Aileen Wuornos sconvolse il mondo con i suoi crimini efferati negli Stati Uniti e la sua storia è stata raccontata in film e documentari tv.
La figura di Aileen Wuornos, una delle serial killer più famose degli Stati Uniti, continua a suscitare interesse e controversie a oltre vent’anni dalla sua esecuzione tramite iniezione letale nel 2002.
La sua storia, caratterizzata da sette omicidi commessi tra il 1989 e il 1990, è stata al centro di numerose rappresentazioni mediatiche, dall’iconico film con Charlize Theron a nuovi approfondimenti come il recente documentario Netflix uscito il 30 ottobre 2025, intitolato Aileen: storia di una serial killer. Quest’ultimo offre una prospettiva inedita grazie a materiali d’archivio e testimonianze dirette, compresa un’intervista esclusiva del 1997.
Aileen Wuornos: dall’infanzia difficile all’ascesa come serial killer
La vita di Aileen Wuornos è stata segnata fin dall’inizio da traumi e difficoltà. Cresciuta in Florida sotto la rigida custodia di nonni religiosi, Wuornos scappò di casa a soli 15 anni, trascorrendo i successivi cinque anni in condizioni precarie, viaggiando in autostop e dormendo all’aperto. Nel documentario emergono dettagli drammatici sulla sua adolescenza, tra cui ripetuti abusi sessuali che, secondo la stessa Wuornos, contribuirono a formare il suo carattere “tosto” e la sua visione della vita.
La sua scelta di intraprendere la prostituzione, secondo la testimonianza di Dawn Botkins, un’amica d’infanzia, non fu dettata solo da motivazioni personali ma anche dal desiderio di sostenere economicamente il fratello, anch’egli affidato ai nonni. Questo contesto di povertà e violenza ha contribuito a creare l’ambiente da cui è scaturita la sua tragica spirale. Uno degli aspetti più dibattuti attorno a Wuornos riguarda i motivi che l’hanno spinta a uccidere sette uomini di mezza età, tutti assassinati a colpi di arma da fuoco tra il 1989 e il 1990.
Nel documentario Netflix emerge un’intervista mai vista prima, condotta dall’artista Jasmine Hirst nel 1997, nella quale Wuornos si presenta come una vittima delle circostanze più che come una vera assassina. Nel corso del colloquio, la donna ammette di aver mentito riguardo ad alcuni dettagli fondamentali, come la presunta sodomia subita da Richard Mallory, l’uomo per il quale fu condannata nel 1992. Wuornos riconosce di aver “parlato a vanvera” per cercare di giustificare le proprie azioni e di aver avuto difficoltà a sostenere la menzogna durante il processo.
Nonostante le sue azioni, Wuornos rifiutava di identificarsi con l’etichetta di “serial killer”, attribuendo i suoi omicidi all’abuso di alcol e a una situazione di estrema frustrazione personale. Tuttavia, nel documentario emergono anche segnali di un certo compiacimento per la notorietà ottenuta grazie ai suoi crimini, suggerendo una complessità psicologica difficile da decifrare.

La storia della serial killer Aileen Wuornos – Misteriditalia.it
Secondo la regista Emily Turner, che ha curato il documentario, Wuornos può essere vista come una figura tormentata e “una narratrice incredibilmente inaffidabile”. La sua storia è segnata da una violenza subita e da relazioni problematiche, in particolare con gli uomini, che potrebbero averla spinta a una vendetta estrema. Al momento dell’omicidio di Mallory, Wuornos aveva una relazione stabile con una donna, Tyria Moore, alla quale confessò il suo crimine.
Questa complessità nei rapporti affettivi e sessuali, unita a un vissuto di abusi e di marginalità sociale, potrebbe spiegare – almeno in parte – il suo comportamento. Emily Turner invita gli spettatori a riflettere sulle molteplici sfaccettature di Wuornos senza aspettarsi risposte semplici o univoche. Il documentario si propone infatti di stimolare un dibattito sulle cause profonde della violenza e sulla difficile comprensione di una personalità così controversa.
Aileen Wuornos, la serial killer che terrorizzò l'America - Misteriditalia.it 






