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“Pagavano per uccidere civili a Sarajevo”, un ex 007 bosniaco rivela un dettaglio: cosa emerge

Cecchini a SarajevoCecchini a Sarajevo

Un’importante svolta emerge nell’inchiesta della Procura di Milano riguardante i cosiddetti cecchini del weekend, gruppi di individui che avrebbero pagato per partecipare a sparatorie contro civili durante l’assedio di Sarajevo negli anni ’90.

Un ex agente dell’intelligence bosniaca, considerato testimone chiave, ha rivelato che si era già a conoscenza di queste attività e che alcuni avrebbero interrotto il flusso di persone coinvolte già all’inizio del 1994.

Indagine sui “cecchini del weekend”

L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros e coordinata dal pubblico ministero Alessandro Gobbis, si concentra su un grave caso di omicidio plurimo aggravato da crudeltà e motivi abietti. A far partire la vicenda è stato un esposto presentato dallo scrittore Ezio Gavezzani, accompagnato dalle dichiarazioni dello stesso ex agente bosniaco.

Secondo quanto ricostruito finora, diverse persone provenienti da tutta Europa, inclusa l’Italia, avrebbero finanziato la loro partecipazione come tiratori scelti durante l’assedio di Sarajevo. Al momento, risultano coinvolti tre cittadini italiani – uno di Torino, uno di Trieste e uno di Milano – che però non sono ufficialmente indagati. I cosiddetti cecchini del weekend partivano da Trieste a bordo di aerei di una compagnia serba, raggiungevano Belgrado e da lì si dirigevano verso le zone serbo-bosniache.

La ricerca di prove negli archivi classificati

Attualmente, gli inquirenti stanno concentrando le loro attività investigative proprio sulla ricerca di documentazione negli archivi riservati. L’obiettivo è recuperare prove concrete che confermino i viaggi e le attività dei cecchini del weekend, così come descritte dallo 007 bosniaco.

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