Aurelia Laurenti, giovane madre di 32 anni, è stata uccisa dall’ex compagno Giuseppe Forciniti nella loro abitazione di Roveredo in Piano.
Il delitto, avvenuto il 25 novembre 2020, proprio in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è una dolorosa ferita.
A distanza di oltre cinque anni, emergono nuovi elementi che confermano la gravità della situazione e la necessità di un impegno costante nella prevenzione e nel sostegno alle vittime.
Il delitto di Aurelia Laurenti, tragicamente uccisa dall’ex compagno per gelosia
Aurelia Laurenti e Giuseppe Mario Forciniti si erano conosciuti da giovani durante una vacanza in Calabria, instaurando un legame che sarebbe durato oltre un decennio. Dopo anni di relazione a distanza, decisero di convivere in Friuli, dove costruirono una famiglia e ebbero due figli, oggi affidati ai nonni materni a seguito della tragedia. Lui, infermiere presso l’ospedale di Pordenone, e lei, dedita principalmente alla cura dei bambini, sembravano formare una coppia stabile agli occhi della comunità.

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Tuttavia, dietro questa apparenza di normalità si celavano profonde difficoltà. Negli ultimi mesi prima del delitto, la scoperta di un tradimento da parte di Aurelia fece precipitare la situazione. La donna, dopo aver trovato messaggi compromettenti sul telefono del compagno, decise di interrompere la convivenza, scelta che Forciniti non riuscì ad accettare. Il clima domestico si fece sempre più teso, con continui contrasti che sfociarono nella tragedia del 25 novembre 2020.
La sera in cui Aurelia perse la vita, i due figli piccoli erano in casa. Forciniti la colpì con almeno 20 coltellate, principalmente al volto e al collo, in un gesto di estrema violenza e gelosia. Subito dopo l’aggressione, l’uomo si presentò in Questura, macchiato di sangue, e inizialmente raccontò una versione falsa, sostenendo di aver affrontato un ladro. Tuttavia, la sua menzogna durò poco: poco dopo confessò l’omicidio.
Il procuratore di Pordenone in seguito ipotizzò una premeditazione dell’aggressione, sebbene questa accusa sia stata poi esclusa nel corso del processo. L’intera comunità rimase sconvolta da questa tragedia, aggravata dalla circostanza che si fosse consumata proprio nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne.
Il processo si concluse con la condanna di Giuseppe Forciniti a 24 anni di carcere per omicidio volontario aggravato. La pena, inizialmente richiesta in ergastolo dall’accusa, fu ridotta a 22 anni in appello. Durante il procedimento, l’imputato tentò di giustificare il proprio gesto sostenendo che Aurelia si fosse scagliata per prima contro di lui, ma la Corte d’Assise rigettò questa versione, confermando la responsabilità esclusiva di Forciniti.
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