L’enigma della più celebre biblioteca del mondo antico, svanita tra fiamme, guerre e secoli di misteri.
Quando gli abitanti dell’antica Alessandria descrivevano la loro città come “la luce del Mediterraneo”, non era solo un vezzo poetico. Per secoli, nel cuore del quartiere reale, una colossale raccolta di rotoli aveva trasformato la capitale tolemaica in una sorta di laboratorio del sapere universale. Era un luogo in cui filologi, astronomi e matematici lavoravano fianco a fianco, convinti che il mondo potesse essere compreso una parola alla volta.
La leggenda vuole che le navi in sosta nel porto fossero obbligate a consegnare i propri manoscritti per essere copiati. I testi originali, dicono le fonti, finivano nella Biblioteca: un gesto che racconta meglio di qualunque cifra l’ambizione di quel progetto culturale. È difficile immaginare oggi il fruscio di centinaia di migliaia di rotoli custoditi sotto lo stesso tetto, o l’odore delle pergamene appena lavorate che accompagnava gli studiosi del Museo.
Eppure, di quel patrimonio immenso non rimane nulla. Solo un grande interrogativo: quando scomparve davvero la Biblioteca di Alessandria? Non esiste una risposta unica, e forse è proprio questa incertezza ad aver alimentato un mito lungo oltre duemila anni.
Biblioteca di Alessandria, una storia di fiamme, assedi e verità sovrapposte
Ricostruire la fine della Biblioteca significa attraversare secoli di conflitti, imperi in declino e testimonianze spesso contraddittorie. La versione più nota parla dell’incendio del 48 a.C., quando le truppe di Giulio Cesare, assediate nel porto, appiccarono un fuoco per bloccare la flotta egizia. Alcuni autori antichi riportano che le fiamme raggiunsero anche i depositi librari; altri tacciono del tutto sull’episodio. Il dettaglio più plausibile è che a bruciare furono magazzini vicini alla costa, non la biblioteca principale, che continuò a funzionare per decenni.
Strabone, infatti, racconta di aver studiato proprio lì, tra il 25 e il 20 a.C., mentre Claudio fece ampliare gli edifici nel I secolo. Una traccia che smentisce l’idea di una distruzione immediata e totale. Il vero declino sembra invece legato al III secolo d.C., quando le guerre che opposero Aureliano alla regina Zenobia devastarono il quartiere del Bruchion, sede della biblioteca maggiore.

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Il filo della storia si assottiglia ancora alla fine del IV secolo, quando l’editto di Teodosio I e la distruzione del Serapeo colpirono ciò che rimaneva dei centri culturali pagani. La Biblioteca potrebbe aver resistito, ma è certo che da quel momento la sua presenza svanisce dalle fonti ufficiali, lasciando spazio a ipotesi, silenzi e successive reinterpretazioni.
L’ultimo capitolo della leggenda, quello che attribuisce la distruzione finale alla conquista araba del 642, appare oggi il meno credibile. Gli storici moderni lo considerano un racconto costruito molto tempo dopo, utile più alla retorica politica che alla memoria dei fatti.
Il rogo che cancellò millenni di conoscenza: l’incendio della Biblioteca di Alessandria - misteriditalia.it






