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Natalia Titova cosa è l’osteomielite, la malattia di cui soffre: sintomi, diagnosi e cura

Malattia Natalia TitovaNatalia Titova osteomelite

L’osteomielite rappresenta una sfida clinica complessa, caratterizzata dall’infezione del tessuto scheletrico che si manifesta con sintomi infiammatori ben riconoscibili.

La gestione di questa patologia richiede un approccio multidisciplinare e aggiornato, soprattutto alla luce delle nuove evidenze cliniche e delle tecniche diagnostiche migliorate negli ultimi anni.

Sintomi tipici e procedure diagnostiche fondamentali

L’infezione ossea si presenta solitamente con calore, dolore, tumefazione e limitazione funzionale nella zona interessata. Il dolore è spesso il primo segnale che spinge il paziente a rivolgersi al medico. Come specificato da esperti del settore, la diagnosi si basa su una valutazione clinica approfondita e su esami di laboratorio mirati.

Gli esami ematici di primo livello includono l’emocromo con formula leucocitaria, la proteina C reattiva e la velocità di eritrosedimentazione (VES). Questi valori, indicativi di uno stato infiammatorio, sono essenziali per sospettare la presenza di un’infezione scheletrica, soprattutto se correlati a dolore localizzato.

Dal punto di vista strumentale, la prima indagine è generalmente una semplice radiografia, fondamentale per individuare alterazioni ossee. Tuttavia, la risonanza magnetica rimane l’esame d’elezione per identificare con precisione la localizzazione e l’estensione dell’infezione. La tomografia computerizzata (TC) è utile soprattutto per programmare eventuali interventi chirurgici, mentre le tecniche di medicina nucleare, come la scintigrafia con leucociti marcati e la PET-TC, offrono un quadro dettagliato della diffusione infettiva.

Sintomi e cure dell'osteomielite

Che cosa è l’osteomielite

Il ruolo imprescindibile dell’indagine microbiologica

Un elemento chiave nella gestione dell’osteomielite è l’identificazione del microrganismo patogeno responsabile. La microbiologia clinica permette di definire con precisione l’antibiotico più efficace tramite l’antibiogramma, evitando così un uso empirico e potenzialmente dannoso degli antimicrobici.

Negli ultimi anni, la comunità medica ha posto grande attenzione alla problematica della resistenza batterica agli antibiotici, fenomeno favorito da un impiego spesso indiscriminato di farmaci. Per questo motivo, è fondamentale che i prelievi di tessuto osseo siano eseguiti secondo protocolli rigorosi, garantendo assenza di terapia antibiotica in corso e corretta conservazione del materiale. La coltura microbiologica può richiedere fino a 15 giorni per permettere la crescita anche di batteri a sviluppo lento.

La collaborazione sinergica tra ortopedici, radiologi, microbiologi e infettivologi è indispensabile per ottimizzare la diagnosi e la terapia, soprattutto nelle forme più complesse.

Forme acute e croniche: caratteristiche e trattamento

L’osteomielite si distingue in forme acute e croniche, a seconda della durata e della gravità dell’infezione. Dal punto di vista fisiopatologico, si riconoscono tre principali origini:

  • ematogena, frequente nei bambini e negli adolescenti, colpisce aree ossee ben vascolarizzate;
  • secondaria a infezione contigua, tipica degli adulti, spesso post-traumatica o associata a impianti protesici;
  • associata a problematiche vascolari periferiche, come nel caso del piede diabetico.

Il trattamento delle forme acute si basa prevalentemente sulla terapia antibiotica, integrata, se necessario, da un intervento chirurgico per drenare eventuali ascessi e rimuovere tessuti infetti. La terapia antimicrobica può essere somministrata per via orale, endovenosa o intramuscolare e prosegue per un periodo medio di circa sei settimane, sotto stretto controllo specialistico.

Nelle forme croniche, la presenza di un sequestro osseo – frammento di osso necrotico privo di vascolarizzazione – rappresenta un ostacolo importante alla guarigione. Questo tessuto necrotico, colonizzato da batteri, è immune all’azione degli antibiotici, rendendo necessario un intervento chirurgico di sequestrectomia. Quest’ultima consiste nell’asportazione del tessuto necrotico e nella pulizia dei tessuti circostanti, seguita da terapia antibiotica mirata per assicurare il successo terapeutico.

L’aggiornamento costante delle strategie diagnostiche e terapeutiche, unito a un lavoro di squadra tra specialisti, consente oggi di affrontare con maggior efficacia l’osteomielite, riducendo le complicanze e migliorando la qualità della vita dei pazienti.

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