Figura tra le più disturbanti della cronaca nera americana, Edward “Ed” Theodore Gein rimane ancora oggi un simbolo della devianza criminale del Novecento.
Nato a La Crosse, Wisconsin, nel 1906 e morto nel 1984 in un ospedale psichiatrico di Madison, Gein ha lasciato un’eredità a dir poco agghiacciante, ispirando opere che hanno fatto la storia del cinema (come Non aprite quella porta e Psyco). La sua biografia è anche stata portata recentemente sul piccolo schermo con la serie Netflix Monster – La storia di Ed Gein.
L’infanzia tossica all’ombra della madre
Per comprendere la genesi dei suoi crimini è inevitabile partire dall’ambiente familiare. Gein crebbe in un contesto rigidamente isolato, segnato dalla presenza di un padre alcolizzato e violento e dall’ingombrabte figura della madre Augusta. La donna, fanatica religiosa, plasmò la mente dei figli, inculcando loro l’idea che il mondo fosse irrimediabilmente corrotto e che tutte le donne, a eccezion sua, fossero l’incarnazione del peccato.
Quell’educazione ossessiva, unita alla totale assenza di relazioni sociali, costruì le fondamenta dell’instabilità di Gein. La morte dei genitori, e in particolare della madre nel 1945, rese definitivo il suo scollameto dalla realtà.
Rimasto solo nella fatiscente fattoria di Plainfiled, Gein trasformò la casa in un luogo di abbandono ossessione. Sigillò le stanze appartenute alla madre come reliquie intoccabili mentre viveva in mezzo alla sporcizia e a resoconti sulle atrocità naziste.

Una storia raccapricciante. Foto dal film – misteriditalia.it
Fu in quel periodo che maturò l’interesse malato per la manipolazione dei corpi umani, un oscuro rituale attraverso il quale, secondo gli psicologi, tentatava di “indossare” la madre e riappropriarsi della sua presenza.
Il caso Worden e l’arresto che sconvolse l’America
Il 16 novembre del 1957 la scomparsa di Bernice Worden, proprietaria di una ferramenta locale, segnò l’inizio della fine. Nell’abitazione di Gein gli investigatori trovano uno scenario che sfiorava l’inimmaginabile. Il corpo della donna appeso, mutilato come selvaggina insieme ad altri resti umani trasformati in oggetti d’arredo.
Gein confessò non solo l’omicidio della Worden ma anche ma anche quello di Mary Hogan, scomparsa nel 1954. Rivelò inoltre di aver profanato decine di tombe in un macabro pellegrinaggio notturno durato anni.
Gein fu successivamente giudicato incapace di sostenere un processo regolare, e gli venne riconosciuta l’infermità mentale. Trascorse gli ultimi decenni in ospedali psichiatrici morendo nel 1984 a 77 anni. La sua tomba, spesso vandalizzata, finì persino rubata prima di essere recuperata e trasferita in un museo locale.
Oltre ai delitti accertati, il nome di Gein fu associato a diverse sparizioni che non furono mai chiarite definitivamente. Ma al di là dei misteri irrisolti, ciò che rende il “Macellaio di Plainfield” una figura celeberrima è il suo impatto culturale. Ha infatti modellato l’immaginario dell’orrore moderno più di qualsiaisi altro criminale.
La storia inquietante di Ed Gein. Foto: da Monster, La storia di Ed Gein - misteriditalia.it






