La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Sebastiano Visintin, unico indagato per l’omicidio di Liliana Resinovich.
La decisione segna un punto fermo nelle indagini, ma alimenta ulteriori tensioni e richieste di approfondimenti da parte dei legali della famiglia della vittima. Il marito di Liliana Resinovich, Sebastiano Visintin, attraverso i suoi avvocati Paolo e Alice Bevilacqua, aveva chiesto un nuovo incidente probatorio per un’ulteriore perizia medico-legale.
Questa richiesta nasceva dal contrasto tra le due autopsie effettuate, che avevano prodotto pareri discordanti sulle cause della morte. La richiesta di una “terza superperizia” mirava a chiarire definitivamente i dettagli medico-legali e a fornire risposte più precise sulle dinamiche del decesso.
Niente nuova superperizia per Liliana Resinovich: per la difesa “nelle carte c’è già il nome dell’assassino”
La Cassazione ha confermato la decisione del gip Mangiante, che aveva già chiuso la fase medico-legale delle indagini accogliendo la validità della frattura alla vertebra T2 individuata nella Tac dell’8 gennaio 2022. Per la Corte, questo elemento costituisce una prova cruciale che rafforza l’ipotesi dell’omicidio.

Niente nuova superperizia per Liliana Resinovich: novità-misteriditalia.it
Visintin ha commentato la sentenza a Quarto Grado, manifestando delusione: «Certamente non l’ho presa bene. Questo sforzo fatto dai miei avvocati è un’occasione persa, perché avrebbe potuto dare risposte ben precise e ben chiare. Spero che la cosa non finisca qua». Ha inoltre ribadito la sua estraneità ai fatti, chiedendo di cercare altrove tra le amicizie e le persone che circondavano Liliana.
Il fratello di Liliana Resinovich, rappresentato dall’avvocato Nicodemo Gentile, ha accolto con determinazione la conferma della Cassazione. Gentile ha sottolineato come «la verità e il nome dell’assassino siano già scritti nelle carte». Secondo l’avvocato, è fondamentale ora concentrare l’attenzione su altri elementi probatori ancora controversi, come il cordino repertato sulla scena del crimine e i video registrati dalla GoPro il 14 dicembre 2021, data della scomparsa della donna.
Il legale ha evidenziato dubbi su possibili alterazioni e tagli ai filmati, già segnalati agli inquirenti, che potrebbero contenere indizi decisivi per ricostruire gli ultimi momenti di Liliana. Inoltre, Gentile ha ribadito un aspetto importante: «Chi ha ucciso Liliana non è una persona estranea, ma probabilmente faceva parte del suo ambiente di relazioni».
Questi dettagli ribadiscono come le indagini, pur chiudendo la fase medico-legale, non siano affatto concluse. La famiglia Resinovich continua a spingere per un approfondimento completo e per l’individuazione certa del colpevole.
Liliana Resinovich scomparve il 14 dicembre 2021 da Trieste, e il suo corpo venne ritrovato circa una settimana dopo. Da allora, il caso ha visto un susseguirsi di perizie, dichiarazioni e ricorsi giudiziari. Le due autopsie effettuate avevano prodotto risultati contrastanti, generando confusione e alimentando richieste di verifiche supplementari.
Niente nuova superperizia per Liliana Resinovich: per la difesa “nelle carte c’è già il nome dell’assassino”
-misteriditalia.it






