Il mistero che avvolge il ritratto di una giovane donna di Gustav Klimt, torna a vivere grazie al romanzo di Gabriele Dadati.
La vera storia del capolavoro ritrovato (Baldini+Castoldi, 2020). L’opera, trafugata nel 1997 dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, ha fatto parlare di sé anche dopo il suo inspiegabile ritorno nel 2020, dopo oltre vent’anni di assenza. Il romanzo intreccia la storia artistica e i segreti di Klimt con le vicende legate al furto, offrendo un’intensa chiave di lettura che unisce arte, cronaca e sentimento.
Il quadro, conservato nelle collezioni Ricci Oddi dal 1925 con il titolo Ritratto di signora, è un ritratto doppio di una giovane donna dipinto da Klimt in due diverse versioni. La prima, risalente al 1910 circa, fu scoperta sotto la pellicola pittorica grazie all’intuizione di una studentessa, e rappresenta un Ritratto di ragazza considerato perduto. Questo primo lavoro, esposto nel 1912 e documentato solo da un’illustrazione, è poi stato rielaborato in un’opera più asciutta, caratterizzata dalla mancanza dell’avvolgente cappello che adornava il volto della modella nella versione originale.
L’autenticità del dipinto, dopo il ritrovamento nel novembre 2020, è stata confermata da indagini approfondite. Tuttavia, rimangono ignote le motivazioni estetiche che spinsero Klimt a rielaborare il quadro. Da questa incertezza nasce la narrazione di Dadati, che affronta il furto in chiave sentimentale, scavando nel rapporto tra il pittore e la sua modella, e consegnandoci un ritratto intimo e umano dell’artista, ben diverso dalla fastosa mitologia che spesso circonda la sua figura.
Gustav Klimt: un artista tormentato tra donne e arte
Gustav Klimt (1862-1918), pioniere della Secessione Viennese, è celebre per la sua ossessiva celebrazione della bellezza femminile, raffinata in capolavori come il Ritratto di Adele Bloch-Bauer o Il bacio. Tuttavia, il romanzo di Dadati propone un Klimt più vulnerabile e distaccato, segnato da una profonda difficoltà nell’instaurare legami affettivi con le donne che ritraeva. Il pittore, infatti, si accompagnava spesso a modelle di alta società, mantenendo però con loro una distanza emotiva.
Secondo Dadati, il timore di Klimt verso le donne emerge come un tema ricorrente: «Da una parte ci sono le donne, dall’altra lui, in mezzo la tela che sta dipingendo». Questa interpretazione psicologica del pittore viennese contribuisce a spiegare le trasformazioni stilistiche tra le due versioni del ritratto e suggerisce che l’artista riversasse nella tela le sue tensioni personali.

Il ritorno del capolavoro e il valore pubblico dell’arte(www.misteriditalia.it)
Il ritrovamento del Ritratto di signora nel 2020 ha rappresentato una sorta di risarcimento per la comunità artistica e gli appassionati, feriti dalla lunga assenza dell’opera. Stefano Fugazza, direttore della Galleria Ricci Oddi al momento del furto e figura chiave nella vicenda, è stato un punto di riferimento per Dadati nella costruzione del racconto.
Per Dadati, la ricomparsa del quadro è «un medicamento, una ricompensa alla sua memoria e naturalmente lo è anche per la comunità ferita degli appassionati d’arte perché come tutte le opere pubbliche questo Klimt è di tutti ed è il momento di riabbracciarlo». Il ritorno del dipinto nelle sale della Galleria di Piacenza, dopo le accurate verifiche di autenticità, ha rappresentato un momento di grande rilevanza culturale, sottolineando il valore imprescindibile dell’arte come bene collettivo e simbolo di identità storica.
Il romanzo di Dadati, attraverso la ricostruzione del percorso del quadro e la riflessione sul rapporto umano tra artista e modella, contribuisce a mantenere viva l’attenzione su una delle figure più complesse e affascinanti della storia dell’arte moderna, rendendo accessibile al grande pubblico un episodio drammatico e misterioso, ma anche ricco di poesia e umanità.
Il ritratto e il furto: tra realtà e invenzione narrativa (www.misteriditalia.it)











