I Misteri

La donna che trasformava i cadaveri in sapone: la Saponificatrice di Correggio che terrorizzò l’Italia

La sua vicenda, che ha segnato la cronaca nera italiana con un modus operandi macabro e unico, ha ispirato numerose opere cinematograficheLa vita e le origini di una donna controversa(www.misteriditalia.it)

La storia di Leonarda Cianciulli, tristemente nota come la saponificatrice di Correggio, continua a suscitare interesse e dibattito.

La sua vicenda, che ha segnato la cronaca nera italiana con un modus operandi macabro e unico, ha ispirato numerose opere cinematografiche, teatrali e letterarie, e offre ancora oggi spunti di riflessione sulla complessità della mente criminale.

Nata a Montella il 18 aprile 1894, Leonarda Vincenza Giuseppa Cianciulli proveniva da una famiglia numerosa e travagliata. Fu l’ultima di sei figli, figlia di Mariano Cianciulli e di Serafina Marano, una vedova che aveva sposato in seconde nozze. La sua infanzia fu segnata da episodi di epilessia e da un rapporto conflittuale con la madre, che secondo il suo stesso racconto le avrebbe lanciato una maledizione in punto di morte. Nonostante l’istruzione limitata, con solo tre anni di scuola elementare, Leonarda sviluppò un forte interesse per la magia, lo spiritismo e la chiromanzia, strumenti che avrebbe usato poi per giustificare le sue azioni.

Nel 1917 sposò Raffaele Pansardi, un impiegato del catasto, contro il volere della sua famiglia. La coppia si trasferì in varie località, fino a stabilirsi a Correggio nel 1930, dopo il terremoto del Vulture che aveva colpito la loro regione d’origine. Qui, Leonarda divenne nota come una donna eccentrica ma rispettata, madre attenta e fervente sostenitrice del regime fascista, nonostante il suo passato burrascoso e i precedenti penali per furto e minacce.

Gli omicidi e il macabro rituale della saponificazione

Tra il 1939 e il 1940, Leonarda Cianciulli uccise tre donne sole, con le quali aveva instaurato un rapporto di fiducia. Le vittime – Ermelinda Faustina Setti, Francesca Clementina Soavi e Virginia Cacioppo, quest’ultima ex soprano di successo – furono attirate con promesse di lavoro o matrimoni, poi assassinate e i loro corpi sciolti in un pentolone di soda caustica, seguendo un metodo ispirato alla produzione del sapone.

Il processo di saponificazione consisteva nel sezionare i cadaveri e bollirli con soda caustica a temperature elevate fino a ottenere una poltiglia scura, che veniva poi dispersa o trasformata in saponette da regalare ad amici e vicini. Il sangue coagulato delle vittime veniva essiccato e impastato con farina, zucchero, latte e cioccolato per preparare dolci somministrati ai figli di Leonarda, nella speranza di proteggerli dalla morte, secondo una visione magica che la portava a identificarsi con la dea Teti, protettrice dei figli.

L’arresto avvenne nel 1941 dopo la denuncia di una parente di una delle sparite e le indagini condotte dal commissario Serrao. Nonostante all’inizio Leonarda negasse le accuse, la scoperta di resti umani nella sua abitazione e la confessione integrale portarono alla sua condanna per triplice omicidio, distruzione di cadavere e furto aggravato.

Il processo, aperto nel giugno 1946 a Reggio Emilia, fu caratterizzato dalla dichiarazione di infermità mentale parziale di Leonarda

Il processo, la condanna e il lascito culturale(www.misteriditalia.it)

Il processo, aperto nel giugno 1946 a Reggio Emilia, fu caratterizzato dalla dichiarazione di infermità mentale parziale di Leonarda, basata sulla perizia del professor Filippo Saporito, celebre psichiatra dell’epoca. Tale valutazione permise di ridurre la pena da trent’anni a ventiquattro, ma la donna fu destinata al ricovero in un ospedale psichiatrico criminale dove trascorse il resto della vita, morendo nel 1970 nel manicomio di Pozzuoli.

Il caso di Leonarda Cianciulli ha assunto nel tempo una dimensione quasi mitologica, alimentata anche dalla pubblicazione del suo memoriale Confessioni di un’anima amareggiata, che però ha suscitato dubbi circa la sua autenticità, presumibilmente scritto con l’aiuto dei suoi avvocati per attenuare la sua posizione giudiziaria.

Dal punto di vista criminologico, studi recenti hanno evidenziato come la donna soffrisse di disturbi di personalità multipli, tra cui tratti istrionici, narcisistici e paranoidi, che si intrecciavano con un profondo senso di colpa e un’ossessione per la protezione dei suoi figli superstiti. L’identificazione con figure mitologiche e la convinzione nella magia rappresentavano meccanismi psicologici per giustificare i suoi atti atroci.

Gli strumenti utilizzati da Leonarda per i suoi delitti sono conservati dal 1949 nel Museo Criminologico di Roma, dove rappresentano un monito e un elemento di studio per la criminologia e la psichiatria forense.

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