La vicenda di Leonarda Cianciulli, conosciuta come la Saponificatrice di Correggio, continua a suscitare interesse e orrore a decenni di distanza.
Nata a Montella il 18 aprile 1894 e deceduta a Pozzuoli nel 1970, la sua storia si svolse nel pieno regime fascista, un periodo in cui casi di cronaca nera di questa portata venivano spesso ignorati o celati.
Tra il 1939 e il 1940, in soli pochi mesi, la Cianciulli uccise e sciolse nell’acido caustico tre sue amiche, utilizzando i resti per produrre sapone e biscotti destinati ai propri figli.
La ferocia di Leonarda Cianciulli: la donna che ha sciolto nell’acido le sue amiche
Nel 1930 Leonarda si trasferì a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, insieme al marito. È qui che si consumò la sua terribile vicenda. Le vittime furono Ermelinda Faustina Setti, Francesca Clementina Soavi e Virginia Cacioppo, tutte amiche strette della donna.

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La scelta di queste donne non fu casuale: Leonarda credeva che, compiendo tali atti, avrebbe potuto ottenere una sorta di ritorno alla vita per il figlio scomparso durante la guerra o garantire un’eterna protezione e prosperità ai figli ancora vivi.
La ferocia di questi delitti si intreccia con una forte componente psicologica e superstiziosa, molto diffusa in quegli anni, soprattutto nel contesto rurale e condizionato da una mentalità fortemente tradizionalista e religiosa.
Il metodo scelto per disfarsi dei corpi fu sciogliere i cadaveri nella soda caustica, sostanza altamente corrosiva che permetteva a Leonarda di cancellare ogni traccia. Ma non si fermò a questo: la donna utilizzò i resti per creare sapone e biscotti, che venivano poi dati ai suoi figli.
Questa macabra azione, oltre a testimoniare una crudeltà inaudita, rifletteva anche il suo disperato tentativo di mantenere un legame con il figlio perso e di assicurare la sopravvivenza della sua famiglia attraverso un gesto che oggi possiamo definire aberrante.
Secondo fonti aggiornate, la vicenda di Leonarda è stata oggetto di studi criminologici e psicologici, considerata uno dei casi più inquietanti della storia italiana del Novecento.
Il suo profilo mentale è stato analizzato più volte, mettendo in evidenza una personalità segnata da profonde sofferenze e da un disturbo della realtà e della moralità.
A Leonarda Cianciulli è stato attribuito un testo intitolato Confessioni di un’anima amareggiata, un memoriale che dovrebbe offrire una chiave di lettura sulle sue motivazioni e sul suo stato d’animo. Tuttavia, l’autore di questo documento rimane sconosciuto e la sua autenticità è ancora oggetto di dibattito tra storici e studiosi.
Il memoriale, seppur controverso, rappresenta un tentativo di comprendere le ragioni di un comportamento così deviato e la sofferenza interiore che ha spinto la donna a compiere atti tanto efferati.
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