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Israel Keyes, il killer che si ispirò al più feroce criminale della storia americana

killerInfanzia e formazione di un killer(www.misterditalia.it)

Israel Keyes, è uno dei serial killer più enigmatici e crudeli della storia criminale americana che suscita ancora molto interesse.

La sua figura continua a suscitare interesse per il modus operandi meticoloso e freddo, nonché per il numero incerto delle vittime, che potrebbe superare di gran lunga quelle ufficialmente accertate. I suoi crimini si sono svolti in vari stati degli USA, tra cui Alaska, New York, Washington, Vermont e New Jersey. Le indagini in corso e le rivelazioni successive al suo arresto hanno permesso di ricostruire solo in parte la portata della sua brutalità.

Keyes crebbe in un contesto familiare e sociale particolarmente restrittivo. Nato in una numerosa famiglia mormone, si trasferì da piccolo vicino a Colville, Washington, dove visse in condizioni di estrema povertà, in una capanna priva di elettricità e acqua corrente. Fin dalla prima infanzia frequentò la Ark and Christian Israel Covenant Church, una comunità religiosa che praticava un’ideologia suprematista bianca cristiana, simile sotto certi aspetti a quella degli amish. Questo ambiente rigido e isolato contribuì alla sua formazione, ma già durante l’adolescenza Keyes si distaccò dalla fede cristiana e si interessò al satanismo, un elemento che avrebbe influenzato la sua successiva deriva criminale. Durante quegli anni strinse amicizia con la famiglia di Chevie Kehoe, noto per un triplice omicidio, un legame che testimonia l’ambiente di violenza e radicalismo che lo circondava.

Carriera militare e attività criminale

Nel 1998 Keyes entrò a far parte dell’esercito statunitense, prestando servizio in diverse basi, tra cui Fort Hood, Fort Lewis ed Egitto. I suoi commilitoni lo descrissero come un individuo riservato e solitario, con un’abitudine a bere grandi quantità di bourbon nei fine settimana. Lasciò l’esercito nel 2001 e nel 2007 fondò un’impresa edile in Alaska, la Keyes Construction, dove lavorò come operaio. È proprio in questo periodo che riprese la sua attività criminale, iniziata presumibilmente già nel 1998.

Il suo modus operandi si caratterizzava per una pianificazione meticolosa e per la scelta casuale delle vittime, spesso individuate in luoghi isolati o addirittura nei cimiteri. Keyes finanziava le sue “spedizioni di morte” attraverso rapine a banche e furti in abitazioni, creando anche nascondigli per armi in vari punti degli Stati Uniti.

omicidi

Gli omicidi e l’arresto(www.misterditalia.it)

Tra le vittime accertate di Keyes vi sono tre persone: tra queste spicca Samantha Koenig, diciottenne rapita mentre lavorava in un bar di Anchorage il 1º febbraio 2012, violentata e uccisa il giorno seguente. La crudeltà dell’omicidio si manifesta nel fatto che Keyes nascose il corpo in un capannone, per poi tornare settimane dopo a rimuoverlo, applicare del trucco sul viso del cadavere, cucirle gli occhi con una lenza per simulare che fosse viva e scattare una fotografia con un giornale locale per chiedere un riscatto di 30.000 dollari. Successivamente smembrò il corpo e disperso nel lago Matanuska, a nord di Anchorage.

Altre vittime sospettate includono Bill e Lorraine Currier, una coppia rapita nell’estate del 2011 in Vermont e mai ritrovata, e Debra Feldman, assassinata nel 2009 in New Jersey. Keyes confessò inoltre di aver ucciso quattro persone nello stato di Washington, anche se nessuno dei corpi è stato recuperato.

L’arresto avvenne il 13 marzo 2012 a Lufkin, Texas, a seguito di un controllo stradale per eccesso di velocità che, a causa di un comportamento sospetto, portò a ulteriori accertamenti. La polizia era stata allertata per un veicolo associato a una persona che utilizzava la carta di debito di Koenig, sottratta da Keyes durante il rapimento. Estradato in Alaska, Keyes confessò l’omicidio e iniziò a collaborare con gli investigatori, rivelando dettagli inquietanti sui suoi crimini e manifestando il desiderio di essere giustiziato entro un anno.

Indagini, ammirazioni e morte

Durante la detenzione, Keyes tentò una fuga nel maggio 2012, rompendo le manette e tentando di saltare una ringhiera, ma fu bloccato da una guardia con un taser. Le successive indagini dell’FBI hanno stabilito che il serial killer aveva compiuto decine di furti in abitazioni e rapine bancarie tra il 2001 e il 2012. Inoltre, Keyes ammise di ispirarsi a Ted Bundy, uno dei più noti serial killer statunitensi, adottandone alcune tecniche operative.

Il 2 dicembre 2012 Keyes si tolse la vita nella prigione di Anchorage tagliandosi le vene con un rasoio che era riuscito a nascondere. Il suicidio avvenne prima dell’inizio del processo per l’omicidio di Samantha Koenig, programmato per marzo 2013.

Nel 2020 l’FBI rivelò il ritrovamento di disegni realizzati con il sangue di Keyes sotto il letto della sua cella: undici teschi e un pentagramma, accompagnati dalla frase “We are one” (“Siamo una cosa sola”), che suggeriscono un collegamento simbolico con il numero totale delle sue vittime, stimato tra otto e undici.

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