Resta ancora avvolta nell’ombra una delle pagine più drammatiche e controverse della cronaca giudiziaria italiana, il massacro di Ponticelli.
Due bambine, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, rispettivamente di 7 e 10 anni, furono ritrovate brutalmente seviziate, vittime di violenze sessuali e infine uccise in circostanze che continuano a sollevare dubbi profondi sulla correttezza delle indagini e del processo.
La sera del 2 luglio 1983, Barbara e Nunzia uscirono di casa per incontrare un uomo soprannominato “Tarzan tutte lentiggini”, con cui avevano appuntamento per un giro in macchina. Un’altra bambina, Silvana Sasso, originariamente doveva unirsi a loro, ma fu fermata dalla nonna all’ultimo momento. Le due bambine furono viste per l’ultima volta da un’amica, Antonella Mastrillo, mentre si allontanavano a bordo di una Fiat 500 blu con un fanalino rotto e un cartello “vendesi”. Non fecero più ritorno a casa e i loro corpi vennero rinvenuti il giorno seguente nel greto del torrente Pollena, semi carbonizzati e ricoperti di ferite da arma da taglio e da punta.
L’autopsia confermò che avevano subito torture indicibili, ma l’orario stimato del delitto, tra le 19:45 e le 20:30, appare insufficiente per consentire tutte le operazioni che il massacro avrebbe richiesto, sollevando così il primo di molti quesiti irrisolti.
Dalle indagini emergono figure sospette, come quella del venditore ambulante Corrado Enrico, detto “Maciste”, noto per precedenti di molestie su minori e proprietario di un’auto con caratteristiche simili a quella vista quella sera. Sorprendentemente, nonostante le discrepanze e l’alibi non confermato dalla moglie, fu rilasciato e la sua vettura demolita senza sequestro.
Dopo la pressione della famiglia delle vittime e grazie alla testimonianza di Carmine Mastrillo, fratello di Antonella, furono arrestati tre giovani incensurati, Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo, tutti tra i 19 e i 21 anni. In seguito, due amici furono accusati di favoreggiamento. Tuttavia, anche altre piste, come quella di un ragazzo di nome Vincenzo Esposito, furono archiviate senza approfondimenti.
Il processo, basato su prove fragili e testimonianze controverse, portò alla condanna all’ergastolo dei tre giovani, senza che venissero mai trovate tracce biologiche delle vittime nelle loro automobili né testimonianze certe del loro coinvolgimento diretto. Nonostante ciò, le condanne furono confermate in tutti e tre i gradi di giudizio.
La battaglia per la revisione del processo
Dopo 27 anni trascorsi nel carcere di massima sicurezza di Spoleto, i tre furono liberati nel 2010 per buona condotta, ma continuarono a proclamarsi innocenti, chiedendo senza successo la revisione del processo per ben tre volte. Oggi, reinseriti nella società, con famiglie e figli, non hanno mai abbandonato la lotta per vedere riconosciuta la loro innocenza.
Nel 2022, la Commissione antimafia ha votato all’unanimità per approfondire le infiltrazioni camorriste che potrebbero aver inquinato le indagini, aprendo nuovi spiragli su una possibile revisione. L’ex giudice antimafia Ferdinando Imposimato è stato tra i sostenitori della necessità di rivedere la sentenza, sottolineando come questo caso rappresenti uno dei più gravi errori giudiziari italiani.

Documenti e nuovi approfondimenti(www.misteriditalia.it)
L’interesse mediatico e giudiziario è stato rilanciato dall’inchiesta giornalistica condotta da Giulio Golia e Francesca Di Stefano, rispettivamente inviato e autrice del programma televisivo Le Iene, i quali hanno analizzato centinaia di verbali, interrogato testimoni, investigatori e magistrati coinvolti. Dal loro lavoro è nato il libro “Mostri di Ponticelli. O vittime di un enorme errore giudiziario?”, edito da Piemme nel giugno 2024 con la prefazione di Roberto Saviano.
Il volume racconta con rigore il percorso giudiziario e investigativo, mettendo in luce le lacune e le anomalie di un procedimento che, a distanza di decenni, continua a dividere l’opinione pubblica e a generare dubbi sulla responsabilità dei condannati.
In parallelo, nel giugno 2024 è stato pubblicato anche un podcast diviso in due parti dal titolo “Indagini”, realizzato dal quotidiano online Il Post, che approfondisce ulteriormente la vicenda e il contesto giudiziario.
Il caso e la vicenda giudiziaria (www.misteriditalia.it) 






