Il caso di Pedro López, noto come il Mostro delle Ande, continua a suscitare inquietudine e interesse a distanza di decenni dai suoi crimini.
López è uno dei serial killer più prolifici della storia, responsabile di centinaia di omicidi, e la sua vicenda personale è segnata da traumi e comportamenti aberranti che hanno segnato la sua vita e quella delle sue vittime.
Le ultime informazioni disponibili confermano che, dopo essere stato rilasciato nel 1998, di lui non si hanno più notizie certe, alimentando un alone di mistero attorno alla sua figura.
La tragica infanzia e l’inizio della violenza: come nasce un serial killer
Pedro López nacque in Ecuador, ma la sua vita fu segnata sin dall’infanzia da episodi di grave violenza domestica. All’età di otto anni, sua madre lo scoprì mentre molestava la sorella minore, un evento che portò al suo allontanamento dalla famiglia. Dopo essere stato inizialmente cacciato di casa, López riuscì a tornare, ma la madre lo abbandonò nuovamente, questa volta a oltre 200 miglia di distanza, condannandolo a una vita da senzatetto e vagabondo.

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Questo isolamento e la mancanza di un adeguato supporto psicologico contribuirono a far emergere in López una personalità disturbata e pericolosa. Trasferitosi in Perù, iniziò la sua attività criminale con una serie di omicidi efferati. A differenza di molti serial killer che agiscono di notte, López preferiva uccidere durante il giorno, quando poteva osservare meglio le sue vittime nel momento del decesso, un dettaglio che testimonia la sua perversa ossessione per il controllo e la sofferenza altrui.
La violenza di López non si limitava all’atto dell’omicidio: spesso le vittime venivano prima violentate. Ciò che ha reso il suo caso particolarmente inquietante è il suo comportamento post-mortem. López trascorreva molto tempo con i cadaveri, compiendo azioni che sconfinano nella follia più estrema. Preparava da mangiare per i corpi delle sue vittime e “conversava” con loro, come se cercasse un contatto umano che nella vita reale non aveva mai avuto.
Le sepolture erano organizzate in piccoli gruppi di tre o quattro cadaveri, probabilmente per alleviare quella che lui percepiva come solitudine anche nell’aldilà. Questo aspetto ha spinto gli studiosi a considerare López non solo un assassino, ma anche un individuo con gravi disturbi psichici, incapace di stabilire rapporti umani normali.
Il Mostro delle Ande: l'uomo che parlava con i cadaveri
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