Non solo alpinista e personaggio televisivo. Mauro Corona è anche scrittore e ha scritto una poesia straordinaria ed emozionante.
Diventato famoso in tv perché ha preso parte a diversi programmi televisivi come Cartabianca insieme a Bianca Berlinguer, è originario di Baselga di Piné (Trento), è nato nel 1950 ed è cresciuto nella valle Vajont in Friuli-Venezia Giulia. Sin da quando era bambino si è appassionato ai boschi e alle montagne e, negli anni dell’adolescenza, si è avvicinato alla letteratura e all’arte. Si è poi iscritto all’Istituto per Geometri Marinoni a Udine ma non ha completato gli studi.
Da giovanissimo ha svolto i lavori più umili come il manovale e l’operaio in una cava di marmo. Grazie a quest’ultima professione si è avvicinato al mondo della scultura e ha creato le sue prime opere in legno, che gli hanno permesso di ricevere anche delle commissioni. Nel frattempo si è dedicato anche alla scrittura di racconti e nel 1977 ha pubblicato per la prima volta i suoi scritti sul quotidiano Il Gazzettino.
La poesia più bella di Mauro Corona
La resina è un prodotto del dolore
una lacrima che cola dall’albero ferito.
Quelle gocce giallo miele, non scappano,
non scivolano via come l’acqua,
non abbandonano l’albero.
Rimangono incollate al tronco,
per tenergli compagnia,
per aiutarlo a resistere, a crescere ancora.
I ricordi sono gocce di resina
che sgorgano dalle ferite della vita.
Anche quelli belli diventano punture.
Perché, col tempo, si fanno tristi,
sono irrimediabilmente già stati, passati,
perduti per sempre.
Proprio perché indelebili
sono rimasti attaccati al tronco.
Come fili di resina emanano profumi,
sapori, nostalgie.
Tutto quello che ci è accaduto,
o che abbiamo udito raccontare
ha lasciato un segno dentro di noi,
un insegnamento,
o, quantomeno, ci ha fatto riflettere.
La vita, nel bene e nel male,
è maestra per tutti.
Il significato
Questa poesia di Mauro Corona è una profonda meditazione sul dolore, la memoria e l’esperienza umana. L’autore utilizza la resina come metafora centrale, definendola come un prodotto del dolore e una “lacrima” che scene dall’albero quando viene ferito.

La poesia più bella di Mauro Corona (foto Mediaset Infinity) misteriditalia.it
A differenza dell’acqua che scorre via, queste gocce giallo miele restano però incollate al tronco e non lo abbandonano. La resina, nonostante nasca dalla sofferenza, non è quindi un segno di debolezze ma di resilienza e di supporto, e aiuta l’albero a superare il trauma e a “crescere ancora”. La vita, nel bene e nel mare, è quindi una maestra per tutti: le ferite e il conseguente dolore sono, quindi, elementi cruciali che ci formano e ci permettono di progredire e comprendere meglio l’esistenza.
La poesia più bella di Mauro Corona (foto Mediaset Infinity) misteriditalia.it











