Salute

Cancro alla tiroide, questo piccolo sintomo è uno dei primi a comparire ma spesso passa inosservato

Cancro alla tiroide, questo piccolo sintomo è uno dei primi a comparireAttenzione a questo sintomo - misteriditalia.it

La prevenzione si basa soprattutto sull’uso diffuso di sale iodato nelle aree a rischio e sulla limitazione dell’esposizione a radiazioni.

Il tumore della tiroide rappresenta una delle neoplasie più comuni tra le donne sotto i 50 anni, con un’incidenza in aumento negli ultimi anni, in parte dovuta a una maggiore efficacia diagnostica.

La ghiandola tiroidea, situata nel collo appena sotto il pomo d’Adamo, svolge un ruolo fondamentale nel metabolismo attraverso la produzione di ormoni regolati dal TSH, ormone prodotto dall’ipofisi cerebrale.

Diffusione e fattori di rischio del tumore della tiroide

Secondo dati aggiornati al 2024, il cancro della tiroide costituisce circa il 3-4% di tutte le forme tumorali. Colpisce prevalentemente le donne tra i 40 e i 60 anni, con una frequenza stimata di 15-18 nuovi casi ogni 100.000 donne, contro 5 casi ogni 100.000 uomini. L’aumento dei casi diagnosticati è attribuibile soprattutto all’uso diffuso dell’ecografia, che ha permesso di individuare tumori spesso indolenti e asintomatici.

Tra i principali fattori di rischio figurano la carente assunzione di iodio, che può portare allo sviluppo di gozzo con noduli tiroidei benigni, e l’esposizione a radiazioni ionizzanti.

Quest’ultimo fattore è particolarmente rilevante in chi ha subito radioterapia al collo o è stato esposto a contaminazioni radioattive, come nei casi storici di Černobyl e Fukushima. L’esposizione in età infantile o adolescenziale aumenta notevolmente il rischio di tumori tiroidei.

Una componente genetica è presente soprattutto nella forma midollare, che può manifestarsi in forma sporadica o familiare. L’alterazione dell’oncogene RET è responsabile di alcune forme ereditarie, tanto che i familiari dei pazienti affetti vengono sottoposti a screening genetici specifici per identificare tempestivamente la patologia.

Tipologie, sintomi e diagnosi precoce

I tipi più comuni di carcinoma tiroideo sono le forme ben differenziate, papillare e follicolare, che rappresentano tra l’85 e il 90% dei casi e godono di un’ottima prognosi con oltre il 90% di sopravvivenza a 10-15 anni, se trattati adeguatamente. Le forme meno frequenti, ma più aggressive, includono il carcinoma midollare, scarsamente differenziato e anaplastico, quest’ultimo caratterizzato da una rapida progressione e prognosi sfavorevole.

Cancro alla tiroide, questo piccolo sintomo è uno dei primi a comparire

Cosa si può fare – misteriditalia.it

Il sintomo più frequente è la presenza di un nodulo tiroideo palpabile, spesso asintomatico e non associato a variazioni della funzione ormonale. Solo una minoranza (5-10%) di questi noduli si rivela maligna. Nei casi più aggressivi può manifestarsi una rapida crescita della massa con coinvolgimento dei linfonodi laterocervicali.

La diagnosi si avvale principalmente dell’ecografia, che identifica noduli sospetti per malignità, seguita dall’agoaspirato citologico per confermare la natura tumorale. Gli esami ematici comprendono la valutazione dei livelli ormonali (FT3, FT4, TSH) e la misurazione della calcitonina, utile per individuare il carcinoma midollare. In casi selezionati si ricorre a scintigrafia tiroidea, TC o risonanza magnetica per definire l’estensione della malattia.

Terapie e innovazioni farmacologiche

La chirurgia rimane il trattamento di prima scelta, con la preferenza per la tiroidectomia totale, o lobectomia nei tumori piccoli e localizzati. Dopo l’intervento, è necessaria la terapia sostitutiva con ormoni tiroidei. Nei casi a rischio intermedio o alto, si utilizza il trattamento con iodio radioattivo per distruggere eventuali residui tumorali, sfruttando la capacità delle cellule tiroidee di captare lo iodio.

Le terapie sistemiche sono state rivoluzionate dall’introduzione di farmaci a bersaglio molecolare, quali gli inibitori delle tirosin-chinasi. Per i carcinomi differenziati refrattari allo iodio radioattivo, farmaci come lenvatinib e cabozantinib rappresentano le opzioni principali.

Nel carcinoma midollare, la presenza di mutazioni del gene RET guida la scelta di terapia con selpercatinib o vandetanib. Per il carcinoma anaplastico con mutazione BRAFV600E si impiegano combinazioni di dabrafenib e trametinib.

L’accesso a queste terapie innovative richiede l’esecuzione di test molecolari sul tessuto tumorale, essenziali per identificare alterazioni geniche specifiche. Nonostante i progressi, la durata dell’efficacia di tali farmaci è limitata, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche.

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