Tra mito e leggenda e spedizioni avvenute nei secoli: è esistita davvero una città di El Dorado? Il mistero che affascina ancora oggi.
Il mito di El Dorado continua a esercitare un fascino irresistibile, trascendendo i secoli e alimentando ricerche e spedizioni tra i più impenetrabili angoli della giungla amazzonica.
Originariamente concepito come un capo tribù o re coperto d’oro, il simbolo di El Dorado si è trasformato nel tempo in un regno, una città, e infine un impero nascosto, custode di ricchezze immense e antiche conoscenze esoteriche. Oggi, dopo continue esplorazioni e studi archeologici, la leggenda si arricchisce di nuove ipotesi e scoperte scientifiche, mantenendo vivo il dibattito tra mito e realtà.
Le origini del mito e le prime esplorazioni
Il termine El Dorado, abbreviazione spagnola di El indio Dorado, nasce nel XVI secolo per definire il capo tribù del popolo Muisca, nell’altopiano cundiboyacense in Colombia. Secondo la tradizione, questo sovrano si cospargeva di polvere d’oro e si immergeva nella laguna di Guatavita come rito iniziatico. Nel corso dei decenni, la figura si è trasformata da uomo a città, fino a divenire un simbolo di un regno favoloso ricco d’oro, situato oltre il mondo conosciuto e associato a una sorta di paradiso terrestre.
Le spedizioni europee, spinte dalla sete di ricchezza, si sono avventurate in territori oggi corrispondenti a Colombia, Venezuela, Guyana e Brasile settentrionale. La ricerca di El Dorado ha segnato la cartografia del Sud America settentrionale, includendo la scoperta del Rio delle Amazzoni. Anche se all’inizio del XIX secolo il mito venne relegato a mera leggenda, diverse ricerche archeologiche e geografiche moderne continuano a investigare le sue possibili radici storiche.
Tra i primi esploratori, Sebastiano Caboto nel 1525 e il governatore Ambrosius Ehinger, noto come Dalfinger, furono protagonisti di spedizioni nelle regioni venezuelane e colombiane, alla ricerca di città d’oro come la leggendaria Ciudad de los Cesares. Le spedizioni, spesso drammatiche e segnate da numerose perdite, non portarono a scoperte concrete, ma arricchirono le conoscenze sui popoli indigeni e i territori inesplorati.
Nel corso degli anni Trenta del Cinquecento, figure come Georg von Speyer e Philipp von Hutten guidarono grandi spedizioni nell’entroterra venezuelano e colombiano, attraversando fiumi e foreste pluviali. La loro ricerca coincise con quella di altri conquistadores spagnoli come Gonzalo Jiménez de Quesada, che nel 1539 fondò la città di Bogotá, e Sebastián de Belalcázar. Quest’ultimo coniò il termine El Dorado per descrivere il capo indigeno ritualisticamente coperto d’oro.
Le popolazioni Chibcha, da cui deriva la leggenda, non possedevano oro in quantità proprie, ma lo acquisivano tramite scambi commerciali con altri gruppi. Ciò alimentò la confusione degli europei, convinti di dover cercare una terra ancora più ricca. I Chibcha erano invece proprietari di miniere di sale e di smeraldi, risorsa preziosa e unica nel continente americano.

El Dorado il mito che affascina ancora oggi – Misteriditalia.it
Nel XX secolo la leggenda di El Dorado ha continuato a stimolare esploratori e archeologi. L’inglese Percy Fawcett si spinse nel 1925 nella selva del Mato Grosso in Brasile alla ricerca della cosiddetta “città perduta di Z”, scomparendo misteriosamente insieme al figlio durante una seconda spedizione. Negli anni ’70, il libro La cronaca di Akakor di Karl Brugger ha rilanciato l’attenzione sul mito e sulle possibili città sotterranee nascoste nella foresta.
Recentemente, studi archeologici e geofisici hanno individuato una serie di geoglifi al confine tra Brasile e Bolivia, che alcuni ricercatori ipotizzano possano essere i resti di antichi insediamenti legati al mito di El Dorado. Inoltre, l’archeologo venezuelano Jose Miguel Perez-Gomez ha guidato dal 2007 spedizioni nella giungla del sud-est del Venezuela, alla ricerca del leggendario Lago Parime, un elemento ricorrente nelle antiche mappe e nelle narrazioni legate a El Dorado.
Nel 2001 la scoperta di una lettera del missionario gesuita Andrea Lopez negli archivi della Compagnia di Gesù ha acceso nuove speranze: nel documento si parla di una città ricca chiamata Paititi, nascosta nella giungla a pochi giorni da Cusco, forse vera origine del mito. Si ipotizza che la Santa Sede abbia mantenuto segreta l’informazione per prevenire una corsa sfrenata all’oro e una possibile crisi sociale.
Le spedizioni di archeologi come Jacek Palkiewicz nel 2002 e Gregory Deyermenjian nel 2006 hanno esplorato la selva peruviana e le terre di Pantiacolla, raccogliendo dati che continuano a alimentare ipotesi sull’esistenza di più città d’oro, situate in diverse aree tra le Ande centro-settentrionali e perfino nello Yucatan.
Il mito di El Dorado ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura mondiale, ispirando innumerevoli opere letterarie e cinematografiche. Figure leggendarie come Sir Walter Raleigh, che nel XVI secolo guidò spedizioni in Venezuela alla ricerca della città, contribuirono a diffondere la fama di questa chimera, sebbene senza trovare alcuna prova concreta.
L’epopea di El Dorado rappresenta non solo la ricerca di ricchezze materiali ma anche un simbolo di avventura, esplorazione e la tensione tra mito e realtà. Le continue ricerche archeologiche e le nuove tecnologie di analisi satellitare promettono di svelare ulteriori dettagli, mantenendo viva la fascinazione per questo mistero senza tempo.
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