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Ted Bundy, il serial killer che ingannò l’America con il suo sorriso: le curiosità sull’uomo più spietato degli Stati Uniti

Ted BundyLa storia di Ted Bundy. il killer che terrorizzò l'America - Misteriditalia.it

Il killer che ingannò e terrorizzò l’America, facendo piombare nella paura gli Stati Uniti: la storia di Ted Bundy.

Nel panorama criminale degli Stati Uniti, pochi nomi suscitano ancora oggi un misto di terrore e fascinazione come quello di Ted Bundy, il serial killer che tra gli anni Settanta e Ottanta ha seminato paura e morte, ingannando l’America con il suo aspetto affascinante e il suo sorriso disarmante.

Theodore Robert Cowell, nato a Burlington nel 1946 e giustiziato nel 1989, è passato alla storia per essere stato responsabile di almeno trentasei omicidi, anche se molti ritengono che il suo conto reale sia ben più alto.

Ted Bundy, il lato oscuro dell’America

La storia di Bundy comincia con una nascita avvolta nel mistero e nella menzogna: figlio illegittimo di Eleanor Louise Cowell, la sua paternità non fu mai chiarita con certezza, alimentando un complesso di abbandono e tradimento che lo segnò profondamente. Nei primi anni di vita visse con i nonni materni a Philadelphia, che lo crebbero fingendo di essere i suoi genitori per evitare lo stigma sociale dei figli nati fuori dal matrimonio. Una menzogna che Ted scoprì da adulto, alimentando il suo risentimento nei confronti della madre. L’ambiente familiare era tutt’altro che sereno: il nonno materno, Samuel Cowell, era descritto come un uomo violento e intollerante, un bigotto razzista che spesso scaricava la propria rabbia sulla famiglia.

In questo contesto di violenza e repressione, Bundy si sviluppò inizialmente come un ragazzo timido e riservato, vittima di bullismo, ma che poi cambiò radicalmente in un adolescente violento e ribelle. Nel Washington degli anni Sessanta, Bundy si avvicinò allo studio della psicologia e della legge, mostrando un’intelligenza brillante e una certa propensione per la politica, diventando anche esponente del Partito Repubblicano locale. Tuttavia, questo lato apparentemente normale della sua vita coesisteva con un oscuro interesse per la violenza e la morte, alimentato da una curiosità morbosa per i casi di cronaca nera.

Il modus operandi di Bundy è uno degli aspetti più inquietanti della sua storia. Spesso si avvicinava alle sue vittime fingendo una disabilità temporanea, come un braccio ingessato, o impersonando figure autoritarie per guadagnare la loro fiducia. Utilizzava un Volkswagen Maggiolino, la cui portiera lato passeggero era stata modificata per impedirne l’apertura dall’interno, intrappolando così le ragazze una volta salite a bordo.

Le vittime, prevalentemente giovani studentesse universitarie con caratteristiche fisiche simili – capelli lunghi, divisi in mezzo – venivano portate in luoghi appartati dove Bundy le aggrediva, le stuprava e infine le uccideva tramite strangolamento o con armi contundenti. In alcuni casi, il killer tornava sulla scena del crimine per compiere atti di necrofilia sui cadaveri, dimostrando una crudeltà senza limiti. Le prime aggressioni accertate risalgono al 1974 nello Stato di Washington, dove venne soprannominato “il killer dal braccio ingessato”.

Tra le vittime più note ci sono Brenda Carol Ball, Janice Ott e Denise Naslund, i cui corpi furono ritrovati nei pressi del lago Sammamish. Dopo una lunga serie di sparizioni e omicidi, Bundy si spostò nello Utah, dove continuò la sua scia di violenza, fino ad arrivare in Colorado e infine in Florida. Bundy fu arrestato per la prima volta nel 1975 in Utah per il rapimento e l’aggressione a Carol DaRonch, che riuscì a salvarsi e a identificarlo. Tuttavia, la sua abilità manipolativa e la sua intelligenza gli permisero di ottenere una doppia evasione dal carcere nel Colorado: la prima fuggì saltando da una finestra, la seconda scappando attraverso un buco nel soffitto della sua cella, travestendosi con la divisa del custode.

Ted Bundy

Ted Bundy, il serial killer che fece sprofondare nel terrore l’America – Misteriditalia.it

Dopo queste evasioni, Bundy si rifugiò in Florida, dove nel 1978 entrò nella confraternita Chi Omega di Tallahassee, uccidendo brutalmente due studentesse e ferendone altre due. Nel febbraio dello stesso anno rapì e uccise la dodicenne Kimberly Leach, uno degli ultimi e più agghiaccianti crimini della sua carriera criminale. Arrestato nuovamente a Pensacola il 15 febbraio 1978, Bundy cercò inizialmente di negare la propria identità, ma fu convinto dalla sua ex fidanzata Elizabeth Kloepfer a confessare. Il processo che ne seguì, tra il 1979 e il 1980, fu seguito da tutto il mondo e si concluse con tre condanne a morte.

Bundy scelse di difendersi da solo, mostrando ancora una volta la sua estrema capacità di manipolazione, e addirittura sposò in aula la sua amica Carole Ann Boone, che testimoniò a suo favore. Un elemento che colpì la corte fu la crudeltà dei segni lasciati dai morsi sui corpi delle vittime, che divennero prove decisive per la sua condanna. Nonostante tre rinvii della pena capitale, Bundy fu giustiziato sulla sedia elettrica il 24 gennaio 1989 nel penitenziario di Raiford, in Florida. La figura di Ted Bundy ha continuato a suscitare interesse, diventando un soggetto ricorrente in libri, film e documentari, spesso analizzato come esempio estremo di sociopatia e manipolazione.

La sua biografa Ann Rule, che lo conobbe personalmente, lo descrisse come un “sadico sociopatico” che traeva piacere dal dolore e dal potere sulle sue vittime, tanto in vita quanto dopo la morte. Il procuratore Polly Nelson lo definì senza esitazioni come “la precisa definizione del male”. Oltre alla sua personalità inquietante, è rimasto nella memoria collettiva per il contrasto tra il suo aspetto affascinante e la natura brutale dei suoi crimini. La sua storia ha ispirato una vasta letteratura criminologica e popolare, sottolineando quanto l’apparenza possa ingannare e quanto sia difficile riconoscere il male celato dietro un sorriso.

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