Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, l’Italia fu sconvolta da una serie di crimini efferati firmati sotto lo pseudonimo di Ludwig, un nome che celava le identità di Wolfgang Abel e Marco Furlan.
Wolfgang Abel e Marco Furlan si incontrarono a Verona, città in cui si trasferirono per motivi di studio. Abel, nato a Monaco di Baviera nel 1959, mostrò segni di schizofrenia paranoide dopo la morte traumatica della sorella minore, evento che trasformò la sua personalità da socievole a cupa e ossessionata dalla morte.
Furlan, nato a Padova nel 1956, proveniva da un ambiente familiare molto religioso e mostrava un carattere risoluto e calcolatore. Il loro operato si inserisce in un periodo storico segnato da forti tensioni politiche e sociali, gli anni di piombo, contraddistinti da scontri ideologici tra estremisti di destra e sinistra.
La genesi di Ludwig: ideologia e contesto sociale
Entrambi i giovani assorbirono e fecero proprio un fanatismo neonazista, ispirandosi al pensiero di Hitler e al concetto di “Lebensraum”, che giustificava la purificazione etnica e sociale per creare un ordine “puro” e “perfetto”. La loro missione criminale, dunque, non era casuale, ma frutto di una distorta visione manichea della realtà che li portò a selezionare come bersagli omosessuali, prostituti, senzatetto, e persone considerate “deviate” dalla loro morale distorta.

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Tra il 1977 e il 1984, i crimini attribuiti a Ludwig causarono almeno 28 morti e oltre 70 feriti, anche se le vittime ufficiali riconosciute sono meno numerose. Il loro modus operandi era caratterizzato da atti estremamente violenti e spietati, spesso accompagnati da incendi dolosi, attacchi con armi da taglio e strumenti contundenti. Le loro azioni furono accompagnate da volantini e messaggi che rivendicavano i delitti con toni neonazisti, volti a seminare terrore e a riaffermare la propria ideologia.
L’arresto definitivo dei due avvenne il 4 marzo 1984 a Mantova, mentre stavano per dare fuoco a un locale. Sottoposti a perizie psichiatriche, entrambi furono dichiarati affetti da infermità mentale e condannati a 30 anni di reclusione. Marco Furlan è oggi libero, mentre Wolfgang Abel è deceduto nel 2021 per cause naturali.
L’analisi del profilo criminale di Abel e Furlan porta alla luce una complessa interazione tra fattori personali, psicologici e ideologici. Entrambi provenivano da contesti familiari agiati e socialmente rispettabili, aspetto che inizialmente li rese meno sospetti agli occhi delle autorità. La loro elevata intelligenza e l’accesso a un’istruzione superiore alimentarono un senso di superiorità che si tradusse in un fanatismo estremo, giustificato come una “missione” di “purificazione” sociale.
Il loro agire si fondava su una visione manichea della realtà, che divideva il mondo in categorie di bene e male secondo i loro parametri distorti. La violenza era usata come strumento di giustizia divina e come mezzo per affermare un moralismo estremo e suprematista. Il loro legame di coppia, caratterizzato da una forte co-dipendenza, vedeva Abel come leader carismatico e Furlan come esecutore, creando un equilibrio perverso che permise loro di agire con freddezza e senza rimorsi.
I Ludwig: la coppia neonazista che uccideva e torturava per ideologia
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