Poche figure attraversano i secoli con la stessa forza e continuità del fantasma. Prima ancora che il termine “spettro” entrasse nei dizionari, l’essere umano aveva già immaginato presenze che si muovono tra il visibile e l’invisibile.
Ogni società ha interpretato a suo modo questi spiriti, trasformandoli in messaggeri, moniti, punizioni o simboli di legami mai spezzati. La loro persistenza nella cultura globale non racconta soltanto il bisogno di spiegare l’ignoto, ma anche il modo in cui le comunità affrontano il lutto, ricordano i morti e organizzano la vita collettiva.
Nel mondo greco-romano, i fantasmi erano spesso anime che non avevano trovato pace: persone morte in modo violento o prive di sepoltura, costrette a tornare tra i vivi per chiedere giustizia o rituali riparatori. Le ombre dell’Ade, o i lemures e i larvae, erano presenze che ricordavano ai mortali l’importanza della memoria e dei riti funebri.
Con il diffondersi del cristianesimo, l’immagine dello spettro mutò radicalmente. Gli spiriti non erano più considerati semplici anime erranti, ma creature sospese tra Terra e Paradiso, spesso legate al Purgatorio. I racconti medievali abbondano di apparizioni a monaci e fedeli: anime penitenti che chiedevano preghiere, indulgenze o intercessioni per ottenere la salvezza eterna.

Storia degli spiriti e dei fantasmi (Misteriditalia.it)
Le tradizioni dell’Estremo Oriente
In Cina e Giappone, dove il culto degli antenati ha un ruolo centrale, i fantasmi occupano uno spazio ben definito nelle credenze popolari. Il “Festival dei Fantasmi Affamati” cinese celebra il ritorno temporaneo dei defunti, che vengono nutriti e onorati per evitare che diventino spiriti inquieti. Gli Egui rappresentano infatti anime dimenticate, condannate a vagare.
In Giappone, gli yūrei sono figure profondamente radicate nell’arte, nel teatro kabuki e nelle leggende. Molti racconti parlano di spiriti incapaci di abbandonare il mondo terreno a causa di emozioni intense, spesso legate alla vendetta o al dolore, come nella storia di Okiku.
Tra gli Yoruba, gli egungun sono spiriti degli antenati che assumono un ruolo protettivo e regolatore: attraverso rituali e danze, riaffermano l’ordine sociale e puniscono chi viola le norme collettive.
Nella cultura Māori, i wairua mantengono un legame continuo con i vivi, influenzandone salute e destino. Il concetto di tapu, che protegge ossa e luoghi sacri, garantisce equilibrio e rispetto tra i due mondi.
Il folklore contemporaneo distingue tra fantasmi residui, che ripetono azioni passate come un’eco del tempo; fantasmi interattivi, consapevoli e comunicativi; e poltergeist, associati a rumori, spostamenti di oggetti e fenomeni spesso interpretati come energie psichiche.
Celebri sono gli spiriti di Anna Bolena o di Banquo in Shakespeare, figure che continuano ad alimentare racconti e immaginario. Pur prive di fondamento scientifico, queste apparizioni dimostrano quanto il fantasma resti un simbolo universale, capace di riflettere paure, memorie e valori delle società umane.
Spiriti e Fantasmi










