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Il caso di Ada Vallebona: incatenata e murata viva dall’ex. Una storia di ossessione d’amore

Cosa fa oggi Ada VallebonaIl caso di Ada Vallebona: incatenata e murata viva dall'ex . Una storia di ossessione d'amore misteriditalia.it

Il caso di Ada Vallebona pone l’accento sulla pericolosità dell’ossessione d’amore cieca, motivo, talvolta, di delitti efferati. 

Era l’estate del 1994 quando Ada Vallebona conobbe Mario Corradini, un giovane di 29 anni dal fascino instabile.

Tuttavia,  per Ada l’amore non sbocciò mentre per Mario, il loro incontro, si trasformò in un’ossessione crescente e pericolosa. Da qui prende il via una delle vicende criminali più inquietanti degli anni 90.

Il caso di Ada Vallebona: una storia di ossessione d’amore

Non accettando la fine della loro conoscenza, Corradini iniziò a perseguitare Ada con telefonate incessanti e attenzioni indesiderate, spingendo la giovane a cercare di allontanarsi. Il 2 giugno 1994, tornando a casa nel quartiere di Albaro, Ada fu aggredita da due uomini con caschi integrali che la immobilizzarono con violenza e la caricarono su un’auto.

Ada Vallebona è viva?

Il caso di una storia di ossessione d’amore-misteriditalia.it

Iniziò così un incubo: fu sequestrata e rinchiusa in una vecchia centralina Enel a Recco, incatenata e murata viva in uno spazio angusto e buio. La prigionia di Ada durò giorni, durante i quali rimase ferita e scioccata, senza luce ma con una piccola apertura per l’aria.

Nel frattempo, la famiglia Vallebona ricevette una richiesta di riscatto di tre miliardi di lire, con scadenza al 10 giugno. Il padre di Ada scelse di affidarsi alle Forze dell’Ordine, rifiutando di cedere al ricatto.

Le indagini della polizia si rivelarono complesse, ma grazie alle testimonianze delle amiche di Ada emerse il nome di Mario Corradini.

Quest’ultimo tentò inizialmente di costruirsi un alibi, sostenendo di essere stato a cena con la sorella Simonetta, la quale però, sotto pressione degli inquirenti, ammise di non averlo visto quella sera. Davanti all’evidenza, Corradini crollò e confessò il rapimento.

La polizia si trovò di fronte a un muro letterale: Ada era stata murata viva all’interno della centralina, in un ambiente privo di vie d’uscita. Un tentativo di abbattere la struttura sarebbe stato troppo pericoloso, ma un errore dei rapitori – un cunicolo lasciato aperto – permise agli agenti di accedere al nascondiglio e salvare Ada.

La giovane fu trovata in condizioni critiche, ma ancora viva, e venne immediatamente trasportata in ospedale. Al momento del risveglio, con voce tremante e labbra gonfie, Ada chiese subito conferma: “Mario? È stato Mario?”.

Insieme a Corradini, fu arrestato anche Nicolò Fortini, geometra e complice nel sequestro. Entrambi furono condannati per sequestro di persona e tentato omicidio, con pene esemplari.

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