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Il delitto Montesi: il caso irrisolto che intrecciò potere, scandali e uno dei processi più discussi del dopoguerra

Caso MontesiIl delitto Montesi - (misteriditalia.it)

Il caso Montesi sconvolse l’Italia degli anni ’50 tra indagini controverse, scandali politici e processi mediatici

Wilma Montesi, giovane romana di 21 anni, trovata morta sulla spiaggia di Torvaianica l’11 aprile 1953, continua a rappresentare uno dei più celebri e intricati casi di cronaca nera italiana. Quel ritrovamento scatenò un vero e proprio terremoto mediatico e politico, coinvolgendo figure di spicco della Democrazia Cristiana e dando origine al primo delitto mediatico della Repubblica Italiana.

A distanza di oltre 70 anni, il mistero della morte di Wilma Montesi continua a stimolare interesse e dibattito, rappresentando un esempio emblematico di come cronaca, politica e media si intrecciarono nel primo grande scandalo postbellico italiano. Le incongruenze nelle indagini, le testimonianze ambigue e il coinvolgimento di personaggi influenti hanno contribuito a fare di questa vicenda un cold case per eccellenza, ancora oggi ricordato come un simbolo delle contraddizioni del potere e della giustizia.

Il caso Montesi

Era la vigilia di Pasqua del 1953 quando, sulla spiaggia di Torvaianica, venne rinvenuto da un operaio il corpo senza vita di Wilma Montesi. La giovane, descritta come una ragazza riservata, gentile e di modeste origini, era fidanzata con un agente di polizia e si preparava al matrimonio fissato per il Natale dello stesso anno. La sua morte rappresentò sin da subito un enigma: il corpo era parzialmente vestito, ma mancavano scarpe, gonna, calze, reggicalze e borsa.

Wilma Montesi

La giovane Wilma Montesi foto: Facebook @La Page Sombre – (misteriditalia.it)

Le prime perizie mediche attribuirono il decesso a una «sincope da pediluvio»: Wilma avrebbe cercato sollievo per una fastidiosa irritazione ai talloni immergendo i piedi in acqua, ma colpita da un malore, sarebbe annegata. Tuttavia, questa versione non convinse né la famiglia né la stampa, che avanzò dubbi sulla correttezza delle indagini, anche alla luce di evidenti incongruenze come la presenza di sabbia nelle parti intime della giovane, ritenuta da una seconda perizia compatibile con un tentativo di violenza sessuale.

Il caso Montesi si trasformò ben presto in uno scandalo politico. Tra i nomi più discussi emerse quello di Piero Piccioni, figlio di Attilio Piccioni, all’epoca vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri nonché figura di spicco della Democrazia Cristiana. Piero, noto musicista jazz sotto lo pseudonimo di Piero Morgan, venne al centro delle accuse a causa della sua presenza nelle indagini e delle indiscrezioni che lo collegavano a festini privati a base di sesso e droga nella zona di Capocotta, frequentati da esponenti dell’aristocrazia romana e figli di politici.

Il direttore del periodico scandalistico Attualità, Silvano Muto, pubblicò rivelazioni basate sulle testimonianze di Adriana Concetta Bisaccia, una giovane romana che affermò di aver preso parte a uno di questi festini con Wilma Montesi. Secondo la Bisaccia, la morte della giovane fu causata da un malore dovuto a un mix di droghe e alcol, e il corpo sarebbe stato poi trasportato sulla spiaggia per occultare la verità. Queste dichiarazioni scatenarono un’ondata di clamore, portando alle dimissioni di Attilio Piccioni nel settembre 1954 e all’arresto del figlio Piero con l’accusa di omicidio colposo e uso di stupefacenti.

Un altro personaggio chiave fu Maria Augusta Moneta Caglio Bessier d’Istria, soprannominata “il cigno nero”, che confermò la pista dei festini e fece pervenire un memoriale al ministro degli Interni Amintore Fanfani, contenente nomi eccellenti che avrebbero insabbiato la verità. La vicenda travolse la DC, alimentando sospetti di depistaggi e coperture orchestrate da alti funzionari, come il capo della polizia Tommaso Pavone.

Il 21 gennaio 1957 si aprì a Venezia il cosiddetto «processo del secolo» contro Piero Piccioni, il marchese Ugo Montagna e il questore Saverio Polito. Il processo, caratterizzato da testimonianze contraddittorie e ritrattazioni, vide anche la celebre attrice Alida Valli testimone a favore di Piccioni, confermando che il giovane si trovava con lei in un’altra località nella notte della morte di Wilma. Nonostante l’acceso dibattito mediatico e l’attenzione dell’opinione pubblica, la sentenza del 28 maggio 1957 assolse pienamente gli imputati, mentre gli accusatori Silvano Muto e Adriana Bisaccia vennero condannati per calunnia.

Tuttavia, il caso Montesi segnò drasticamente la carriera politica di Attilio Piccioni, che si dimise da tutte le cariche ufficiali e vide la sua immagine pubblica irrimediabilmente compromessa.

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