Il mistero che avvolge il ritrovamento di ossa umane nel quartiere Magliana continua a suscitare inquietudine e interrogativi irrisolti.
Dal primo ritrovamento nel 2007, quando un incendio in un canneto ha portato alla luce quello che sembrava uno scheletro umano ordinatamente composto, si sono susseguite indagini, analisi genetiche e ricostruzioni forensi senza mai arrivare a una verità definitiva.
Il caso del cosiddetto collezionista di ossa resta uno degli enigmi più affascinanti della cronaca nera italiana, con sviluppi e ipotesi che si intrecciano tra passato e presente.
Il caso del collezionista di ossa: un mistero senza soluzione che sta inquietando il mondo
L’estate del 2007 fu segnata da un evento che sconvolse la comunità romana: durante l’intervento dei vigili del fuoco per domare un incendio in un canneto della Magliana, venne scoperto uno scheletro umano disposto in modo anomalo.

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Accanto a quel corpo composto da ossa, vi era un marsupio contenente documenti appartenenti a Libero Ricci, un uomo scomparso misteriosamente nel 2003. La scoperta sembrava chiudere un cerchio aperto da anni, ma ben presto emersero contraddizioni inquietanti.
Gli indumenti rinvenuti vicino allo scheletro non corrispondevano a quelli che Libero Ricci indossava il giorno della sua sparizione. I familiari chiesero quindi un esame del DNA, che rivelò qualcosa di sorprendente e inquietante: quelle ossa non appartenevano a una sola persona, né tantomeno a Libero Ricci.
Le analisi forensi confermarono la presenza di almeno cinque individui differenti – tre donne e due uomini – deceduti in epoche diverse, tra il 1986 e il 2006. La disposizione delle ossa era sorprendentemente accurata dal punto di vista anatomico.
Le ossa, infatti, non erano state abbandonate casualmente, ma erano state assemblate per ricostruire una figura umana completa, creando un vero e proprio mosaico macabro. Non si trattava inoltre di ossa provenienti da tombe, poiché mancavano le tracce tipiche di metalli usati nelle bare, né da laboratori o istituzioni scientifiche, escludendo così il furto da università o ospedali.
Gli investigatori esplorarono diverse ipotesi, ma nessuna pista si è dimostrata solida o convincente. L’unica certezza è che chi ha composto quel “corpo” possedeva una profonda conoscenza dell’anatomia umana, tempo a disposizione e un motivo ancora ignoto.
Tra le scoperte più rilevanti emerse dal lavoro degli esperti, vi è il profilo genetico di una donna identificata come F1, che condivide un raro marcatore genetico di origine ebraica con Libero Ricci, suggerendo un legame di parentela tra i due. Questo elemento ha aperto nuove piste, spingendo gli inquirenti a ricostruire l’albero genealogico della famiglia Ricci, senza però trovare indizi utili a identificare la donna o a chiarire il mistero.
Nel 2023, grazie all’intervento dell’antropologa forense Chantal Milani, è stata realizzata una ricostruzione 3D del volto di F1. Questa operazione ha suscitato nuove speranze di identificazione e di risposta da parte di chi potrebbe riconoscere quella figura, ma ad oggi nessuno ha fornito informazioni utili.
Il caso, quindi, rimane avvolto nell’ombra: la scomparsa di Libero Ricci e il ritrovamento delle ossa sono indissolubilmente legati, ma nessuna prova concreta conferma la presenza di Ricci tra quei resti. Il misterioso collezionista di ossa, che ha assemblato quel corpo composto da parti di più persone, continua a essere un enigma senza volto né movente.
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