sua immagine è segnata come un vecchio castello che ha perso la sua forma perfetta, e i misteri che la circondano sono i fantasmi che restano dopo un incendio: sono i motivi non detti, i nomi cancellati, le direttive sepolte, sono le morti che non convincono, i dossier che non parlano, i segreti che pesano più del debito.
Quando uno Stato permette che certi fatti restino sospesi, quando una banca con mezzo millennio di storia viene travolta da un sistema opaco, la domanda è semplice e dolorosa:
chi proteggeva davvero Monte dei Paschi? E cosa accadrà quando il conto sarà pagato?
Finché qualcuno non risponderà, quel castello rimarrà “mistero”.
Banca Monte Paschi di Siena (IG unimpresa)











